La paura è un istinto recondito, potente e incontrollabile. Prende possesso del nostro corpo e ci impedisce di reagire, ci pietrifica ed è in grado di spingere le persone ad agire nei modi più disparati. Di compiere atti che non avrebbero mai pensato di eseguire. Ma la paura è anche incredibilmente personale. Estremamente soggettiva, cambiando da caso a caso, da soggetto a soggetto. Il genere horror, nel cinema come in qualsiasi altro ambito dell’intrattenimento, ha sempre poggiato le sue solide basi sulla paura, sul terrore e lo spavento. I primi film nella storia della settima arte non li si definisce spaventosi al giorno d’oggi, ma nel 1920 la visione di Nosferatu Il Vampiro e Il Gabinetto del Dottor Caligari risultò sconvolgente. Era iniziato un percorso che ci avrebbe portati a musica carica di tensione, a sequenze gore e splatter in cui il sangue abbonda e ai funzionali, ma spesso abusati, jumpscare.
Tuttavia gli horror hanno anche sofferto di quel grosso problema citato poc’anzi. La soggettività. “I film horror dovrebbero fare paura“, si sente dire molto spesso. “Questa pellicola non è davvero un horror, non fa paura” ma, come detto, lo spavento è un qualcosa di incredibilmente personale. I lungometraggi legati a uno dei generi più fortunati e longevi di sempre non vogliono solo incutere timore, ma angosciare. Non solo con lo spavento fine a se stesso, ma con una serie interminabile di stilemi. Non staremo qui a soffermarci eccessivamente nello spiegare ogni sfaccettatura e sottogenere, ma era necessario specificare che la classifica di seguito è, per l’appunto, personale e soggettiva. Cosa non ci fa dormire la notte? Cosa tormenta i nostri sogni? O quelli della maggior parte degli spettatori. Perciò ecco quelli che sono, secondo noi, i 13 film horror più spaventosi di sempre.
1. Shining (1980)
Shining è, secondo noi, il film horror più spaventoso di sempre. A distanza di ben quarantaquattro anni dalla sua uscita nelle sale, rimane attuale e ha tutto ciò che serve per terrorizzare, ancora oggi, uno spettatore. Questo perché la sceneggiatura, scritta da Stanley Kubrick
e Diane Johnson, pesca a piene mani dall’opera Il Perturbante di Freud, che racchiude tutto ciò che possa turbare lo spirito umano, secondo lo psicoanalista austriaco. Kubrick traspose lo scritto su schermo, creando sia scene horror più classiche, come le cascate di sangue che appaiono davanti agli ascensori o l’inseguimento di Jack con l’ascia, sia momenti di puro terrore, dovuti proprio allo studio del turbamento psicologico, evidente, per esempio, dall’ordine perfetto (al limite del maniacale) dell’hotel, in contrasto con ciò che vi accade.
Shining, uno dei cult del cinema diretti da Stanley Kubrick, sulla base dell’omonimo romanzo di Stephen King (che non lo ha apprezzato), vede come protagonista Jack Torrance, interpretato magistralmente da Jack Nicholson, uno scrittore che accetta il lavoro di custode invernale di un albergo isolato tra le montagne, l’Overlook Hotel (la struttura, qualche mese fa, ha rischiato di essere distrutta da un’incendio). Con lui, si trasferiscono la moglie Wendy, impersonata da Shelley Duvall, recentemente scomparsa, e il figlioletto Danny (Danny Lloyd), che ha poteri extrasensoriali chiamati, appunto, “shining” e particolari visioni. Con il passare del tempo, Jack inizia a perdere la ragione, influenzato dalle forze oscure che governano l’hotel.
2. L’Esorcista (1973)
L’esorcista fu diretto da William Friedkin, uno dei grandi innovatori della New Hollywood, nel 1973. Nonostante la trama apparentemente semplice, è un film che ha segnato intere generazioni ed è in grado di terrorizzare ancora oggi. La protagonista è Regan MacNeil, interpretata da Linda Blair, che compare nel sequel nel ruolo originale, quello di una ragazza di dodici anni che sembra essere posseduta da un’entità demoniaca. Sua madre Chris, il cui ruolo è stato ricoperto da Ellen Burstyn, anche lei di nuovo nel franchise, cerca aiuto, e dopo molti tentativi, si rivolge a Padre Karras, (Jason Miller), e Padre Merrin (Max von Sydow) per effettuare un esorcismo.
Il lungometraggio, celebre anche per le dicerie circa il suo essere maledetto, fu uno dei primi horror ad aver fatto fuggire gli spettatori dalla sala e far vomitare i coraggiosi che continuarono la visione. Gli effetti speciali avranno sicuramente colpito il pubblico dell’epoca, ma restano terrificanti anche oggi, considerando che non è stato fatto ricorso alla CGI neanche per la celeberrima scena in cui la protagonista ruota il collo di 360° o quella, indimenticabile, in cui scende le scale. Il film tocca il tema del contrasto fra il bene e il male attraverso la storia di una ragazzina che si sente abbandonata dai genitori. La colonna sonora disturbante accompagna il pubblico in un climax di orrore. Il tema della possessione demoniaca è particolarmente efficace poiché risveglia la paura primordiale di non poter controllare il proprio corpo. In quest’opera, inoltre, ci si trova a temere qualcosa che viene considerato solitamente innocente, ovvero una bambina.
3. Nightmare – Dal Profondo Della Notte (1984)
Nightmare – Dal prodondo della notte è stato diretto, nel 1984, da Wes Craven, compianto cineasta al quale è stato dedicato un libro. L’attrice Heather Langenkamp, nei panni della protagonista Nancy Thompson, viene perseguitata da uno dei serial killer più famosi della storia del cinema, Freddy Krueger, interpretato indimenticabilmente da Robert Englund, punto di riferimento dell’intera saga. Krueger non uccide nel mondo reale, ma invade i sogni delle sue vittime mettendo fine alle loro vite proprio mentre stanno dormendo. Man mano che i suoi amici iniziano a morire, Nancy si rende conto che l’unico modo per fermarlo è affrontarlo nei suoi sogni.
Nightmare – Dal profondo della notte è il primo capitolo di una delle saghe più celebri del cinema, in cui vediamo una delle icone horror più spaventose di sempre. Naturalmente, l’aspetto del killer è ciò che potrebbe terrorizzarci a primo impatto, in virtù di caratteristiche iconiche come la pelle del viso completamente ustionata e il guanto con le lame che, con il loro fastidioso stridìo, fanno presagire il lento e inesorabile avvicinamento di Freddy alla vittima. L’elemento che maggiormente spaventa, tuttavia, è l’essere attaccati in un momento della nostra quotidianità in cui siamo totalmente vulnerabili, ovvero quello in cui stiamo dormendo. Entrando nel subconscio, Freddy viene a conoscenza delle paure più oscure della sua vittima e le trasforma in una realtà onirica, in cui lui è pronto ad uccidere. Una pellicola che vi farà temere di addormentarvi, ossessionandovi con il pensiero: “E se Freddy non fosse solo il personaggio di un film?” Se siete pronti a correre il rischio, questo è il film che fa per voi.
4. Non Aprite Quella Porta (1974)
Non aprite quella porta, diretto da Tobe Hooper nel 1974, prende ispirazione dai crimini reali commessi da Ed Gein, la cui figura verrà esplorata nella terza stagione della serie Netflix Monster. Il film segue la storia di un gruppo di giovani amici, tra cui Sally Hardesty, interpretata da Marilyn Burns, che decidono di fare una vacanza in Texas per visitare la casa di famiglia di una delle ragazze del gruppo. Durante il viaggio, però, i giovani hanno un problema con l’auto e chiedono aiuto ad un’apparentemente innocua famiglia, scoprendo solo dopo che in realtà sia composta da feroci cannibali. Tra i suoi membri è anche presente l’inquietante Leatherface (nella leggendaria interpretazione di Gunnar Hansen), chiamato così perché indossa una maschera fatta di pelle umana per nascondere la sua deformazione. I ragazzi vengono catturati e torturati fino alla morte, mentre la final girl cerca di lottare per la sua sopravvivenza.
Non aprite quella porta mette in scena una violenza talmente cruda da risultare quasi reale e lo fa attraverso una fotografia grezza che incrementa il senso di oppressione e fa sentire lo spettatore in trappola insieme ai protagonisti. L’aspetto estetico della casa in decadenza riflette le caratteristiche dei suoi abitanti, abbandonati a loro stessi e lontani dalla civiltà, tanto da arrivare a nutrirsi di carne umana. Le vicende sono liberamente ispirate a crimini veri che influenzano lo sguardo del pubblico, il quale sa di non assistere a un’opera totalmente inventata. Il lungometraggio esce in un momento in cui, in America, era particolarmente vivo il fenomeno dell’omicidio seriale e nel quale i notiziari non facevano altro che riportare agghiaccianti casi di cronaca nera. Lo scopo di Hooper, con questo capostipite del genere slasher, era proprio quello di far breccia nella sensibilità dello spettatore di quell’epoca. E ci è riuscito.
5. Scream (1996)
Rimaniamo sul genere slasher con Scream, un’opera che è stata in grado di leggere la società del suo tempo, diretto nel 1996 da Wes Craven che ne rivoluzionò i cliché. La trama segue, ancora una volta, un gruppo di ragazzi, capitanato dalla final girl Sidney Prescott (interpretata da Neve Campbell), mentre nei panni dei suoi amici troviamo Courteney Cox, David Arquette, e Matthew Lillard. Il killer Ghostface, con una maschera che si ispira all’Urlo di Munch e che è ormai diventata una delle più grandi icone horror, uccide brutalmente i giovani studenti. La povera Neve, quindi, dovrà partecipare al perverso gioco dell’assassino per riuscire a salvarsi e scoprire chi si nasconde dietro la maschera.
In Scream tutti i personaggi sono grandi amanti del cinema horror e, attraverso citazioni ed espedienti metacinematografici, ci fanno capire che sono consapevoli dei loro ruoli all’interno della pellicola stessa. Sanno che per quanto pensino di poter sfuggire al loro destino, temono già come andrà a finire. Wes Craven ci mostra così un’aspra critica alla saturazione degli slasher nel panorama cinematografico, lamentandosi di trame tutte uguali e prive di colpi di scena. Ciò che lui, invece, ha dato agli spettatori è un cinema carico di tensione, ricco di brutali omicidi e sequenze claustrofobiche, in cui la vittima cerca in tutti i modi di fuggire. Ma anche delle inaspettate novità dal punto di vista della sceneggiatura e della narrazione. Un film che è in grado di stupire e terrorizzare ancora oggi.
6. Halloween – La Notte Delle Streghe (1979)
Questo cult del cinema, uscito nel 1978, è diretto da John Carpenter e racconta dei brutali crimini che avvengono nell’immaginaria Haddonfield per mano del leggendario Michael Myers, con la sua indimenticabile maschera. In questo primo film troviamo una strepitosa Jamie Lee Curtis, che interpreta la protagonista Laurie Strode, definita in seguito la prima Scream Queen. Lei è la vittima scelta da Michael dopo essere scappato dall’istituto psichiatrico, nel quale era rinchiuso per aver ucciso sua sorella.
Si tratta, ancora una volta, di un film del sottogenere slasher, ma Halloween ha influenzato ampiamente gli horror che usciranno dopo fino ad arrivare ai nostri giorni. La particolarità che lo rende più terrorizzante rispetto ad altre opere è sicuramente l’aspetto di Michael Mayers. Con una maschera che emula un viso totalmente privo di espressioni, e quindi di emozioni, e un passo calmo, calcolatore e inesorabile come la morte stessa. A sconvolgere è la freddezza del killer, ma soprattutto l’innovativa regia di Carpenter, che per la prima volta utilizza la soggettiva, non dal punto di vista della vittima, ma del killer stesso. Lo spettatore si ritrova a guardare attraverso i fori della maschera di Michael.
7. Ju-On: Rancore (2003)
Ju-On: Rancore è il primo capitolo della saga horror giapponese per eccellenza (conosciuto in occidente con il titolo The Grudge), diretto da Takashi Shimizu nel 2002, con un cast d’eccezione, nonostante sia un film a basso budget. Con nomi come Megumi Okina, Misaki Itō, Misa Uehara, e Yui Ichikawa, rappresenta un titolo imprescindibile in questa classifica. Le vicende ruotano intorno ad una casa maledetta, infestata dai terrificanti fantasmi di Kayajo Saeki e suo figlio Toshio, brutalmente uccisi dal padre di famiglia. Chiunque provi a trasferirvisi dovrà fare i conti con il rancore dei due spettri in cerca di vendetta.
Questo film rappresenta appieno lo spirito del cinema horror giapponese, basato spesso su leggende metropolitane che raccontano di spiriti che cercano vendetta e maledizioni che condannano alla sfortuna eterna. La particolare struttura narrativa frammentata disorienta lo spettatore, così come lo sono i protagonisti mentre vivono le vicende sovrannaturali a cui, inizialmente, non credevano. La forza di questo horror è concentrata nell’atmosfera, nelle attese e nelle sequenze di pura e semplice routine. Non sappiamo quando potrebbe apparire il fantasma, tanto da rendere molto più angoscianti i momenti di calma, piuttosto dei meri jumpscare. Menzione d’onore all’antagonista, il cui aspetto ha causato incubi a molti spettatori nel corso degli anni.
8. Paranormal Activity (2007)
Paranormal Activity, una delle migliori pellicole sul paranormale, è stato diretto nel 2007 da Oren Peli, mentre nel cast ad interpretare la giovane coppia protagonista troviamo gli attori, all’epoca emergenti, Katie Featherston e Micah Sloat. Attraverso le telecamere di sicurezza, installate dal protagonista, assisteremo alle spaventose manifestazioni sovrannaturali che tormenteranno la coppia. Inizialmente si noteranno solo rumori confusi, a cui i due non danno tanto peso, ma in breve tempo iniziano a cadere utensili dalla cucina, le porte sbattono da sole e le coperte vengono scosse, finché queste presenze non diventano sempre più violente.
Paranormal Activity è un film a basso budget che riuscì a terrorizzare così tanto il pubblico da diventare un franchise horror da milioni di dollari, da poco giunto al quinto capitolo. La particolarità va, senza dubbio, rintracciata nella regia. Si tratta, infatti, di un falso documentario (o mockumentary, in gergo tecnico), nel quale viviamo ogni manifestazione sovrannaturale attraverso la visione delle telecamere di sicurezza dei protagonisti. Questi interagiscono anche con lo spettatore raccontando cosa accade nelle loro vite, quasi fosse un moderno vlog. Ci rendono partecipi del loro terrore, tanto da sentire il bisogno di avvertirli per aiutarli quando si vede dalle telecamere l’avvicinarsi di una presenza, ma non si può fare altro che guardare impotenti.
9. Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York (1968)
Nel 1968, Roman Polański firma un lungometraggio destinato a fare storia, nel panorama horror. Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York è, infatti, il pioniere che apre la strada a blockbuster come L’Esorcista e Omen – Il presagio. Una giovane coppia di sposi, Rosemary (una straordinaria Mia Farrow) e Guy Woodhouse, va ad abitare in uno degli appartamenti di un palazzo storico di New York, celebre per essere stato teatro di orribili crimini, nonché di riti satanici. I due entrano subito in contatto con la presenza incombente degli anziani vicini, Minnie e Roman Castevet, che nascondono, dietro le mille premure destinate a Rosemary, che intanto è rimasta incinta, un terribile segreto. Roman altri non è che l’erede di un famigerato stregone e quello che l’innocente puerpera ha appena partorito è il figlio di Satana.
Secondo l’autore del romanzo da cui è stata tratta la pellicola, Ira Levin, si tratterebbe del miglior adattamento cinematografico mai realizzato, in quanto riporta “intere pagine dei dialoghi” e presta una particolare attenzione anche alla riproduzione fedele dei colori descritti nella narrazione letteraria. Al di là della qualità impeccabile del comparto fotografico e registico, il lungometraggio trae la sua forza espressiva dalla costruzione di una tensione serrata e costante. Le immagini orrorifiche sono poche, ma la perfetta suggestione deriva proprio dal non mostrare, per lasciare allo spettatore la facoltà di immaginare le scene più raccapriccianti.
10. The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair (1999)
Le battute finali del secolo scorso sono segnate dall’uscita di un film che fece molto scalpore, anche in virtù di un’originale campagna di marketing. Si tratta di The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair, esordio alla regia, nel 1999, di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez. La pellicola, che verrà riproposta con una saga remake nei prossimi anni, inizia annunciando la scomparsa di tre ragazzi, Heather, Josh e Mike, avventuratisi nei boschi di Burkittsville (anticamente, Blair) per curare un progetto sulla leggenda della strega di Blair (al secolo, Elly Kedward) la quale, nel ‘700, si sarebbe macchiata di atroci delitti ai danni di innocenti bambini. Anche il suo epigono, Rustin Parr, negli anni ’40, ne catturava e uccideva a due a due nella sua casa nel bosco, quella in cui restano intrappolati anche Heather, Josh e Mike.
The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair si avvale di una tecnica affascinante (che vi abbiamo anticipato pochi paragrafi fa), per fare presa sull’attenzione del pubblico, quella del mockumentary (falso documentario), in cui eventi fittizi sono presentati come se fossero realmente accaduti. Questo espediente è sapientemente abbinato a quello del found footage, un’espressione che indica il girato di repertorio. La ricostruzione del progetto sulla strega di Blair è stata realizzata proprio montando, in ordine cronologico, le riprese effettuate dai tre ragazzi. L’efficacia dello stile documentaristico concorre alla costruzione di una tensione palpabile, proprio perché presentata come vera. Il lungometraggio è pregno di un’atmosfera inquietante, che induce a mantenere costantemente all’erta i protagonisti e, con loro, anche gli spettatori.
11. Midsommar – Il Villaggio dei Dannati (2019)
Ari Aster è uno di quei registi che, piaccia o meno, ha sconvolto il mondo, venendo considerato uno dei più grandi cineasti legati al genere orrifico, in grado di cambiare per sempre i più tipici degli stilemi. La punta di diamante della sua filmografia è Midsommar – Il Villaggio dei Dannati. Una pellicola che rappresenta uno spartiacque per gli horror. La trama, in realtà, è estremamente semplice e a tratti derivativa. La protagonista è Dani, interpretata dalla splendida Florence Pugh, una donna che subisce un lutto e con i suoi amici decide di compiere un viaggio che li porterà in Svezia. Verranno accolti da una comunità dedita alla vita all’aria aperta e ai grandi pranzi in famiglia. E ai sacrifici umani. Ma perché spesso si dice che c’è un prima e un dopo Midsommar?
Gli horror sono sempre (o quasi) stati messi in scena con sequenze ansiogene notturne. Il buio è solitamente il vero protagonista di ogni pellicola legata al genere. Perché sono l’oscurità, l’incognito, il non sapere cosa si nasconde tra le ombre, celato alla vista, che hanno sempre terrorizzato lo spettatore. Aster, invece, gira un film totalmente ambientato alla luce del sole. Ed è così che il vero orrore è in piena vista, davanti ai nostri occhi. Decidiamo di non vederlo perché sembra innocuo di giorno, ma è ugualmente orrendo e terrificante. Midsommar diventa così, grazie alla magistrale interpretazione della Pugh e alla grandiosa scrittura che si cela dietro il suo ormai iconico personaggio, uno dei più grandi horror di sempre. Perché i mostri possono nascondersi ovunque. Anche dove ci sentiamo più al sicuro.
12. Terrifier 2 (2022)
Art il clown è diventato una vera e propria icona del cinema horror contemporaneo. Per tantissimi anni, forse troppi, c’è stato un posto vacante sul trono di miglior antagonista del genere. Ci sono i leggendari Freddy Krueger, Michael Myers, Ghostface e Jason Voorhees. E poi? Pellicole bellissime che raggelano il sangue ce ne sono state tante negli ultimi 30 anni, basti pensare a Saw – L’Enigmista e al suo agghiacciante pupazzo Billy, ma un cattivo che fosse in grado di reggere lo scettro di quei grandi nomi? Forse Art non è ancora all’altezza, ma è già incredibilmente riconoscibile. Anche grazie ai litri di sangue con cui inonda lo schermo. E agli spassosissimi meme che spopolano sui social.
La saga di Terrifier è dotata di un’incredibile potere, in grado di farsi notare e smuovere le masse. Quello della suggestione. Se i cortometraggi sono deliziosamente indipendenti e il primo capitolo intrigante, ma acerbo, il secondo è il vero capolavoro. Una pellicola brutale, con una trama stupendamente trash che richiama tantissimo i migliori titoli del passato e in grado di divertire oltre il raccapriccio. E poi ci sono QUELLE sequenze. Scene nelle quali si ridefinisce il concetto di splatter. Talmente estreme che in America gli spettatori hanno vomitato in massa e per alcuni hanno dovuto chiamare l’ambulanza. Va detto che gli americani sono molto sensibili, ma questa volta le voci sono vere. Terrifier 2 è un meraviglioso abominio. Un tripudio di sangue e violenza che metterà a dura prova il vostro stomaco e i vostri nervi. Non è propriamente spaventoso, ma si merita di stare in questa classifica. E ricordate. Non guardatelo dopo cena.
13. L’evocazione – The Conjuring (2013)
Uno scricchiolio nella notte mentre si va in bagno. Un’oscura sensazione celata dietro la porta. L’ululato del vento durante una sera autunnale. Flebili sussurri che vi costringono a nascondervi sotto le coperte. Ma non ci si può mettere al sicuro da uno spirito demoniaco, in attesa di impossessarsi di voi. Nessuno può salvare lo sventurato che diventerà ricettacolo di una strega malvagia. Beh, forse i coniugi Warren possono.
Ed e Lorraine Warren sono i due demonologi più famosi al mondo e i loro casi stati trasposti nella saga di The Conjuring, giunta al quarto lungometraggio (10 se consideriamo gli spin off), e diretta da James Wan. Nel primo capitolo (tratto da una storia vera), L’Evocazione – The Conjuring, una famiglia si trasferisce nella loro nuova casa (che nella realtà è stata di recente venduta a precise condizioni), ma un antico male vi dimorava prima di loro. In seguito a eventi fuori dal comune in grado di far accapponare la pelle a chiunque, i coniugi Warren vengono chiamati a occuparsi del caso. E il bello di questo film risiede anche in questo. Nella capacità di unire sapientemente il più classico degli horror al più avvincente dei thriller. Le indagini sono serratissime e i colpi di scena non mancano. Tuttavia è nei momenti di pura tensione che questo lungometraggio si sofferma maggiormente e vince tutto. Nell’angoscia che si cela dietro ogni rumore della casa infestata, in ogni angolo buio, nelle ombre che si stagliano e nelle porte cigolanti.
Ed ecco che L’Evocazione – The Conjuring fa la sua magia. Impressiona lo spettatore ben oltre la fine del film, infestando le sue serate e i suoi sogni di oscuri presentimenti. Un aspetto che rende qualsiasi horror veramente riuscito. Guardatelo a vostro rischio e pericolo. Ci penserete due volte prima di alzarvi per andare in bagno in piena notte.