Siamo stati tutti sorpresi – in positivo – quando abbiamo scoperto che il già annunciato videogioco dedicato al franchise di A Quiet Place sarebbe stato sviluppato presso il nostrano studio dei ragazzi di Stormind Games.
Un’impresa non da poco, visto il peso e la portata del franchise, come per la possibilità di portare un po’ di Italia in un mercato videoludico di grande richiamo.
Alla fine della nostra prova, il gioco è decisamente ciò che ci aspettavamo, anche grazie agli sforzi e all’esperienza del team di sviluppo, ma non perdiamoci in altre parole, abbassiamo il volume, facciamo silenzio e immergetevi nella nostra recensione di A Quiet Place: The Road Ahead.
A Quiet Place: The Road Ahead, la paura fa silenzio
Una manciata di minuti, un tutorial semplice ed essenziale per capire come utilizzare i ferri del mestiere e poi ci ritroviamo subito inghiottiti in un incubo. Oltre il Day One, oltre i mezzi di sopravvivenza, la nostra protagonista vive nel silenzio di chi porta con se un grandissimo segreto e un immenso dolore.
Inutile dilungarsi qui in chiacchiere riguardo la trama, giacché questa è da esplorare in ogni minuto di gioco dove saremo chiamati al silenzio assoluto, pur di sopravvivere contro l’incredibile udito delle creature aliene.
Impossibile in questo abbraccio ludico non pensare subito ad Alien: Isolation, titolo da cui non è difficile pensare ad una prima ispirazione da parte dei ragazzi di Stormind Games, a cui però riescono a creare poi il loro videogioco, avviluppando attorno questo scheletro grezzo, un’idea concreta e abili strumenti ludici con cui far divertire – e spaventare – il videogiocatore.
Vietato gridare
Sin dal primo annuncio della realizzazione di un videogioco ispirato al franchise di A Quiet Place, in molti hanno speso tempo e teorie per indovinare il genere più vicino ad un concept del genere. A farsi strada tra il survival e qualcosa non dissimile da uno stealth, la scelta migliore di A Quiet Place: The Road Ahead è quella di creare il gioco attorno gli stilemi cardine del franchise.
Tutto ciò è subito spiegato: l’opera cinematografica di John Krasinski ha dato tanti indizi per cui poi i ragazzi di Stormind Games li hanno presi ed elaborati per i loro scopi. Parliamo dunque di piccoli trucchetti fruibili al di fuori del tutorial, in particolare la presenza della sabbia, così che camminando su di essa, riusciremo a procedere facendo molto meno rumore che camminare sull’asfalto.
Ma è decisamente intrigante anche tutto quello che riguarda la gestione dei piccoli rumori: rimuovere delle viti, spostare barattoli, aprire delle porte, tutte azioni che dovremo eseguire con la pressione della levetta analogica a cui dobbiamo procedere con estrema lentezza. Poco male se avremo una creatura davanti a noi, queste sono cieche e si cibano di rumori, meglio dunque muoversi piano e cercare di attirarle altrove.
Un girotondo del terrore
Le mappe dunque giocano un ruolo estremamente importante, infatti sarà nostra premura tenere l’attenzione alta e sfruttare l’ambiente per trovare la strada meno rumorosa per raggiungere il nostro obiettivo.
In tal senso, spesso vi ritroverete a girare attorno la creatura di turno e creare un diversivo per allontanarla dalla nostra visuale, ma questa operazione diventerà molto ripetitiva avanzando di livello in livello. Ad un certo punto vi ritroverete nella situazione di aver capito gran parte della grammatica di gioco e applicarla continuamente così da evitare ogni pericolo.
Che sia il nostro inalatore per l’asma, la necessità di tenere saldi i nervi e utilizzare al meglio lo strumento per capire se e quanto rumore stiamo facendo, capite e utilizzate al meglio queste meccaniche, il gioco nel prosieguo della sua proposta, non fa altro che mettere il giocatore in situazioni dove ripetere certi schemi e operazioni.
Un’esperienza a tutto tondo
Al netto di queste piccole limitazioni, l’esperienza finale che propone il gioco è decisamente buona, dove al netto di una realizzazione tecnica di gran prestigio e di un ottimo colpo d’occhio, il fiore all’occhiello della produzione è senza ombra di dubbio tutto il lavoro svolto sull’ambientazione e le mappe di gioco.
Ultimo, ma assolutamente non meno importante, si elargisce una grandissima lode a tutto il comparto audio, capace di restituire sensazioni pazzesche, grazie ad un lavoro preciso e chirurgico. Ai suoni minimali si accompagnano sempre piccole sonorità nelle pieghe del gioco, capaci di amplificare ogni singolo gesto, per una sensazione di pura immersione in questo incubo a basso volume.
E se proprio cercate un’immedesimazione aggiuntiva, il gioco sfrutta totalmente tutti i dispositivi audio e microfono presenti a seconda della nostra piattaforma di gioco. Un chiosa a margine che sottolinea quanto il materiale di partenza sia stato trattato con sapienza, per regalare un’esperienza utente non indifferente e di grande spessore.
La recensione in breve
A Quiet Place: The Road Ahead è un ottimo esercizio ludico e tecnico, forse troppo ripetitivo arrivati ad un certo punto di gioco, ma l'esperienza finale è di gran spessore e solida nella tenuta. Inutile sottolineare l'ovvio, ovvero di quanto sia importante tutto il comparto audio che avvolge il giocatore in uno stato di perenne ansia, a cui rispondere con nervi saldi per operare al meglio la mossa successiva. Una scommessa vinta su tutta la linea.
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Voto ScreenWorld