Piaccia o meno, nella mente di Shonda Rhymes c’è sempre spazio per le storie. Non sempre si sviluppano nel migliore dei modi, ma quasi tutte riescono a colpire il pubblico generalista con rara efficacia. In questo senso, The Residence si allontana furbescamente da un colosso come Bridgerton per muoversi verso altri lidi cari a Netflix: la serie, in streaming dal 20 marzo, non offre nulla di rivoluzionario al genere crime ma intende porsi a tutti gli effetti come un whodunit che sa quando è bene rischiare. Le intuizioni dello showrunner Paul William Davies, spesso azzeccate, bastano a occultare gli spiragli di mediocrità in un prodotto che ha tutte le carte in regola per intrattenere e divertire senza particolari pretese.

Un’opera che vuole genuinamente godersi il piacere di un murder mystery e che vuole trasmettere il gusto delle indagini in chi osserva, divagando da un eccesso all’altro in uno scenario apparentemente folle. La nuova serie Shondaland attinge a piene mani da ispirazioni recenti (lo stile frenetico di Rian Johnson, ma anche l’intreccio di Only Murders in the Building) per raccontare una storia che riesce soprattutto a intrattenere con il suo umorismo delirante e le sue rivelazioni continue. In questo mistero ispirato al libro di Kate Anderson Bower, la Casa Bianca si trasforma in una gabbia (letteralmente) di matti: 132 stanze, 157 sospetti, un cadavere che attende giustizia e una detective sopra le righe destinata a trascinare lo show verso il successo.

The Residence
Genere: Thriller, Comico
Durata: 8 episodi/50 minuti circa
Uscita: 20 Marzo 2025 (Netflix)
Showrunner: Paul William Davies
Cast: Uzo Aduba, Randall Park, Giancarlo Esposito

Omicidio alla Casa Bianca

Alcuni personaggi di The Residence in scena
Alcuni personaggi di The Residence in scena – ©Netflix

Una cena di stato catalizza l’attenzione di Stati Uniti e Australia in un momento delicato per l’attuale presidenza americana, ma tutto cambia nel momento in cui il cadavere dell’usciere capo viene rinvenuto in uno dei piani superiori della Casa Bianca. Gli uomini vicini al Presidente sperano di archiviare il caso come un suicidio, ma la Polizia Metropolitana di Washington decide di chiamare l’infallibile detective Cordelia Cupp (Uzo Aduba) per investigare. Da qui The Residence prende forma e lascia alla sua protagonista il compito di accompagnare lo spettatore in un delirio senza fine. Spinto da un umorismo esasperato e pungente (ma decisamente poco trash rispetto ad altre produzioni simili), lo show rischia più volte di tramortire lo spettatore – persino di sovraccaricarlo, richiedendo più di un episodio per adattarsi davvero al flusso degli eventi.

Alla ricerca degli indizi e agli interrogatori si alternano costantemente dei flash forward in un’aula di tribunale – i frangenti più deboli della serie, soprattutto nei primi episodi, che rischiano di smorzare lo slancio narrativo del caso con un andirivieni ai limiti dell’avvilente. In un intreccio che avrebbe potuto facilmente impantanarsi tra le sue troppe variabili, The Residence regge il contraccolpo grazie al carisma dei suoi personaggi e alla genuina simpatia che emerge dopo la titubanza iniziale. Tra Dave Brubeck e Kylie Minogue, lo show riesce fortunatamente a costruire il proprio equilibrio e a mantenere l’attenzione costante grazie a interessanti trovate registiche. La serie di Davies resta pur sempre una serie Shondaland, ma deve la sua unicità a un dinamismo che pervade ogni puntata. Il risultato è un whodunit stravagante, a volte didascalico, ma che riesce a coinvolgere accettando l’inverosimile.

Una piccola sorpresa

Uzo Aduba in una scena di The Residence
Uzo Aduba in una scena di The Residence – @Netflix

Non c’è spazio per gli indugi – neppure per conflitti troppo complicati da sviluppare: la narrazione di The Residence procede spedita, libera da vincoli e goliardicamente ispirata nel muoversi sempre oltre gli stilemi più classici. Se l’afflato supereroistico della protagonista appare quasi troppo ingombrante, lasciando poco spazio un’originalità più appagante, basta davvero poco per emergere: l’ossessione per il birdwatching e un intuito fuori dal comune celano un’attenzione e una cura squisitamente umane, che si fanno via via più apprezzabili man mano che la narrazione prosegue. Non emergono veri conflitti, se non in minima parte: osservatrice imperante eppure impotente, la detective di questo intrigo mantiene un distacco che a un occhio poco attento rischierebbe facilmente di apparire come un segnale di fragilità.

Eppure, in questa rincorsa forsennata verso la verità, la Aduba e la sua Cordelia (ben lontane dai fasti di Orange is the New Black, ma carismatiche per natura) si posizionano al centro di un racconto che rende davvero difficile distrarsi. La seconda parte della stagione beneficia di una maggior consapevolezza ed è lì che le trovate più argute possono finalmente stuzzicare l’attenzione.

The Residence potrebbe crogiolarsi sulla sua stessa indagine, ma preferisce guardare alle volontà degli uomini. Con una svolta leggermente meta-narrativa, lo show fa di tutto per non diventare davvero un whodunit – come dicono gli stessi personaggi. In questo frangente l’operazione acquisisce pieno valore e la sua scrittura sottile fa decisamente centro. In un mondo marcio in cui si parla tantissimo, l’idea che siano i silenzi a rivelare le verità nascoste è senza dubbio l’elemento più sorprendente che ci si potesse aspettare. Una soluzione che non sarà originalissima né cervellotica, ma che entra nel cuore dello spettatore dalla porta principale.

Conclusioni

7.0 Curioso

The Residence segna un'interessante aggiunta all'universo narrativo di Shonda Rhymes. Una produzione estrosa e ispirata, che certo non brilla per originalità ma riesce a trovare più modi per colpire qualsiasi spettatore. Un prodotto simpatico e misterioso che farà sicuramente le fortune di Netflix fra le uscite di questo mese.

Pro
  1. Un'idea interessante che si fa davvero avvincente
  2. Una regia ispirata che tiene incollati allo schermo
  3. Una protagonista carismatica e un cast ben assortito
Contro
  1. L'alternanza forsennata nella prima parte di serie rischia di confondere lo spettatore
  2. Alcune soluzioni appaiono eccessivamente comode rispetto al potenziale della serie
  • Voto ScreenWorld 7
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Classe '94. Critico e copywriter di professione, creator per passione. Ha scritto e collaborato per diverse realtà di settore (FilmPost.it, Everyeye) con la speranza di raccontare il Cinema e la cultura pop per il resto della sua vita.