Alessandro Cattelan ha vissuto in questi vent’anni diverse vite e carriere. L’inizio su VIVA, il breve passaggio in Mediaset con il programma per bambini Ziggie e poi la lunga militanza su MTV. Il vero impatto con il grande pubblico arriva poi con Sky e i dieci anni di conduzione di X Factor. In tutta la sua carriera ha sempre cercato di affiancare all’attività da conduttore dei lavori più piccoli e autoriali. È il caso di Lazarus nel periodo MTV o la serie Potevo farlo anch’io su Sky Arte. Infine poi non possiamo non citare EPCC – E poi c’è Cattelan, programma in cui è riuscito a fondere l’anima da conduttore e quella da autore in un late show di chiara ispirazione statunitense, con un particolare rimando a The Tonight Show di Jimmy Fallon.
Dopo il suo addio a Sky in molti si erano chiesti cosa avrebbe fatto in questa nuova fase della sua carriera. Se l’annuncio del suo ruolo da conduttore agli Eurovision 2022 aveva dato una prima risposta, come vedremo in questa recensione de Alessandro Cattelan: una semplice domanda, con la nuova serie Netflix ne da una seconda. Un prodotto ibrido che lo vede nel ruolo di autore, attore e conduttore in un tentativo piuttosto evidente di alzare la sua personale asticella. Ci sarà riuscito?
Alessandro Cattelan: Una semplice domanda
Genere: Talk Show/Commedia
Durata: 6 episodi di 30 minuti circa
Uscita: 18 marzo 2022 (Netflix)
Cast: Alessandro Cattelan, Roberto Baggio, Paolo Sorrentino, Gianluca Vialli, Geppi Cucciari, Elio e Francesco Mandelli
Un prodotto unico nel suo genere…
La serie Netflix parte, come da titolo, con una semplice domanda. Il quesito arriva nei primi minuti, a porlo a Cattelan è la sua figlia maggiore: come si fa ad essere felici?
Il percorso di Alessandro Cattelan inizia così alla ricerca della risposta alla domanda più difficile che ognuno di noi si è posto almeno una volta. Un viaggio a tappe in cui ogni puntata va a sviscerare un macro-tema insieme ad alcuni ospiti: il primo episodio dedicato in qualche modo alle passioni e alla spiritualità con Roberto Baggio; il secondo alla fede con giovani rappresentanti di ogni credo e con Paolo Sorrentino; il terzo al dolore e alla morte con Gianluca Vialli; il quarto all’amore inteso sia spiritualmente che carnalmente grazie alla partecipazione a una seduta di un corso pre-matrimoniale e all’incontro con una coppia di attori porno; il quinto al consumismo e alla fuga da esso; il sesto infine tenterà di tirare le fila di tutto il percorso. Il tutto sempre inframezzato da dialoghi tra lo stesso Alessandro e lo psicoterapeuta Giorgio Piccinino, ospite fisso e ricorrente all’interno del programma.
A sorprendere e a lasciare a tratti spaesati è la natura stessa di questo prodotto Netflix. Alessandro Cattelan: Una semplice domanda è un docu-show? In larga parte sì, eppure sono facilmente riscontrabili diversi elementi fiction e nella struttura stessa che lo portano ad avvicinarsi a una vera e propria serie tv. Un ibrido, un prodotto probabilmente unico nel suo genere, almeno per quanto riguarda il panorama italiano.
.. ma non sempre centrato
Molta di questa sua unicità la si deve proprio a Cattelan che ha ideato, scritto, condotto (e in parte interpretato) tutti gli episodi della serie. Chi conosce, anche solo superficialmente, l’ex conduttore di X Factor troverà nella serie Netflix molto di lui. La passione per il calcio negli incontri con Baggio e Vialli ma presente in molte altre citazioni, l’incontro con l’amico di sempre Francesco Mandelli, la mania per gli anni ’80, l’interessamento per l’arte moderna e ovviamente quella per la musica e per il suo passato da conduttore, con quest’ultimo che traspare in particolare nell’episodio conclusivo. Il tutto portato avanti con un’ironia quasi esasperata e onnipresente, molto più che in qualsiasi altra occasione.
Questa ricerca della felicità di Cattelan diventa così a tutti gli effetti un flusso di coscienza molto personale del suo autore, una sorta di viaggio interiore. Caratteristica che può diventare un’arma a doppio taglio nei confronti dello spettatore, il quale potrebbe trovare difficoltà nel condividere lo sguardo e il percorso dell’autore. Complicazioni poi aumentate dai difetti oggettivi della serie. Non tutti gli episodi si possono dire riusciti. In particolare la seconda puntata incentrata sul credo religioso presenta diversi punti deboli. Dopo un inizio interessante dove Cattelan incontra degli esponenti di varie religioni in una sorta di parodia di 4 Ristoranti, si ha l’incontro con Paolo Sorrentino, chiamato a (ri)girare parti significative della vita di Alessandro. Guardandola si ha quasi l’impressione che manchi una direzione precisa da prendere e un eccessivo spreco del regista di È stata la mano di Dio. Sensazione rimarcata dall’episodio successivo che alterna una parte molto interessante e riuscita con Vialli a un finale che cerca di stemperare ma che eccede creando confusione. Perfetto contraltare è invece il riuscito quinto episodio, quello sul consumismo e sul lavoro con Francesco Mandelli e Roberto Giovanni che trova un suo sviluppo coerente e in cui la parte introspettiva e quella comica trova un suo equilibrio.
Probabilmente avrebbe giovato all’omogeneità della serie una scelta di montaggio differente e più accorta oppure una direzione editoriale più forte e in grado di incanalare questo flusso di coscienza. Nonostante tutto il risultato finale risulta comunque piacevole e interessante. Un tentativo molto ambizioso di Cattelan che in alcune parti, in particolare nel finale, rimanda a lavori recenti di Bo Burnham. Ironicamente Alessandro Cattelan: Una semplice domanda lascia allo spettatore un quesito che per ora non trova risposta: cosa farai ora Alessandro?
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Conclusioni
Con Alessandro Cattelan: Una semplice domanda l'ex conduttore di X Factor cerca, con ambizione, di alzare la propria asticella attraverso un prodotto ibrido di cui è ideatore, autore e conduttore. Un esperimento molto interessante e unico nel suo genere ma non pienamente riuscito.
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Voto Screenworld