I viaggi nel tempo, con tutti i paradossi di una linearità cronologica soggetta ad interruzioni e alterazioni, contraddistinguono da sempre un filone cinematografico molto specifico, a cui ha attinto spesso la fantasia di autori delle più varie epoche e latitudini. A uno dei titoli più recenti del suddetto filone, la commedia australiana Come se non ci fosse un domani di Josh Lawson, è ispirato il quarto lungometraggio diretto dal regista romano Alessandro Aronadio, anche autore della sceneggiatura insieme a Renato Sannio. Apriamo dunque la nostra recensione di Era ora, presentato al Festival di Roma 2022, illustrando l’elemento al cuore del racconto: il salto temporale che trasporta il protagonista Dante direttamente da un compleanno all’altro, saltando a piè pari gli altri trecentosessantaquattro giorni delle sue annate.
Genere: fantastico, sentimentale
Durata: 109 minuti
Uscita: 16 marzo 2023 (Netflix)
Cast: Edoardo Leo, Barbara Ronchi, Mario Sgueglia, Francesca Cavallin
La trama: fra Ricomincio da capo e Canto di Natale
A quattro anni di distanza dalla sua precedente pellicola, Io c’è, Aronadio torna a collaborare con Edoardo Leo, qui nei panni di un everyman impegnato a destreggiarsi in un difficile equilibrio tra gli impegni professionali e gli affetti privati. Il suo Dante, anziché attraversare le tre dimensioni dell’oltretomba, si ritrova a ‘correre’ lungo il proprio futuro sotto il segno di gigantesche ellissi, che gli impediscono di mantenere il controllo sulla propria vita e di godere appieno delle relative soddisfazioni (inclusa la nascita di una bambina). L’espediente narrativo adottato in Era ora costituisce, del resto, un contrappasso fin troppo emblematico per il protagonista: poiché Dante dedica fin troppo tempo al proprio lavoro di assicuratore, la sua ‘maledizione’ lo priva di un tempo che gli scivola – letteralmente – fra le dita. Se il meccanismo alla base della trama sembra dunque una variante del cult Ricomincio da capo di Harold Ramis, con una ciclicità a cui pare impossibile sottrarsi, lo spirito alla base del film non può non ricordare il Canto di Natale di Charles Dickens, con il suo monito legato all’autentico significato dell’esistenza umana.
La coppia in crisi di Edoardo Leo e Barbara Ronchi
In tale ottica, il messaggio di Era ora appare lampante fin da subito (e forse perfino troppo schematico): la contrapposizione tra lavoro e famiglia è risolta totalmente in favore di quest’ultima, secondo un approccio manicheo che comunque non compromette la piacevolezza e l’efficacia complessive del film. Un merito da attribuire ad alcuni notevoli spunti brillanti (a partire dalle gag sul nome della figlia di Dante), a un umorismo che non risulta mai eccessivo né forzato e all’amalgama ben riuscito fra la commedia, l’introspezione e qualche pennellata drammatica, con toni più sommessi e malinconici nella seconda parte dell’opera. Al fianco di un convincente Edoardo Leo, ‘stropicciato’ proprio come richiede il suo personaggio, Barbara Ronchi (la fidanzata trascurata di Dante) si dimostra una comprimaria di grande carisma, in grado di conferire alla figura di Alice una dolcezza non stucchevole e note di deliziosa eccentricità.
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La recensione in breve
Pur facendo leva su una struttura narrativa fanta-temporale che richiama innumerevoli film precedenti, Era ora non manca di suscitare l’empatia del pubblico in virtù di un racconto in cui comicità e riflessione intimista sono bilanciati in maniera assai abile. Alessandro Aronadio firma una commedia che, nella sua sostanziale semplicità, ha la saggezza di evitare gli eccessi di patetismo e di valorizzare l’alchimia fra i due protagonisti, Edoardo Leo e Barbara Ronchi.
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Voto ScreenWorld