Quello di The Last of Us è un mondo freddo. I superstiti sono diventati cinici, il loro cuore si è indurito. Lutti, rimpianti, sensi di colpa hanno reso il loro sangue glaciale, lo stesso che serve per non fare rumore in prossimità degli infetti o quello che serve per prendere decisioni improvvise, prendere la mira e sparare.
È un mondo freddo di morte, abitudinaria, che lascia i sopravvissuti inermi, costretti a farci i conti quotidianamente.
È un mondo congelato, come le persone, costrette a vivere in un limbo continuo, arresi dai ricordi.
È il mondo in pieno inverno quello che ci viene presentato nel nuovo episodio della serie HBO di Craig Mazin e Neil Druckmann, in esclusiva su Sky e NOW. La stagione più fredda, per la natura e l’uomo. In questa nostra recensione di The Last of Us 1×06 cercheremo di ritrovare un calore a lungo dimenticato, lo stesso che abbraccerà i protagonisti della storia. Un lieve tepore per le mani e per l’anima. Un focolare che ha il sapore di famiglia e che scioglierà cuori rimasti a gelidi troppo a lungo, in un episodio di grande intensità.
The Last of Us
Genere: Horror
Durata: 55 minuti ca.
Uscita: 20 febbraio 2022 (Sky, NOW)
Cast: Pedro Pascal, Bella Ramsay
La trama: la neve si scioglie
Sono passati tre mesi dagli eventi tragici che hanno concluso l’episodio precedente. Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) hanno ripreso il proprio viaggio attraverso l’America, cercando informazioni su Tommy, il fratello di Joel. Nel frattempo, è arrivato l’inverno, rendendo ancora più difficile la traversata. Spostandosi sempre più verso est, i due avranno modo di condividere i loro sogni, i loro rimpianti, creando sempre più quello che appare un dialogo. Un giorno, i due arrivano su una cittadina fortificata di nome Jackson, dove Joel incontrerà nuovamente Tommy (Gabriel Luna), che ha qualche novità da raccontargli.
Jackson è una cittadina costruita e fortificata, dove i sopravvissuti sono riusciti a trovare un equilibrio e vivono in serenità e armonia. Una parentesi di umanità in un mondo ormai divorato dagli infetti e dalla natura. È il tempo quindi di scaldarsi, di riprovare sentimenti assopiti, di risentirsi vivi. Per la prima volta dall’inizio della serie, c’è un senso di pace e tranquillità nella visione dell’episodio. Ci si sente al sicuro e abbiamo occasione di approfondire la psicologia dei personaggi principali, che sottolineano la loro rivalsa sugli eventi. Perché a ogni Joel che si è sentito bloccato in quel tragico settembre del 2003, c’è un Tommy che, invece, è riuscito a guardare avanti, verso il futuro. Nel frattempo, si dovrà prendere una decisione importante sul destino di Ellie, che potrebbe cambiare per sempre l’impegno di Joel.
Pedro Pascal is on fire
Questo sesto episodio ha un vero e unico grande protagonista: Pedro Pascal. Joel è stato un personaggio presente sin dal primo episodio, una certezza, una colonna portante della serie. L’eroe e il protagonista con cui empatizzare sin da subito, ma anche il personaggio più nascosto, nonostante sia sempre in bella vista. Un muro impenetrabile. Un personaggio marmoreo, chiuso, freddo, un punto fisso e fermo che ci donava una sicurezza quasi scontata. Il lutto che deve ancora riuscire a elaborare (e che in questo episodio torna a essere preponderante) gli ha impedito di mostrare altri lati del suo carattere. Sino all’arrivo a Jackson e all’incontro col fratello.
È nel calore di quell’abbraccio che Pedro Pascal finalmente dà prova di tutto il suo talento, sino a questo momento un po’ soffocato. Gli bastano un paio di sguardi con gli occhi che mano a mano diventano sempre più lucidi, il modo in cui agisce e cammina, come il suo volto si indurisce durante una discussione, per dimostrare quanta umanità e profondità e conflitto ci siano all’interno di Joel. Per lo spettatore è come poter finalmente notare una crepa su quel muro che sembrava impenetrabile, riuscendo a scorgere dentro una stanza più luminosa.
Mettere a fuoco i protagonisti
Tutto l’episodio è costruito per aprire l’ultimo atto della stagione e regalare una forza emotiva non indifferente alle sequenze conclusive. Il punto di vista della storia è ormai duplice: se all’inizio Joel era l’assoluto protagonista che catapultava lo spettatore all’interno del mondo post-apocalittico della serie, arrivati a questo punto della storia ci rendiamo conto che, per molti episodi, il nostro sguardo sulle vicende combaciava con quello di Ellie.
In questa duplice empatia, su cui l’episodio gioca parecchio, alternando due storyline dedicate ai due protagonisti, inizialmente parallele e poi combacianti, ci ritroveremo a comprendere in misura maggiore i pesi emotivi che portano con sé.
Si tratta, quindi, di un episodio che rinuncia alla parte action, che ha trovato sfogo la scorsa settimana, per prediligere dialoghi, conversazioni, comportamenti, psicologie (e che belle alcune sequenze nella loro incredibile semplicità, capaci di emozionare e mostrare la solitudine attraverso una semplice camminata). Con l’utilizzo di una camera a mano ben dosata, in grado di entrare in una dimensione intima e personale, la regista Jasmila Žbanić mette a fuoco i personaggi, inseguendoli e cullandoli nell’inquadratura, graffiando la loro superficie grezza e compatta per scalfirli e lasciare che si aprano a noi. Dopo quest’ora di televisione non solo avremo maggiore consapevolezza del passato e del carattere di Joel ed Ellie, ma acquisteremo anche un nuovo punto di vista inedito che da una parte ci proietta verso le fasi finali della storia e, d’altro canto, ci spinge a voler ricominciare l’avventura dal primo episodio, con questo sguardo rinnovato.
Intorno al focolare
Curioso che proprio in un episodio invernale si cerchi il calore del fuoco domestico. Fuoco che acquista via via sempre più importanza all’interno dell’episodio: per le confessioni e i desideri di una vita alternativa, per una presa di coscienza e di empatia, per il ribollire interiore di un personaggio. Questa ricerca del calore, essenziale per dimostrare di essere vivi e umani, si traduce anche in un sentimento primigenio del racconto stesso. The Last of Us dimostra di essere un’opera diversa e straordinaria, relegando l’apocalisse sullo sfondo, ma approcciandosi come una grande epica da raccontare intorno al fuoco e nel quale trovare conforto riscoprendo un’umanità considerata perduta e sentirsi appartenere a una famiglia.
Proprio sulla famiglia, perduta, ritrovata, creata, si concentra l’aspetto tematico del sesto episodio della serie. Tra spettri del passato e nuovi legami si compie il confronto tra il rimanere bloccati o il proseguire, tra la stanchezza e la vitalità.
Per questo motivo l’ultimo elemento caldo dell’episodio si dimostra essere quello più interiore. Il sangue, che scalda le mani e che fluisce, che sancisce la differenza tangibile tra i vivi e i morti. Un altro tipo di calore, ma che assomiglia a quello del focolare di casa.
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La recensione in breve
Il sesto episodio di The Last of Us (1x06) ci offre un capitolo intimo ed emozionante, dove al freddo dell'inverno si contrappone un ritrovato calore da parte dei protagonisti. La regia di Jasmila Žbanić accompagna lo sguardo dello spettatore in un racconto delicato e interiore. Pedro Pascal regala un'interpretazione sorprendente e dona nuove profondità a Joel, schiudendo finalmente il suo carattere duro e riservato.
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Voto ScreenWorld