Dodicenni in bicicletta durante la notte dopo Halloween si aggirano per le strade deserte di Cleveland. Siamo nel 1988 e qualcosa di molto, molto strano sta per abbattersi su questo gruppo di adolescenti. Premesse che lasciano spazio a un pensiero inevitabile: “Ah, ok. Prime Video ha appena sfornato il suo Stranger Things”. Un pregiudizio legittimo, visto che almeno nella confezione la nuova serie Amazon sembra strizzare l’occhio ai cuginetti di casa Netflix. Però, come spesso capita, i pregiudizi sono superficiali. Superficiali e miopi.
Per questo nella nostra recensione di Paper Girls, di cui abbiamo visto i primi due episodi (su otto totali), cercheremo di spiegarvi perché il viaggio di queste quattro ragazzine porta in posti molto lontani da Hawkins. Tratto dal bellissimo fumetto scritto da Brian K. Vaughan e disegnato da Cliff Chiang (edito in Italia da Bao Publishing), Paper Girls è soprattutto un gioco di specchi. Un’avventura tormentata che porta delle ragazzine ad affrontare cose molto più grandi loro. Come quel mostro spietato chiamato adolescenza.
Paper Girls
Genere: Fantascienza/Drammatico
Durata: 45 minuti ca./8 episodi
Uscita: 29 luglio 2022 (Prime Video)
Cast: Sofia Rosinsky, Camryn Jones, Riley Lai Nelet
La trama: meteo color magenta
Il mandato di Ronald Reagan è agli sgoccioli. Presto gli Stati Uniti dovranno scegliere il loro nuovo presidente tra il repubblicano George W.H. Bush e il democratico Michael Dukakis (spoiler: vincerà il primo). Dalle parti di Cleveland l’impronta reaganiana si avverte tutta, ed è per questo che si dorme con un cuscino sopra la pistola, molti hanno paura dei russi e gli zoticoni di turno non vedono di buon occhio asiatici e afro-americani.
Tra le strade della città un gruppo di ragazzine consegna giornali porta a porta. Peccato che le Paper Girls abbiano scelto la notte sbagliata per fondare il loro team. Lo dimostra uno straniante cielo color magenta sulle loro teste. Perché stranezze sempre più grandi iniziano a incuriosirle, a spaventarle, per poi scaraventarle dentro una dimensione molto lontana dalla loro zona di comfort. Non vi diciamo di più, perché Paper Girls ha il sapore del mistero da svelare poco per volta. Per cui, invece di raccontarvi dove si trova la scacchiera, preferiamo presentarvi le pedine di questo gioco dalle regole bizzarre.
Le protagoniste: ragazze accartocciate
A proposito di zone di comfort, sappiate che Paper Girls vi farà sentire a casa. Le quattro ragazzine protagoniste (tutte dodicenni), infatti, ricalcano alla perfezione i classici stereotipi dei romanzi di formazione adolescenziali. La protagonista Erin è la tipica ragazzina insicura, Mac la tipa tosta che ostenta sicurezza, Tiffany l’intelligente del gruppo, KJ la figlia di papà che vuole scrollarsi di dosso la scomoda etichetta. Se i caratteri in gioco sono quelli tipici, la narrazione di Paper Girls stravolge subito ogni forma di rassicurante routine con un prologo in cui lo straordinario irrompe subito nell’ordinario. Succede prima in modo graduale, con piccoli elementi stranianti, e poi con una valanga inarrestabile di eventi assurdi da cui è difficile tornare indietro.
E nonostante tutte le ragazze abbiano soltanto voglia di tornare a casa, è difficile che tutte loro tornino davvero quelle di prima, perché il viaggio de-scritto da Brian K. Vaughan nel fumetto non prevede ritorni allo status quo. Tutto cambia, ogni cosa viene rimodellata. Proprio come accade durante l’adolescenza, dove crescere fa spesso rima con sofferenza. Va detto che dopo un pilot più interessato a smuovere la storia che a presentare i personaggi, Paper Girls cresce alla distanza, riuscendo a ritagliarsi qualche momento più intimo e profondo grazie all’interazione tra le ragazze.
Una serie impreziosita da un ottimo casting, che renderà felici i fan del fumetto per aderenza ai personaggi e somiglianze. Peccato che lo show non sia proprio memorabile nella messa in scena, compromessa da un montaggio e da una regia a tratti confusionari e poco ispirati. Un gran peccato, perché il materiale narrativo è pieno di spunti intriganti, che fanno subito avvertire al pubblico di essere sopra la punta di un iceberg profondissimo.
Senza nostalgia
Se Paper Girls non è affatto “la risposta di Amazon a Stranger Things” è anche merito del suo approccio anti-nostalgico. Non c’è celebrazione di quel decennio, e al di là di qualche citazione lampante fine a sé stessa (Nightmare e Ghostbusters su tutte), la serie non si crogiola mai nella rievocazione di quell’immaginario, che sembra soltanto un pretesto iniziale, un punto di partenza da cui smuovere storia. Paper Girls usa il passato come parametro di paragone, come mondo ovattato pieno di aspettative che devono poi scontrarsi con la realtà dei fatti. I suoi anni Ottanta sono un nido di belle speranze che vengono subito catapultate altrove. Perché queste quattro ragazzine devono subito fare i conti con le con i propri desideri, le proprie delusioni e con la voglia di capire chi siano e dove siano dirette.
Un grande romanzo di formazione che ha bisogno di un grande terremoto per scuotere la vita di quattro adolescenti tutte da scoprire. La sensazione è che Amazon abbia puntato su di loro in silenzio (proprio come fece Netflix esattamente sei anni fa in un giorno di luglio con Stranger Things), con la serie presentata a fari spenti. La luce, forse, dobbiamo accenderla noi con un po’ di curiosità verso una storia di ragazzine stropicciate tutte da scoprire.
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La recensione in breve
No, Paper Girls non è lo Stranger Things di casa Prime Video. Non lo è perché lo show tratto dall'omonimo fumetto usa gli anni Ottanta come pretesto. Punto di partenza per un viaggio destabilizzante, tutto dedicato a un gruppo di ragazzine costrette ad affrontare il demone interiore dell'adolescenza, che si alimenta di speranze e delusioni.
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Voto ScreenWorld