Fidatevi, non avete mai visto qualcosa di simile. Almeno negli ultimi anni.
Ma d’altronde, perché mai dovremmo vedere un film come l’opera d’esordio di Rob Jabbaz, intrisa di sangue, violenza e interiora?
Daremo la risposta in questa nostra recensione di The Sadness, un film horror estremo come da parecchio non se ne vedevano sugli schermi.
Diventato un titolo di culto sin dalle prime proiezioni ai festival di genere, The Sadness ha trovato distribuzione nel mercato italiano grazie a Midnight Factory, etichetta sempre attenta al cinema di genere. In attesa di un’uscita destinata all’home video, il film taiwanese è disponibile sul canale Midnight Factory disponibile sia su Prime Video che su Infinity, sia doppiato che in lingua originale.
In poco più di un’ora e mezza, The Sadness dimostrerà al pubblico non solo di essere una delle visioni più estreme dell’anno, ma anche un raro esempio di film horror capace di mettere in scena le paure della contemporaneità, tradendo un nichilismo di fondo che rende l’opera davvero interessante e poco gratuita.
The Sadness
Genere: Horror
Durata: 99 minuti
Uscita: 15 aprile 2022 (Prime Video/Infinity)
Cast: Berant Zhu, Regina Lei, Tzu-Chiang Wang
L’inizio della fine
Inesorabile. È questa la sensazione maggiore che si prova entrando nel vivo della trama di The Sadness. Forse perché, nelle premesse sin troppo simili a una storia che ben conosciamo, riusciamo già a immaginarci lo sviluppo. Un virus che non sembra poi tanto diverso da un semplice raffreddore, ma che nasconde una mutazione letale. Bastano pochi minuti al film per interrompere la quotidiana routine dei due protagonisti, una coppia formata dai giovani Jim (Berant Zhu) e Kat (Regina Lei) e catapultare lo spettatore in un incubo senza vie di fuga. L’effetto di questo virus è quello di far perdere le inibizioni ai contagiati, lasciando liberi i loro istinti più reconditi.
La violenza diventa l’espressione di disagio e rivalsa. Lo stupro diventa liberazione dei propri impulsi. La follia si confonde con un estremo istinto animale che adombra le caratteristiche umane. L’ultimo barlume di umanità viene dimostrato da una lacrima, un moto di pianto che introduce l’esplosione di violenza, come se – poco prima di lasciarsi andare – ci si rendesse conto di quanto sta per avvenire. Jim e Kat, ognuno con il proprio percorso, dovranno trovare il modo di sopravvivere in questa follia violenta che sembra non risparmiare nessuno. Non ci sono cure previste, se non la morte stessa.
I fluidi fuori, il vuoto dentro
The Sadness non risparmia nulla. Da tempo non si vedeva un film così iperviolento e sanguinolento, colmo di frattaglie, sangue e fluidi umani, pronti a fuoriuscire dal corpo umano e riempire di rosso gli ambienti. Lo spettatore più sensibile troverà la visione del film indigesta, perché la violenza espressa al suo interno, il più delle volte, non è filtrata dalla presenza di umorismo nero. Sconvolge nel suo lato gore proprio perché l’azione che la causa è rabbia a lungo repressa e definitivamente liberata, perversioni comprese (solo un momento riguardante politici e militari si piega a una sequenza quasi cartoonesca, forse proprio perché le vittime non sono comuni cittadini).
In questo appare chiaro l’intento e la visione nichilista del regista. L’essere umano viene rappresentato come semplice carne da macello, l’umanità relegata a corpi da rivoltare, tagliare, mangiare. Prevale una dimensione fisica che non tiene conto dello spirito, spogliando la visione di ogni richiamo religioso. È un’umanità senza dio, lasciata abbandonata e libera di scatenare un inferno pagano a lungo trattenuto. Proprio per la presenza di questa violenza così pura per tutta la durata, si ha l’impressione che, nelle battute finali, il film sembra essere riuscito nell’intento di anestetizzare lo spettatore.
Un film contemporaneo
Genere anarchico dove tutto è possibile, l’horror, più che spaventare gli spettatori, dovrebbe instaurare un discorso con il presente a cui appartiene, mettendo in scena a suo modo le sensazioni e gli incubi della contemporaneità. Proprio quest’obiettivo centrato da Rob Jabbaz rende The Sadness un film che si discosta dal semplice torture porn per diventare una perversa fotografia degli ultimi anni.
Nel film si percepisce un disagio esistenziale che non può che concludersi con una resa. I protagonisti non possono fare a meno che cercare una via di fuga, consapevoli – insieme allo spettatore – di affrontare qualcosa su cui non hanno alcun tipo di potere o dominio. È così che The Sadness rivela il significato del suo titolo, alzando bandiera bianca e accogliendo la morte e la disfatta come unica soluzione possibile.
Con una padronanza del ritmo, a metà strada tra la velocità e l’attesa, che sottolinea un’idea forte ben padroneggiata, passano in secondo piano gli aspetti ancora acerbi della regia di Jabbaz, come l’utilizzo della camera a mano non sempre centrato e una fotografia che a tratti tradisce eccessivamente la natura low budget del prodotto. Soprattutto nel terzo atto la sensazione di aver concluso in anticipo tutto ciò che si poteva dire a riguardo è forte, ma il finale regala un ultimo colpo di coda che chiude The Sadness con la sensazione di aver assistito a tutto, tranne che a un’opera che lascia indifferenti.
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Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione, The Sadness è un horror estremo dove splatter, gore e violenza primeggiano. L'opera di esordio di Rob Jabbaz tradisce a tratti una mano un po' acerba, ma regala anche una visione senza compromessi che, fotografando il presente con esagerazioni e nichilismo, non lascia indifferenti. Astenersi spettatori sensibili.
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Voto ScreenWorld