“Angeli sulle nostre spalle” diceva Tom Hanks alla fine di Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg. Mentre stava per perdere la vita in uno scontro, dal cielo era arrivata l’aeronautica, erano arrivati gli angeli dall’alto a salvare lui e i suoi. Anche se quelli erano dei caccia e questi sono dei bombardieri, abbiamo pensato spesso a quella frase guardando i primi episodi di Masters of the Air, la serie dei produttori esecutivi di Band of Brothers e The Pacific, che proprio loro: Steven Spielberg e Tom Hanks, con Gary Goetzman.
La serie è disponibile su Apple TV+ il 26 gennaio 2024 con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì, fino al 15 marzo. Apple Tv+ presenta così Masters of the Air: “è un vero e autentico successo cinematografico sia in termini di scala, che di portata”. Già, la nuova serie è proprio questo, e il pensiero corre più volte proprio a Salvate il soldato Ryan: è puro cinema, e questo da un lato gratifica chi la guarda. Dall’altro, fa sorgere un grande rimpianto. E se questa serie fosse stato un film? Se lo avessimo potuto vedere su un grande schermo? Per questo scrivere la recensione di Masters of the Air significa riflettere sul senso della produzione di oggi, sul rapporto tra cinema e serie, tra schermo grande e schermi piccoli. Anche perché sulla serie non ci sono dubbi: è impeccabile.
Genere: Bellico
Durata: 9 episodi da 50 minuti circa
Uscita: 26 gennaio 2023 (Apple Tv+)
Cast: Austin Butler, Callum Turner, Barry Keoghan
I raid di bombardamento sulla Germania nazista
Basata sull’omonimo libro di Donald L. Miller e sceneggiato da John Orloff, Masters of the Air segue gli uomini del 100° Gruppo Bombardieri (il “Bloody Hundredth”) alle prese con pericolosi raid di bombardamento sulla Germania nazista in condizioni proibitive, dovute al gelo, alla mancanza di ossigeno e al terrore di un combattimento condotto a 25.000 piedi di altezza. Il prezzo psicologico ed emotivo pagato da questi giovani uomini che hanno contribuito a distruggere l’orrore del Terzo Reich di Hitler è alto. Alcuni vengono abbattuti e catturati, altri feriti o uccisi. Altri hanno la fortuna di tornare a casa.
Aerei che tremano, che fanno venire il vomito
Quegli “angeli sulle nostre spalle”, quegli aerei, in Salvate il soldato Ryan erano visti dal basso, da chi stava a terra, la fanteria. Sembravano librarsi leggeri, liberi, quasi al riparo da ogni rischio. Così come gli aerei (i caccia contemporanei) di Top Gun, anche se cadono in combattimento, non danno mai davvero l’idea della morte, quanto del sogno di Icaro, il sogno umano di volare. Qui è diverso. Siamo spesso su quegli enormi aerei, aerei che tremano, che fanno venire il mal d’aria e il vomito, aerei che sembrano stare in aria per miracolo. Non è affatto facile per chi è lassù in aria. A volte le nuvole non ti fanno vede niente. Sotto a te c’è la contraerea, con quei fumi che salgono come fuochi fatui ma sono bombe. Attorno a te ci sono i caccia che ti mitragliano. E, se vieni abbattuto, e riesci a salvarti la vita, ti trovi in territorio nemico.
Che cosa sarebbe Masters of the Air se fosse un film?
Masters of the Air ha una qualità davvero cinematografica. Alla regia ci sono Anna Boden, Ryan Fleck, Cary Joji Fukunaga, Dee Rees e Tim Van Patten. È cinema nella grandezza della produzione, e nell’impostazione stessa delle immagini. E allora, mentre guardi quelle evoluzione in cielo, quei voli spettacolari di quei colossi dell’aria, i panorami da cinemascope entro i quali si muovono, da un lato godi e da un lato soffri. Stai apprezzando tutto, ma ti chiedi che cosa sarebbe Masters of the Air, se fosse un film (o, perché no, una saga cinematografica), se potessi vederlo sul grande schermo.
E allora ci si chiede davvero il senso della nuova golden age delle serie tv. Produttori come Apple, con i loro progetti, ci stanno davvero regalando delle perle. Ma non è che ci stanno anche togliendo dei potenziali grandi film? Certo, oggi distinguere tra cinema e serie è inutile, ma a volte è davvero un peccato che storie come queste vengano tolte al grande schermo.
Il cinema è la vita senza le parti noiose: e le serie?
Alfred Hitchcock diceva che il cinema è la vita senza le parti noiose. E allora, probabilmente, se Masters of the Air fosse stato un film si sarebbe concentrato sull’azione, sulle battaglie. E non avremmo visto quelli che, in apparenza, sembrano i tempi morti. Parliamo delle scene di quella che è la vita in guerra, mentre non si combatte. E invece, per fortuna, qui quelle scene di sono, e sono importantissime. Spiegano che cos’è la vita per un soldato in quei momenti: non sei in battaglia, non stai rischiando la vita, ma non sei comunque libero.
E quegli sprazzi di vita provi a prenderteli lo stesso: e allora ecco le scazzottate con i commilitoni, le corse in bicicletta nei corridoi della caserma, i balli in cui incontrare un amore che non sai se potrai portare avanti, perché non sai, ogni volta che metti piede su quell’aereo, se tornerai a casa.
Austin Butler, Callum Turner, Barry Keoghan: i prossimi divi
È proprio una scena d’amore, fuori dalla caserma, ma a Londra, una delle più forti dei primi episodi. I protagonisti sono Joanna Kulig, l’attrice polacca che ci aveva fatto innamorare tutti in Cold War, e che lo fa di nuovo anche qui, cresciuta, cambiata nel fisico e forse ancora più sensuale, e Callum Turner, l’attore che avevamo visto come giovane protagonista di The Only Living Boy in New York: anche lui cresciuto, da cucciolo è diventato un attore con una presenza scenica degna di un divo anni Quaranta. Sì, Masters of the Air ha il pregio di lanciare un rat pack di attori giovani in rampa di lancio per diventare i prossimi divi di Hollywood.
Insieme a Callum Turner spiccano Barry Keoghan, appena visto in Saltburn, con i suoi occhi blu e quel viso inconfondibile, e soprattutto Austin Butler, il protagonista di Elvis: stesso ciuffo, ma biondo, occhi azzurri profondi e mascella quadrata, è perfetto per essere il prossimo eroe americano del cinema. Il suo personaggio è come se fosse il fratello maggiore di Elvis, arruolato nell’esercito, ma per combattere davvero. È grazie a questi attori, e a tutti gli altri di un cast perfetto, che questa storia entra dentro. Masters of the Air è Gli angeli dell’inferno dei nostri tempi. E non va al cinema, ma in streaming, su ogni schermo. Anche questo è un segno dei tempi.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Come abbiamo scritto nella recensione di Masters of the Air, la serie è puro cinema: da un lato gratifica chi la guarda, dall’altro, fa sorgere il rimpianto e chiedersi cosa sarebbe se fosse stata un film. Fa riflettere sul senso della produzione di oggi, sul rapporto tra cinema e serie. Anche perché sulla serie non ci sono dubbi: è impeccabile.