Parigi o Chicago? Madeline o Sylvie? Gabriel o Alfie? Questi sono gli interrogativi con cui si è conclusa la seconda stagione di Emily in Paris e che sono destinati ad aprire la terza. In sostanza, dunque, il pubblico è stato lasciato con il fiato in sospeso in attesa di capire effettivamente quali passi avrebbe fatto la poco decisionista Emily per cambiare la propria esistenza. Senza rivelare troppo, chiariamo subito che nulla accadrà facilmente, in perfetto stile Cooper, fatta eccezione per un particolare: un piccolo cambio di look.
Nell’anno in cui la frangetta sembra essere tornata prepotentemente di moda, anche Emily decide di armarsi di forbice e dare un taglio netto. D’altronde quando s’inizia un nuovo capitolo della propria vita a mostrare i primi segnali di cambiamento sono sempre i capelli. Per quanto riguarda il resto della vicenda, invece, è bene che i particolari non vengano svelati per non rovinare la visione della terza stagione in programma dal 21 dicembre su Netflix. Nonostante questo, però, proviamo a definire le caratteristiche di questo nuovo capitolo nella nostra recensione di Emily in Paris 3.
Emily in Paris 3
Genere: Commedia romantica
Durata: 30 minuti ca./10 episodi
Uscita: 21 dicembre 2022 (Netflix)
Cast: Lily Collins, Philippine Leroy-Beaulieu, Lucas Bravo, Ashley Park, Camille Razat, Samuel Arnold, Bruno Gouery e Lucien Laviscount
Trama: Partenze e ritorni
Nonostante si senta in contrasto con sé stessa, Emily ha preso la sua prima decisione importante: rimanere a Parigi per lavorare con Sylvie. Dopo i molti mesi trascorsi nella città e accanto ai suoi compagni di lavoro, sente di aver costruito qui un’esistenza tutta nuova aprendo un capitolo inaspettato della propria vita. Così la piccola americana sembra aver trovato finalmente il proprio posto nel mondo. D’altronde non potrebbe mai rinunciare alle sue giornate con Mindy, a condividere le ore di lavoro con Luc e Julien. Perfino la distante Sylvie ha conquistato un posto importante nei suoi affetti. Per non parlare di Gabriel che continua ad essere ancora un capitolo aperto.
Così, dopo una momentanea incertezza, in cui non riesce a rivelare a Madeline la verità, rifiuta di tornare a Chicago con lei, facendo finalmente chiarezza su un aspetto della sua vita. Per tutto il resto, invece, si viaggia ancora all’interno di una nebbia che, a seconda delle diverse situazioni, si va infittendo o diradando. I problemi più grandi vengono dalla vita sentimentale, ovviamente.
Da una parte, infatti, Alfie sembra essere la soluzione ideale per dimenticare l’amore impossibile con Gabriel. Dall’altra, però, Emily non riesce ad impegnarsi completamente in questo rapporto. Nonostante sia tornato con Camille, infatti, Gabriel continua ad avere un ruolo importante per lei.
Un sentimento che è assolutamente reciproco nonostante le apparenze possano raccontare una storia diversa. Fortuna che accanto a lei c’è sempre Mindy, pronta a darle quel coraggio che spesso le viene meno. E, quando meno lo si aspetta, ecco arrivare il plot twist, il colpo di scena grazie al quale la vita di Emily imbocca una nuova svolta. Ma, per capire bene come, si dovrà aspettare ancora.
Le caratteristiche di un gulty pleasure
Emily in Paris è arrivata alla sua terza stagione con passo svelto e ben deciso. In effetti questa piccola storia, basata essenzialmente sul fascino di una città come Parigi, sulla moda e, soprattutto, su un concetto molto americano di romanticismo all’europea, ha rappresentato uno dei successi più importanti di Netflix. Ad oggi, infatti, è ancora uno dei titoli più visti tra quelli presenti sulla piattaforma.
Ma quali sono le motivazioni di questo successo così evidente? La terza stagione rappresenta il momento giusto per tirare le fila di questo discorso. Dopo aver avuto il tempo di sviluppare la personalità della protagonista come quella dei suoi compagni d’avventura, è possibile creare una sorta di carta d’identità del progetto creato da Darren Star iniziando proprio da una delle critiche rivolte a questo prodotto fin dalla prima stagione ed accentuata nella seconda.
Secondo alcuni, infatti, Emily in Paris offre una narrazione essenzialmente superficiale e completamente distaccata dalla realtà attuale. Un concetto vero ma che, non necessariamente, costituisce un problema. Lo sarebbe se la serie avesse delle ambizioni diverse ma, trattandosi essenzialmente di un racconto dalle note romantiche, questo non deve essere percepito in nessun modo come una diminutio.
Le vicende che coinvolgono Emily, infatti, hanno lo scopo di condurre all’interno di un universo parallelo, quasi magico dove è possibile alleggerirsi e affrontare la visione con animo leggero. Una caratteristica che non viene assolutamente abbandonata nella terza stagione anche se, si decide di puntare su un senso di maggior responsabilità nell’atteggiamento dei protagonisti. D’altronde crescere e prendere decisioni comporta anche questo.
Nonostante ciò, però, il tono utilizzato continua ad essere volontariamente lieve mentre i concetti di glamour e moda assumono un significato diverso. Forse perché ormai abituati alle mise invidiabili di Emily, il loro utilizzo è meno smaccato e più funzionale a tratteggiare la personalità di una giovane donna che sta crescendo imparando il significato di appartenenza, onestà e trasparenza. Tre concetti fondamentali che vengono sviscerati proprio nei primi episodi di questa terza stagione. Perché è risaputo che, spesso, le cose più importanti si dicono con il sorriso.
Emily, Mindy e Camille; tre modi di essere donne
Rispetto alle due stagioni precedenti, la terza registra una ripartizione più equilibrata dell’asse narrativo tra le tre principali figure femminili. Questo vuol dire che, nonostante sia la protagonista della serie e la voce narrante, Emily cede il passo anche alle sue co-protagoniste. Nello specifico Mindy e Camille seguono dei percorsi narrativi dedicati a loro, delle strade parallele che non necessariamente s’intrecciano tra loro o devono essere in qualche modo comunicanti.
In modo particolare a conquistare sempre più spazio è Ashley Park che, grazie alla sua Mindy spregiudicata e un po’ folle, arricchisce la storia con dei numeri musicali inseriti in ogni puntata. Oltre a questo, poi, gli eventi che la coinvolgono verso il termine della stagione, preparano la strada ad ulteriori evoluzioni che vedremo, senza alcun dubbio, nella quarta.
Per la Camille di Camille Razat, invece, è stata progettato un doppio percorso: uno alla luce del sole ed uno celato. A tutti tranne che ad Emily, ovviamente. Questo vuol dire, in sostanza, che il personaggio si trova coinvolto in una evoluzione inaspettata che, apre una nuova finestra narrativa su di lei. Nonostante tutto, però, si ha la sensazione che questo percorso innovativo non sia stato compiuto fino in fondo, lasciando molto in sospeso e tanto ancora da dire. Probabilmente, visto l’epilogo con suspense, verrà ampiamente ripreso successivamente.
Ed alla fine ecco Emily che, con tutta la leggiadria e la grazia di Lily Collins, fa i conti con l’essere parte del mondo adulto. Come già accennato, infatti, i conflitti e le difficoltà che è destinata ad affrontare questa volta hanno una natura meno frivola ma mettono in gioco convinzioni, rapporti umani ed il concetto stesso di rispetto. Questo non vuol dire, però, che Emily stia perdendo freschezza.
Al contrario, rimane dotata della capacità innata d’interpretare la realtà che la circonda con schemi semplici, utilizzando un personale senso pratico per destrutturare e semplificare. Caratteristiche che non definiscono certo una personalità superficiale ma in grado di alleggerire, trovando soluzioni pragmatiche per i suoi sogni. Che poi non siamo sempre giuste, questo e tutto un altro discorso.
Sylvie, una protagonista annunciata
In questa stagione dove le figure maschili non sono latitanti ma assumono un ruolo nettamente secondario, il personaggio di Sylvie merita un discorso a parte. Presentata come l’anti Cooper per eccellenza, simbolo di una femminilità elegantemente spregiudicata e vissuta, un passo alla volta sta perdendo la sua durezza iniziale per acquistare sempre più una dimensione propria e, soprattutto, condivisibile.
Così, all’interno di una serie dove le protagoniste raggiungono a stento i trent’anni, il personaggio interpretato da Philippine Leroy-Beaulieu, racconta un periodo ed un mondo diverso. Nel background di questa donna, infatti, c’è una ragazza vitale e scatenata che, per gestire al meglio le occasioni importanti, ha deciso di celare tutto questo sotto la parvenza di uno stile inappuntabile ed un carattere gelido con picchi di umorismo sferzante.
Tutte caratteristiche cha hanno fatto di lei la nemesi perfetta per la giovane e fin troppo entusiasta Emily. La funzionalità di Sylvie, infatti, è di stimolare in lei una crescita costante, confrontandosi con un ambiente che, apparentemente, non sembra essere così empatico. Questo compito, però, ora è concluso. Almeno questo ci viene detto con la fine della seconda stagione e l’inizio della terza. Un particolare non da poco che permette al personaggio di Sylvie di esprimere tutto il suo potenziale personale.
Per questo motivo, dunque, in questo nuovo capitolo riesce a conquistare sempre maggior spazio presentando l’immagine di una donna a tutto tondo dove l’orgoglio e l’amor proprio si fondono con un inaspettato senso della correttezza ed un bisogno d’amore che sorprende. Un ritratto che, a dispetto di tutte le critiche che alcuni possano rivolgere alla serie, è tutt’altro che superficiale e dissociato dalla realtà. Anzi, Sylvie somiglia incredibilmente a molte donne mature che, per ottenere il rispetto meritato dal punto di vista professionale, sono dovute venire a compromessi con gli aspetti più fragili della propria natura. E se non è realtà questa non sappiamo proprio cos’altro possa esserlo.
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La recensione in breve
Dopo aver sciolto alcuni dubbi lasciati in sospeso nella seconda stagione, Emily in Paris 3 offre una visione più adulta di tutti i protagonisti, mantenendo comunque il tono leggero e lieve che ha sempre caratterizzato la narrazione. La sensazione, comunque, è che ci si trovi di fronte ad un capitolo di passaggio, destinato a traghettare verso un quarto appuntamento destinato a stupire.
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Voto CinemaSerieTV