Un cavaliere con la testa mozzata. Un paladino con un arto amputato. Un prode guerriero spogliato del suo onore. A questo assomiglia il film di David Lowery visto sul piccolo schermo. È davvero difficile scrivere la recensione di Sir Gawain e il Cavaliere Verde senza amaro in bocca, senza avvertire il dispiacere della grande occasione mancata. L’affascinante fantasy allegorico pensa in grande nonostante il basso budget (12 milioni di dollari), ha l’ambizione delle opere visionarie e il destino dei cult. Siamo certi che con il passare degli anni Sir Gawain e il Cavaliere Verde verrà conservato come una piccola gemma da custodire, ricordato come un film prezioso da tramandare tra cinefili. Perché The Green Knight (questo il suo titolo originale) ha tutti gli ingredienti del miglior cinema d’autore: ricercatezza estetica, spunti metaforici e fiducia nel pubblico. Per questo dispiace doversi “accontentare” di Prime Video, dove è disponibile dal 16 novembre, quando il grande schermo sarebbe stato il suo legittimo regno. Nonostante lo svantaggio iniziale, Sir Gawain e il Cavaliere Verde è riuscito comunque a conquistarci con l’avventura solitaria del suo non-eroe e soprattutto a ipnotizzarci con la forza delle immagini che raccontano da sole. La forza primitiva del cinema nel potere antico del fantasy. Cos’altro chiedere di più?
Sir Gawain e il cavaliere verde (2021)
Genere: Fantasy
Durata: 130 min.
Uscita: 16 novembre 2021 (Amazon Prime Video)
Attori: Dev Patel, Alicia Vikander, Joel Edgerton
Perdere la testa, trovare il coraggio
Cos’è un uomo se non la storia che ha vissuto? Chi siamo senza i racconti del nostro passato? Non serve essere cavalieri della Tavola Rotonda per certi dilemmi, eppure Gawain non ha risposte. Uomo senza imprese alle spalle, il nostro bivacca alla corte di suo zio re Artù, costretto a guardare gli altri cavalieri dal basso verso l’alto. Gawain non ha leggende da narrare, non ha un mito che lo preceda. E così durante la notte di Natale coglie al balzo una ghiotta occasione arrivata dal nulla. Il misterioso e inquietante Cavaliere Verde fa irruzione nel palazzo di Artù e propone agli astanti una sfida. O meglio, un gioco. Chiunque può colpirlo liberamente con la consapevolezza che, un anno dopo, lui avrebbe ricambiato la stessa identica azione. Gawain, mosso da un moto di vanagloria, sfrutta l’occasione per decapitare il Cavaliere Verde. La strana creatura, però, si rialza, prende la sua testa e fugge via, ricordando a Gawain che da lì a un anno gli avrebbe restituito il favore. Una premessa semplice, che rievoca le trame dei racconti antichi. Cosa che Sir Gawain e il Cavaliere Verde effettivamente è. Tratto dall’omonimo poema epico-cavalleresco del XIV secolo, The Green Knight affonda le sue profonde radici nel folklore inglese (e gallese) attraverso una storia impregnata di onore da dimostrare e coraggio da trovare. Tutte cose che Gawain dovrà dimostrare solo e soltanto a sé stesso.
In compagnia del fardello
La bellezza di questo film atipico è tutta nel desiderio di andare contro i canoni del genere. Laddove il fantasy è sempre stato sinonimo di coralità, di compagnie di avventurieri e di popoli in guerra tra loro, Sir Gawain e il Cavaliere Verde stringe subito il cerchio attorno al suo protagonista e gli fa terra bruciata attorno. Un cerchio che assomiglia a un cappio che mette il personaggio di Dev Patel alle prese con i suoi limiti e le menzogne che racconta a sé stesso. Lowery va controcorrente, svuota il fantasy di epica e si sofferma sull’intimità di un uomo in cammino verso la propria consapevolezza. La sua è un’avventura in solitaria, dentro un mondo minaccioso ma deserto, mai rigoglioso, mai vitale. L’avventura di Gawain procede dentro foreste fitte e lande desolate, ma è prima di tutto un cammino nella sua coscienza. Per questo Lowery rinuncia a qualsiasi forma di azione, calando il film dentro un’atmosfera ovattata e ritmi pazienti. The Green Knight ammalia, non trascina. Suggerisce senza rendere chiaro ogni passaggio. Lowery ha forgiato un film misterioso, criptico, per alcuni persino respingente. Un film che si fida del pubblico, a cui regala una marea di spunti tutti da interpretare. Sir Gawain e il Cavaliere Verde è un’opera che non si taglia la testa da sola, perché sopravvive alla visione. Un film che rimane dentro gli occhi di chi si è goduto il viaggio senza pretendere di conoscere la meta.
Dentro un libro illustrato
Scuotere, avvolgere e rimanere impressa. Questo riesce a fare l’avventura di Sir Gawain. È questa la sua impresa, soprattutto quando ci ricordiamo che è stata saccheggiata del grande schermo. Impossibile parlare di The Green Knight senza sottolineare l’eccezionale messa in scena studiata ad arte da un David Lowery particolarmente ispirato. Avevamo già notato più volte il suo amore per la composizione delle immagini e per fotogrammi capaci di raccontare tutto senza dire niente. Era successo nello splendido Storia di un fantasma, e succede anche qui, con una marea di frame che sembrano usciti da un libro illustrato. Camera fissa e movimenti di macchina studiati nei minimi dettagli ci trasportano dentro un mondo rigido, dove ogni personaggio è inquadrato nel suo ruolo. Un immaginario dove anche la Natura sembra non avere mai grande respiro, come soffocata dall’ingordigia degli uomini. Il tutto sottolineato da una fotografia a tratti eccelsa (fatta eccezione per qualche sequenza davvero troppo scura e poco leggibile), dove tante sfumature cromatiche accompagnano l’incedere del protagonista. Dal verde della paura al rosso del coraggio. Il percorso di un vile alla ricerca del proprio valore e di un regista che ha non hai smarrito il proprio coraggio lungo la via.
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Conclusioni
Visionario, criptico e ispirato, Sir Gawain e il Cavaliere Verde rilegge il genere fantasy in ottica intimista. Il tutto impreziosito da una regia accuratissima, capace di trasportare dentro un viaggio visivo indimenticabile.
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Voto ScreenWorld