Sono pochi i videogiochi che, negli ultimi dieci anni almeno, possono contare sulla popolarità e sul successo di The Last of Us. Ancor più se consideriamo quanto l’opera di Naughty Dog del 2013 sia riuscita a fare breccia anche (o forse dovremmo dire soprattutto?) nei non appassionati di videogames, puntando su caratteristiche molto cinematografiche come narrazione, ambientazione ed interpretazioni di altissimo livello. Diventando così molto più che un videogioco, ma un’esperienza unica, un vero e proprio brand, un nuovo universo ricco di suggestioni e potenzialità. Ma d’altronde che da queste parti siamo innamorati persi del gioco creato e diretto da Neil Druckmann e Bruce Straley non è certo una novità: al punto tale da dedicargli addirittura il nostro primo “documentario” intitolato The Rest of Us.
E mentre da tempo siamo in fremente attesa della nuova serie HBO – di cui per ora abbiamo potuto solo vedere un breve teaser – poche settimane fa quelli di Naughty Dog hanno spiazzato tutti riproponendo un vero e proprio remake del gioco originale: attenzione però, perché come vedremo in questa recensione di The Last of Us Parte 1, pur trattandosi di un rifacimento completo da un punto di vista dello sviluppo, i contenuti e gli aspetti cinematografici di cui parlavamo sopra non sono cambiati, ma semmai solo esaltati da una componente tecnica infinitamente superiore. Per questo motivo non andremo ad analizzare questa nuova e spettacolare versione per PS5 come se fosse un gioco completamente nuovo e quindi sconosciuto al pubblico, ma piuttosto proveremo a capire quali sono le variazioni e le migliorie e quanto possano cambiare quella che era un’esperienza già praticamente perfetta da quasi dieci anni a questa parte.
The Last of Us Parte 1
Genere: Azione, Avventura
Piattaforma: PS5
Uscita: 02 settembre 2022
Studio: Naughty Dog
Stessa storia, nuovo gioco
Come dicevamo il gioco, nella sua essenza, è lo stesso: trama, gameplay, ambientazioni, musiche, perfino le performance attoriali. Chi conosce a menadito The Last of Us non troverà sorprese. Questo non vuol dire però che il gioco non sia comunque nuovo a tutti gli effetti, perché potendo contare su un completo rifacimento tecnico con un motore grafico estremamente più potente e avanzato rispetto a quello dell’originale 2013, l’esperienza di gioco è a tutti gli effetti differente. E senza alcun dubbio migliore.
A colpire per esempio sono soprattutto le animazioni, la loro fluidità e naturalezza; così come la nuova fisica del gioco e la possibilità di “distruggere” e modificare gli ambienti. Il risultato è che tutto l’universo di gioco, più ricco di dettagli rispetto al passato, è ancora più realistico e affascinante. Grazie anche alla nuova gestione dell’AI, anche questa molto più vicina a quella del Part 2, con tante opzioni per gestire e modificare la difficoltà generale ma anche singoli elementi del gameplay come lo stealth, la partecipazione degli alleati, la presenza maggiore o minore di risorse.
In più, la quasi totale assenza dei caricamenti, l’audio in 3D così come l’utilizzo del feedback aptico e i grilletti adattivi del controller – tutte caratteristiche tipiche della PS5 – lo rendono a tutti gli effetti un videogioco di nuova generazione, dalla giocabilità e longevità molto elevata anche in virtù delle tantissime opzioni a disposizione o delle modalità aggiuntive presenti una volta conclusa la storia principale. È bene poi notare come nel gioco sia incluso anche il bellissimo DLC Left Behind, anche questo completamente rifatto; così come molteplici extra e backstage che ci mostrano non solo la lavorazione del gioco o la genesi di The Last of Us, ma confermano ancora una volta l’importanza di un’opera del genere nel panorama videoludico attuale.
Questione di performance
Al centro del gioco però ci sono sempre loro: Joel ed Ellie, coppia amatissima che ci alterniamo a guidare nelle oltre 20 ore di gioco. Rispetto all’originale del 2013 entrambi i personaggi hanno un design leggermente diverso, più coerente con la Parte 2 che abbiamo avuto modo di vedere due anni fa: il che vuol dire che Joel è un po’ più anziano, Ellie più matura e anche più simile, nei tratti, a quella che sarà la sua evoluzione nel seguito.
Ma come sapranno tutti i fan della saga, sia Joel che Ellie sono molto di più che due semplici personaggi fatti di poligoni e pixel: dietro ci sono due straordinari attori, Troy Baker (doppiato in italiano da Lorenzo Scattorin) e Ashley Johnson (Gea Riva) che hanno messo tutti loro stessi in queste interpretazioni donando corpo, anima e voce a due delle figure più iconiche della recente storia dei videogiochi.
D’altronde se The Last of Us ha colpito così tanto l’immaginario di tutti noi è proprio grazie a quelle performance così sentite, proprio come quelle di tutto il cast di supporto. Solo dopo aver giocato a questa nuova versione per PS5, però, possiamo dire di aver veramente colto appieno tutte le sfumature e la ricchezza che un’opera del genere ha da offrire anche solo da un punto di vista attoriale. E di conseguenza anche registico. Se è quindi vero che non cambia la storia, non ci sono nuovi sviluppi narrativi, è altrettanto vero che osservare, o meglio vivere, i momenti cruciali di questo The Last of Us Parte 1 è un’esperienza incredibilmente più ricca e soddisfacente rispetto al passato. Proprio perché ne esalta i pregi ed eleva ancora di più una narrazione fatta anche di sguardi e di non detto. Un esempio? Provate a guardare gli occhi di Joel mentre osserva Ellie nel corso del gioco: fateci caso e osservate con attenzione l’evoluzione del suo sguardo e come si addolciscono quei lineamenti segnati dal tempo e dal dolore; scoprirete una profondità sinceramente inimmaginabile finora in un videogioco.
L’importanza delle Luci
Un altro importantissimo cambiamento è quello relativo al sistema di illuminazione: così come già per la Parte 2, la gestione delle luci è perfetta ed è centrale nella realizzazione delle atmosfere più horror e di maggiore tensione. Anche l’intelligente utilizzo degli effetti particellari (per la neve ma anche e soprattutto per le spore) non fa altro che immergerci ancora di più in un modo incredibilmente realistico e proprio per questo spaventoso. Al tempo stesso però queste maggiori possibilità tecniche hanno reso possibile una maggiore cura proprio sull’aspetto più cinematografico del gioco, tanto che alcune sequenze sono ora ancora più meravigliose ed emozionati proprio grazie alla maggiore cura nella “fotografia” della scena: non è difficile imbattersi in inquadrature e tramonti davvero degni di un film o una serie TV; così come non è affatto difficile, grazie al comodo sistema di fotografia virtuale tipico ormai di molti giochi, realizzare degli scatti artistici davvero notevolissimi. Anche qui, probabilmente, tra i più belli che si siano visti finora nei videogiochi. Ma d’altronde quando hai un motore grafico che al momento rappresenta lo stato dell’arte e ci unisci le abilità design che hanno resto Naughty Dog uno dei più importanti studio di sempre, il risultato non può che essere questo.
“Giurami che tutto quello che mi hai raccontato è vero.”
Veniamo quindi alla fatidica domanda che tutti si stanno ponendo e si porranno nei giorni a venire: “Vale davvero la pena di rigiocare e riacquistare questo The Last of Us Parte 1?” E, diciamolo subito, una risposta univoca non c’è, perché estremamente soggettiva. In qualche modo, qualche settimana fa vi avevamo già detto il nostro pensiero su questo argomento ancora prima di giocarlo; adesso ci è ancora più chiaro quanto questa nuova versione possa effettivamente rappresentare un’esperienza decisamente migliore sotto ogni aspetto. Ma non un’esperienza così diversa, non per tutti almeno. Perché dipende molto dalla sensibilità personale, dal tipo di importanza che si da ad alcuni aspetti rispetto ad altri. Dipende anche dalla voglia di rincontrare Joel ed Ellie e rivivere insieme a loro quella stessa incredibile avventura cominciata nove anni fa ma ancora viva in molti di noi.
Per quanto ci riguarda, non abbiamo dubbi: se già in passato eravamo tornati nell’universo di The Last of Us senza esitazione, mai come questa volta ci siamo potuti godere un capolavoro come mai avevamo fatto prima. E continueremo a farlo ancora, tante altre volte. Perché ci sono opere che divertono e intrattengono per poi dimenticarsene presto e passare subito a qualcosa di nuovo; e poi ci sono quelle che ti rimangono dentro e ti costringono a ripensarci continuamente. Proprio come The Last of Us.
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La recensione in breve
The Last of Us Parte 1 è la migliore versione possibile e immaginabile di un vero e proprio capolavoro, un videogioco che ha fatto storia. Grazie al nuovo motore grafico ottimizzato per PS5 non solo si può godere della massima fluidità possibile e di una giocabilità migliorata, ma soprattutto è possibile apprezzare ancora di più il valore artistico dell'opera: la recitazione in motion capture e le ambientazioni risultano ancora più naturale e suggestive.
Questa nuova versione non farà certo cambiare idea ai (pochi) detrattori del gioco, ma chiunque ha amato The Last of Us non potrà che farlo ancora di più. E continuerà a rigiocarlo.
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Voto ScreenWorld