Tutti conoscono Paolo Escobar e il suo impero illegale del narcotraffico, eppure non si può dire lo stesso di Griselda Blanco che non solo era capace di tenere testa al suo amico d’infanzia ma era anche l’unica persona di cui Escobar stesso avesse paura. Ma questa è tutta un’altra storia. Quella raccontata dalla serie Netflix esplora invece la vita di quella che, ancora oggi, è nota ai più come la regina della droga.
Una donna spietata quanto spregiudicata che, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, riuscì a mettere in piedi un impero da due miliardi di dollari. Un soggetto affascinante quello di Griselda che, dopo anni di serie tv e film che hanno messo al centro personaggi maschili, va a esplorare una figura femminile sì negativa, ma capace di portare con sé una narrativa diversa sulla rappresentazione della donna. Peccato però che, nonostante delle buone premesse, la serie si avviluppi dentro se stessa perdendo mordente dopo i primi episodi. La dimostrazione che la serialità non è sempre la risposta giusta a qualunque soggetto anche se alle spalle c’è il creatore di Narcos e Narcos Messico Eric Newman. Ve ne parliamo meglio nella nostra recensione.
Griselda
Genere : Drammatico
Durata: 6 episodi da 60 minuti circa
Uscita: 25 gennaio (Netflix)
Regista: Andrés Baiz
Donne senza etichette
Miami anni Ottanta. Griselda Blanco e i suoi tre figli scappano dalla Colombia fino a Miami; desiderosa di rendersi indipendente dagli uomini che l’hanno sempre sfruttata la donna sceglie di iniziare il proprio business della droga facendosi innumerevoli nemici e diventando una delle personalità più ricercate del cartello di Medellín. Ripercorrendo solo una parte della vicenda della protagonista, la serie ne analizza nel dettaglio l’ascesa e la caduta andandosi a concentrare su tutte le difficoltà che una donna può incontrare in un mondo di criminali. E non solo.
Griselda è una donna marchiata a sangue dalla malavita e tutti gli uomini che, da sempre, hanno cercato di esercitare un potere su di lei; la volontà di costruire il suo impero e la sua spietatezza vanno quindi di pari passo con una ricerca di auto-affermazione che, pure in un contesto illegale – il solo che lei abbia mai conosciuto, fanno di lei una donna potente e fuori dagli schemi. Interpretata da un’ispirata Sofía Vergara, Griselda esce dai soliti cliché della donna criminale: di solito relegata al ruolo di comprimaria o compagna del malavitoso principale.
Perché Griselda Blanco è la regina della droga, ma è anche una madre e un’amante; è protettiva con i suoi figli e spietata con quelli degli altri. Una donna senza etichette che trova la sua nemesi in June Hawkins, professionista dell’intelligence spesso messa da parte dai suoi colleghi proprio per il suo essere donna e il cui intervento sarà fondamentale per riuscire a incastrare la narcotrafficante.
Un racconto eccessivamente dilatato
Se da una parte, come abbiamo detto, Griselda funziona soprattutto per la sua capacità di ritrarre una figura femminile di stampo malavitoso in modo differente rispetto a quanto siamo abituati, dall’altro risulta invece un po’ zoppicante. Sebbene sia caratterizzata da un impianto narrativo semplice e lineare, dunque non complesso da seguire, la serie sceglie infatti di concentrarsi solo sugli anni di Miami, lasciando da parte tutto il background di Griselda – che invece sarebbe stato interessante approfondire, e dando molto spazio alle sue relazioni con i membri del cartello.
Il risultato è una perdita di ritmo complessivo e dell’appeal del personaggio stesso che avrebbe potuto essere valorizzato in modo diverso; magari con un film di due ore e mezza che riuscisse a indagare il personaggio dall’inizio alla fine rendendolo più incisivo per tutto il suo arco. Sotto questo punto di vista Griselda è la prova che non sempre la serialità è chiave migliore per adattare un soggetto; nel caso specifico questa dilatazione eccessiva si sente e sembra annacquare quello che, come abbiamo detto, è un personaggio femminile diverso e interessante. Nonostante tutto Griselda è una serie godibile, trainata da un’ottima interprete che ha il pregio di ritrarre una donna di potere distaccandosi dai soliti luoghi comuni.
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Una serie che, pur mettendo in scena un personaggio femminile particolare, si perde dentro se stessa adattando un soggetto che sarebbe stato più adatto a un lungometraggio.