Avete presente quel gesto quasi naturale per cui, in un momento di forte concitazione come attenzione, il videogiocatore tende a sporgersi in avanti con il controller in mano, in presenza di una particolare sequenza di gioco? Un gesto quasi naturale, involontario, che serve a sottolineare come quella sessione stia meritando un grado di attenzione diverso.

Ecco, quel piccolo gesto riassume la forma ludica di Deliver At All Costs, gioco che nelle sue fondamenta non presenta chissà quale rivoluzioni, mentre restituisce una dose di divertimento sicuramente fuori dal livello medio, capace di dettare attenzione così da sorvolare su quelli che sono ovvi problemi tecnici o dirette limitazioni. Una piccola sorpresa a metà, ma per queste e altre stravaganze, venire con noi nella nostra recensione di Deliver At All Costs.

Il ritorno di Konami

Deliver At All Costs, una sequenza di gioco
Una consegna portata a termine in Deliver At All Costs – ©Konami

Prima di andare avanti con la recensione è bene prendersi del tempo per osservare da vicino la situazione attuale di Konami, che da diverso tempo a questa parte ha deciso di tornare a puntare ai videogiochi in un modo deciso e concorrenziale, da come non faceva da molti, troppi anni, periodo discutibile dove dedicava energie ludiche solo al capitolo annuale di PES (ora eFootball) e pachinko, realtà d’azzardo che per fortuna non ha mai messo piede da noi in Europa, pur proliferando in Giappone.

Poi ecco il cambio ai vertici e la voglia di tornare a puntare sul videogioco: il già bellissimo remake di Silent Hill 2, con tutti gli annessi progetti legati al rilancio del franchise, il vicino remake di Metal Gear Solid 3 Snake Eater e anche il ritorno di Konami come publisher. Deliver At All Costs è una testimonianza di questo ritorno in campo, dover serve ancora un po’ di tempo per togliere la polvere dalla scocca cromata, la macchina è ancora lì sotto, con cavalli ruggenti che chiedono solo del tempo per tornare a correre come un tempo.

Consegne pericolose

Una schermata di gioco, Deliver At All Costs
Una consegna di cocomeri in Deliver At All Costs – ©Konami

Anche il protagonista di Deliver At All Costs chiede un’occasione per tornare a respirare, togliersi qualche bolletta dal groppone, mentre c’è lo sfratto che incombe. In un contesto storico che abbraccia gli anni 50/60 di un’immaginaria cittadina americana, ci ritroviamo incuriositi da un annuncio che passa alla radio dove una società di consegne cerca degli autisti.

Ci presentiamo. Lavoro c’è, ma non per come lo abbiamo inteso no, ma in un momento storico di forte cambiamento, chi siamo noi per dire di no ad un impiego? Il nostro Winston Green non si tira indietro e comincerà così una serie di consegne decisamente strampalate, dedite a esplorare la peculiare grammatica di gioco mentre esploriamo e mettiamo sotto seria pressione la cittadina di Saint Monique.

Con una visuale che ricorda i primi vagiti di GTA, ma con la briosità e la leggerezza arcade che ha contraddistinto la serie di Crazy Taxi, Deliver At All Costs presenta alcune idee davvero intriganti messe in piedi dal piccolo studio Far Out Games, al netto di diverse limitazioni tecniche che comunque non vanno a inficiare il lavoro svolto.

Questione di fisica

Una schermata di gioco di Deliver At All Costs
Una consegna di fuochi d’artificio in Deliver At All Costs – ©Konami

Lo scopo delle diverse missioni che compongono i tre atti del titolo sono facilmente intuibili: accettare tutte le consegne che ci vengono proposte, mandando avanti una trama che si prende la libertà di divertirsi anche con qualche sfumatura di thriller o mistero, ma al netto di una scrittura ispirata che quasi si muove per metafore e costrutti, il fiore all’occhiello della produzione è tutto quello che gira attorno la fisica del gioco come la risposta della città.

Saint Monique è totalmente aperta alla distruzione. Vi basterà avvicinarci anche a bassa velocità contro un edificio per vederlo esplodere in modo fragoroso sullo schermo, assieme a tutti gli altri oggetti presenti su strada che risponderanno in modo attivo alla nostra guida, cauta o spericolata che sia.

Questo è un elemento decisamente importante dato che compone gran parte del divertimento del titolo, dove la nostra stessa guida risponderà ad un sistema della fisica fin troppo sensibile, ma non per questo divertente. A differenza di altri titoli del genere, non ci sarà un indicatore di giustizia a segnalare nostre eventuali infrazioni alle forze dell’ordine, lasciandoci spesso all’ira dei passanti che ci inseguiranno per strattonarci fuori dal nostro furgoncino e sferrarci un cazzotto. Possiamo certamente rispondere per prendere spazio e rimetterci alla guida, ma a differenza di quel che si possa pensare, è davvero più pericolo il singolo cittadino che le forze dell’ordine.

Anche il nostro mezzo di spostamento risponderà attivamente ai colpi inferti, in particolare ho trovato tanto divertente – quanto tediosa sul lungo andare – la possibilità sia di personalizzare il nostro furgone, come il nostro scendere dal veicolo e riparare le eventuali gomme a terra. Il consiglio però è quello di non fare mai questa azione quando vi ritrovate ad aver distrutto mezza città e avere una mezza dozzina di cittadini che vi seguono arrabbiati, capaci anche di attaccarsi al vostro paraurti.

Diciamo che in tal senso, la miglior fotografia di questo gioco si può avere in una delle primissime missioni, dove veniamo chiamati a spostare diversi cocomeri da un luogo A ad un luogo B, distruggere mezza città, imboccare un rampa, far volare per pochi metri il furgone, con i cocomeri che cominciano ad uscire all’impazzata dal nostro portapacchi, mentre vediamo gente attaccata alla nostra portiera volare con noi. Una folle poesia di una manciata di secondi, da apprezzare tutta d’un fiato.

Qualche limite tecnico

Una consegna in Deliver At All Costs – ©Konami

Come già detto in apertura, non è tutto ora quel che luccica: al netto di un prezzo budget davvero interessante e una longevità accettabile (finirete il gioco in circa 10/11 ore), si apprezza molto la possibilità di decidere quando accettare le missioni, cosa che ci porterà ad avere tempo libero per continuare ad esplorare la città con i relativi segreti e oggetti da raccogliere, ma tolto il cuore centrale dell’opera, il resto è realizzato con estrema pigrizia.

La città nelle diverse zone è ben dettagliata, ma spesso tende a ripetersi, mentre tutte le sequenze fuori dalla follia delle quattro ruote, sono appena abbozzate, con anche le poche cutscene realizzate in maniera appena accettabile.

Mettendo tutto sul piatto, il risultato è decisamente più che positivo, anche considerato il ritorno in pompa magna di Konami, motivo per cui io un giro di consegne con Deliver At All Costs lo farei, sicuramente con la cintura be allacciata.

La recensione in breve

8.0 Divertente

Deliver At All Costs non è un gioco perfetto, ma mai come altri suoi concorrenti, è decisamente divertente, folle, abbracciando un mondo e relative consegne totalmente fuori di testa. Un po' come faceva Crazy Taxi, questo è quel tipo di gioco che ti coccola in un mondo tutto suo, facendoti guardare il divertimento e meno i problemini tecnici, che tutto sommato passato decisamente in secondo piano davanti a questa follia difficile da catalogare.

Cosa ci è piaciuto
  1. La mappa di gioco
  2. La fisica totalmente fuori di testa
  3. L'incipit folle per ogni consegna
  4. Prezzo budget
Cosa non ci è piaciuto
  1. Qualche problemino tecnico
  2. Cutscene appena abbozzate
Condividi.

Classe 1989. Gabriele Barducci scrive di Cinema e serie tv, collaborando attivamente dal 2022 con ScreenWorld, CinemaSerieTv e GamesEvolution. Comincia a scrivere di Cinema e serie tv nel 2012 accompagnando gli studi in Scienze della Comunicazione presso l'università di Roma La Sapienza. Nel 2016 entra nella redazione di The Games Machine, di cui tuttora è caporedattore della sezione Cinema, occupandosi anche di videogiochi, mentre dal 2017 è nello staff della rivista di cinema Nocturno.