Sentiamo dei rulli di tamburi, echi di un antico rito tribale. Assistiamo alla forgiatura di un elmo di beskar, il tratto distintivo di un Mandaloriano. Un bambino aspetta nell’acqua di un lago, come in un battesimo di quelli raccontati nei Vangeli. “Io giuro sul mio none e sui nomi degli antenati che percorrerò la via del Mandalore. E le parole del Credo saranno per sempre forgiate nel mio cuore. Questa è la via. Da questo momento in poi io non mi toglierò più l’elmo”. Ma qualcosa interrompe il rituale. Inizia così l’episodio che vi raccontiamo nella recensione di The Mandalorian 3×01 (L’apostata), il primo episodio della stagione 3, dal 1 marzo, finalmente, in streaming su Disney+. Il primo episodio promette una grande stagione, che guarderà dentro le scelte di Din Djarin e le tradizioni del suo Culto. La nuova stagione è introspettiva e perfettamente spettacolare: è western, è un film di pirati, è space opera. Un perfetto prodotto Star Wars.
The Mandalorian 3×01
Genere: Fantascienza
Durata: 36 minuti
Uscita: 1 marzo 2023 (Disney+)
Cast: Pedro Pascal, Carl Weathers
La trama: Din Djarin in viaggio verso Mandalore
Din Djarin (Pedro Pascal), il Mandaloriano, si è tolto l’elmo e ora è un Apostata (che è il titolo di questo primo episodio), non è più un Mandaloriano. Ma il Credo mandaloriano prevede anche la redenzione. Consiste nell’andare nel profondo delle miniere di Mandalore e di immergersi nelle Acque Viventi. In questo modo l’editto di esilio sarà revocato, e l’Apostata sarà redento. Questa è la via. Le miniere di Mandalore sono state distrutte. Ma se esistessero ancora?
Dentro il mondo del Mandaloriano
Come si può immaginare dalla trama, che è solo l’inizio dell’avventura che abbiamo vissuto lungo l’episodio 1, la stagione 3 sarà quella della long way home, della lunga strada per il ritorno a casa del Mandaloriano. Un viaggio lungo vari lembi di quella galassia lontana lontana dove è ambientata la storia, con l’obiettivo di arrivare al pianeta d’origine. E allora è facile immaginare che il viaggio sarà non solo nello spazio, ma anche dentro se stesso. E nelle tradizioni, nella storia, nel Culto di Mandalore. È un viaggio che, visto l’inizio, abbiamo davvero voglia di compiere con il nostro eroe.
I Mandaloriani fanno squadra
A proposito, fin qui avevamo visto Din Djarin sempre come eroe solitario, bounty killer da western. Qui, per la prima volta, nella sequenza di apertura, vediamo un gruppo di Mandaloriani fare squadra, combattere di concerto, come un esercito, aiutarsi l’uno con l’altro per sconfiggere un pericolo. Li vediamo essere coesi, uniti, solidali. Fino a che, dal cielo, arriva l’intervento risolutore. È una sequenza in cui Jon Favreau, creatore della serie e regista, cita il suo Iron Man, come una sorta di firma, un omaggio al film che lo ha consacrato come creatore di mondi, e anche un saluto al suo passato, ora che appartiene totalmente a questo nuovo universo. In questa spettacolare prima sequenza ci abbiamo visto anche un omaggio a Steven Spielberg e al suo Jurassic Park (o al successore, Jurassic World). E, più avanti, c’è anche una curiosa citazione di James Cameron e del suo Terminator.
La strana coppia: Mando e Grogu
La terza stagione inizia con Mando e Grogu di nuovo insieme. La strana coppia, il guerriero e il bambino, funzionano per come sono assortiti. Durezza e dolcezza, imponenza e miniatura, corazza e carne. È curioso vedere insieme questi due personaggi. Di uno dei due non vediamo mai il volto, ma sentiamo solo la voce. Dell’altro non sentiamo la voce, ma ha degli occhi e un volto incredibilmente espressivi. Ed è un segno dei tempi che l’espressività sia demandata a un personaggio digitale (Grogu è ormai di diritto nella galleria dei migliori personaggi creati al computer) e limitata nel caso dell’attore in carne ed ossa (ed armatura).
IG-11: robotica e ruggine
In questo primo episodio ci troveremo sul pianeta Nevarro, sull’Orlo Esterno, e ritroveremo l’Alto Magistrato Karga (Carl Weathers, l’indimenticabile Apollo Creed di Rocky). Su questo pianeta viviamo dei momenti di puro cinema western, contaminato con il cinema di pirati. È sempre qui che ritroviamo IG-11, il droide che avevamo conosciuto nelle stagioni precedenti. È grazie a lui che, per un attimo, veniamo trasportati nel mondo di Terminator. Ma grazie a lui capiamo anche il cuore del mondo di Star Wars, quello che continua ad affascinarci. È quella tecnologia “vintage”, o “retrofuturistica”: è qualcosa che sa di futuro ma che ha qualcosa di medievale, che sa di robotica avanzata ma anche di ruggine.
The Mandalorian: il prodotto migliore della nuova era di Star Wars
The Mandalorian si conferma, insieme a Rogue One, il prodotto migliore della nuova era di Star Wars, quella che, sotto l’egida Disney, ha fatto ripartire la macchina creata da George Lucas, con 5 film e 3 serie (restando alle live Action). The Mandalorian è l’esempio di come si possa creare una nuova mitologia restando ancorati al terreno da cui traeva vita la saga originale, legandosi in parte ad essa (Grogu, che riprende Yoda, è il nesso più evidente), ma senza dipendere troppo dalle sue storie e dai suoi personaggi. Questa è la via. È una serie da manuale, una storia universale, in grado di affascinare un pubblico di tutte le età: dai bambini ai grandi. Perché ritornano bambini.
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Conclusioni
Come vi raccontiamo nella recensione di The Mandalorian 3×01, la nuova stagione è introspettiva e perfettamente spettacolare: è western, è un film di pirati, è space opera. Un perfetto prodotto Star Wars.
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Voto ScreenWorld