Il 9 marzo ha ufficialmente debuttato su Prime Video LOL 3, la terza stagione del reality in cui dieci comici si sfidano a non ridere. Format che aveva funzionato molto bene in altri paesi del mondo, LOL – Chi ride è fuori è stato un successo anche in Italia. Le prime due stagioni hanno incontrato il favore del pubblico, creando dei veri e propri tormentoni, alcuni dei quali sono sopravvissuti anche alla capricciosa prova del tempo. Ma all’alba della terza stagione è lecito domandarsi se il programma funzioni ancora, se ha ancora senso dopo due stagioni in cui è stato sviscerato quasi tutto. Per LOL c’è ancora un futuro o il veloce mondo dell’intrattenimento è già saturo?
LOL 3: fa ancora ridere?
Dal momento che si tratta di un reality comico, la prima domanda che bisogna porsi è se LOL – Chi ride è fuori funzioni ancora. E il suo funzionamento è senza dubbio misurato sulla capacità di far ridere ancora il pubblico a cui si rivolge. Prima di affrontare in maniera più approfondita questo punto, però, bisogna fare un passo indietro e aggiungere una premessa. LOL è quel tipo di programma il cui successo e la cui riuscita non si basa tanto sulla formula del programma, quanto sui “concorrenti” che vengono chiamati a scendere in campo. In questo senso i dieci comici di questa edizione avevano l’arduo compito di ereditare il timone di un programma che al suo attivo aveva una seconda stagione in cui coesistevano Corrado Guzzanti, Maccio Capatonda e Virginia Raffaele che, quasi da soli, hanno dimostrato tutte le doti necessarie a un professionista della comicità per resistere dentro la casa di LOL.
Quindi forse la domanda più giusta da fare non è tanto se LOL 3 faccia ancora ridere, ma se ci sono ancora comici in grado di reggere la sfida offerta dal programma di Prime Video e acclimatarsi a questo genere di show. Questa premessa è necessaria perché – come è capitato anche nelle prime due stagioni – ci sono comici che sono prettamente “da palcoscenico”, che funzionano meglio su un palco con un canovaccio preciso da seguire. Quindi forse il vero quesito, appunto, non è tanto se LOL 3 funzioni ancora, ma se sono stati scelti i professionisti adatti, che siano capaci di cogliere al volo la possibilità di improvvisare.
E in linea generale la risposta è affermativa. Nei primi quattro episodi resi disponibili, ad esempio, si è vista la capacità di Nino Frassicadi fare battute improvvise e inaspettate, che proprio per questo colgono di sorpresa non solo gli altri concorrenti, ma anche chi è seduto a casa a guardare. Allo stesso modo, veterani come Luca e Paolo sanno bene come funziona il ritmo televisivo e con loro anche il semplice fatto di resistere a una battuta può diventare divertente. A differenza degli scorsi anni, inoltre, anche chi viene da un ambiente non canonico quanto a comicità, come ad esempio Marta Filippi che è “esplosa” sui social grazie a La Casa di Marta, riesce a tenere il passo e il risultato è uno spettacolo che forse (per il momento) ha meno tormentoni degli anni passati, ma appare più coeso. Forse mancano le grandi risate del primo So’ Lillo, ma LOL 3 continua ad essere uno show divertente, che si basa proprio sull’inconsapevole attesa della prossima battuta.
È cambiata la formula del programma?
Uno dei modi di dire più usurati della nostra cultura è quello secondo cui “squadra che vince non si cambia”. Nelle prime due stagioni, LOL – Chi ride è fuori ha dimostrato di essere una piccola gallina dalle uova d’oro e, di fatto, sarebbe sciocco e folle cambiare una formula che ha portato tanto successo.
Tuttavia, viviamo in un periodo storico fatto di bulimia di contenuti. Grazie alle tantissime piattaforme streaming, ai social media con i loro content creator e ai tanti mezzi di comunicazione che abbiamo intorno, siamo cambiati anche noi come spettatori. Se un tempo eravamo capaci di aspettare una settimana per vedere un episodio di una stagione di ventidue episodi, oggi ci stanchiamo quando una miniserie ne conta dieci (a meno che, certo, quella serie non sia un capolavoro come The Last of Us). Siamo un pubblico più disattento, con una soglia dell’attenzione sempre più bassa e la capacità di rimanere concentrati sottile come un foglio di carta. Vogliamo sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che sia in grado di attirare la nostra attenzione, di risvegliarci dal torpore del nostro tempo. Questo fa sì che, come pubblico, ci stanchiamo presto anche di qualcosa che funziona perfettamente.
Nel caso di LOL 3 è indubbio che nonostante la formula funzioni ancora, avrebbe bisogno di qualcosa di nuovo per mantenere vigile l’attenzione dello spettatore. In questi primi quattro episodi si è già vista qualche piccola, microscopica differenza – se avete già visto gli episodi, ci riferiamo ad esempio alla scena che vede coinvolti Frank Matano e Luca Bizzarri -, un blando tentativo di introdurre qualcosa che non c’era prima, ma la sensazione è che LOL 3 sia rimasto molto uguale a se stesso. Vuol dire forse che la formula non funziona? In realtà questo interrogativo ci porta a un’altra riflessione.
LOL 3: siamo cambiati noi rispetto alla prima stagione
Il problema forse non è tanto che la formula di LOL – Chi ride è fuori non sia cambiata, ma che siamo cambiati noi come spettatori. Già più sopra sottolineavamo come il nostro modo di fruire prodotti d’intrattenimento sia cambiato e stia continuando a cambiare, anche a causa dei continui stimoli che riceviamo. E questo è un elemento di cui non si può non tener conto.
Quando la prima stagione di LOL ha fatto il suo debutto su Prime Video il pubblico era pressoché a digiuno di uno show di questo tipo, uno show comico in cui al centro del piatto c’era proprio la capacità di professionisti di far ridere gli altri mantenendo un certo aplomb. Ci siamo tutti tuffati su quella novità e abbiamo divorato qualsiasi spezzone, qualsiasi “scena speciale”, ripetendo per settimane le battute che avevamo sentito in quei giorni. Era la novità del momento e, oggi, più importante del fruire di qualcosa è dimostrare di poter partecipare alla conversazione. Per quanto spesso sia anche un meccanismo involontario e inconscio, siamo tutti portati a vedere le stesse cose perché non vogliamo rimanere indietro. Ne è un esempio recentissimoMare Fuori, che solo nelle ultime settimane sta scoprendo un’esplosione di pubblico per la corsa ai contenuti sui social, alla dimostrazione empirica di far parte di qualcosa.
Con la prima stagione di LOL era successa più o meno la stessa cosa. Volevamo tutti parlare di quella novità che faceva morire dal ridere e che somigliava a una versione 2.0 delle migliori annate di Zelig. Questo sguardo, oggi, è già cambiato. A tre anni di distanza, il mondo degli spettatori è già cambiato. Non c’è più il senso di novità e LOL 3 non è più il programma sulla bocca di tutti. Ma non perché abbia perso mordente o appeal, ma perché il pubblico è cambiato, si è evoluto e ora vuole qualcosa di nuovo.
Vale la pena vedere LOL 3?
Dopo tutta questa lunga riflessione, il punto centrale della questione è: ha ancora senso guardare LOL 3? Anche se non si è evoluto insieme al nostro sguardo, anche se non è più la novità di tre anni fa, ha ancora senso passare del tempo davanti a uno schermo per guardare dieci comici che si fanno la guerra? La risposta è sì.
È vero che non c’è più l’effetto novità, ma a volte il nostro cervello ha bisogno di tornare in luoghi “sicuri” anche nell’ambito dell’intrattenimento. A volte quello che serve non è qualcosa di nuovo, ma qualcosa che, semplicemente, ci faccia stare bene. E in questo LOL 3 è ancora imbattibile. È una parentesi di leggerezza fatta da professionisti del settore che ci permette di non sentirci schiacciati da tutte le nuove uscite delle varie piattaforme e ci permette di rallentare, di goderci uno spettacolo per quello che è.
Inoltre il cast della terza stagione è tanto variegato quanto coeso e, almeno per i primi quattro episodi disponibili, funziona molto bene, già a partire dalla sigla realizzata da Maccio Capatonda. Il fatto è che a volte siamo così preoccupati di quello di nuovo che dobbiamo (e l’utilizzo del verbo modale non è un caso) vedere, da non goderci quello che di buono è già disponibile.