Mai prendersi troppo sul serio. E guai a buttare tutto in caciara. Per fare un buon fantasy ironico ci vuole il giusto equilibrio tra il rispetto (e l’amore) del genere e la capacità di giocarci come si deve. E per giocare bene con certe cose, serve soprattutto una cosa: conoscerle bene. Per informazioni bussare dalle parti di Riccardo Crosa, autore e fumettista che negli anni Novanta ha dato vita alla mitica saga di Rigor Mortis, serie di fumetti, giochi da tavolo e giochi di carte in cui l’autore ha sempre piegato le regole del fantasy a una godereccia voglia di divertimento.

Protagonisti grotteschi, eroi maldestri, avventure scanzonate e allo stesso tempo vagamente malinconiche. Un meraviglioso ibrido tra serio e faceto che abbiamo ritrovato anche ne La Spada del Dramma, il primo romanzo (scritto sempre da Crosa) della saga di Rigor Mortis, di cui abbiamo parlato qui. L’uscita di questo nuovo libro ci ha dato un’ottima scusa per parlare con Crosa di come si passa dal fumetto alla prosa, e soprattutto per capire quanto margine di manovra ci sia nelle sempre più battute e affollate terre del fantasy. Ecco cosa ci ha raccontato.

Nelle insolite terre del fantasy

La Spada del Dramma di Riccardo Crosa
La Spada del Dramma di Riccardo Crosa, fonte: Pendragon Game Studio

Da fumettista, come è stato rinunciare ai disegni e affidarsi solo alle parole per la narrazione?

“Non so se sia nato in me prima l’amore per la letteratura disegnata o quella di parole, nel senso che non so se sono prima un lettore di fumetti o un lettore di narrativa. Sicuramente ho iniziato a disegnare le prime storie fin da quando ero molto piccolo, ma ho iniziato ad appassionarmi ai libri un po’ più tardi, prima ero un po’ spaventato. Vengo però da una famiglia di lettori e appassionati di cinema. Mia mamma e mio fratello lo sono stati prima di me. Possiamo dire che sono stati loro a passarmi quelle passioni e io li ho, forse, contagiati con quella dei fumetti. Comunque, per venire alla tua domanda nello specifico, è stata una cosa graduale. Mi sono voluto mettere in gioco in una cosa che non avevo mai fatto prima, ma che mi aveva sempre affascinato. Ho sempre ammirato gli scrittori e i narratori di storie, ma non mi sono mai ritenuto in grado di poterlo essere anche io.

Questo libro nasce proprio dalla voglia di sperimentare cose nuove e sondare orizzonti diversi. Dopo tutti questi anni in cui mi sono messo a servizio delle storie altrui, in Francia prima con Soleil, Lombard e Les Humanoïdes Associés, e adesso con il Dragonero di Sergio Bonelli Editore, ho pensato che avrei potuto mettere in pratica tutto quello che avevo imparato dagli scrittori con i quali ho collaborato. Nelle loro sceneggiature devono descrivere a parole quello che succede nella tavola disegnata, molto spesso senza saper disegnare, e io ho provato a fare l’opposto. Ho lavorato per mettere in parole le immagini che mi scorrevano in mente, sempre cercando di non rinunciare al mio essere principalmente un fumettista, cioè qualcuno che sta a metà strada fra un cineasta e uno scrittore. Volevo che questo trasparisse dalle pagine scritte. Un approccio visivo, cinematografico.”

Dare forma a un mondo

Le illustrazioni interne sono in qualche modo un gancio necessario al tuo passato di “narratore per immagini”?  Che ruolo hanno avuto nel processo creativo?

Rigor Mortis ne La Spada del Dramma
Una delle illustrazioni all’interno de La Spada del Dramma – © Pendragon Game Studio

“Allora, ti dirò com’è andata. Un paio di anni fa avevo iniziato una riscrittura della sceneggiatura della piccola storia “Il Tempio dei Sospiri”, con l’idea di realizzare una ventina di tavole di fumetto, adattando quella vecchia storia alla nuova continuità dopo al saga dell’Alba degli Eroi. Quella storia in particolare è importante, perché è quella in cui entra in scena la spada Kyuss, ma non mi soddisfaceva più. I personaggi, negli anni, sono cambiati, ne sono entrati di nuovi e questo ha cambiato ulteriormente le cose. Quindi avevo deciso di riscriverla del tutto. Avevo fatto metà dello storyboard e addirittura disegnato e inchiostrato le prime quattro tavole. Poi ho accantonato il tutto, preso da altri progetti molto impegnativi.

Quando ho deciso di tentare questo nuovo esperimento, che non sapevo assolutamente dove mi avrebbe portato, ho cominciato proprio da lì, da quel soggetto e da quelle tavole disegnate.
Una volta finito il racconto, mi sono detto che era un peccato non utilizzare in qualche modo quelle vignette, dato che sarebbero finite inevitabilmente nel cassetto dei progetti scartati. Quindi ho recuperato alcuni disegni, le ho rifiniti e ho pensato che sarebbero state un buon corredo al racconto. Le altre le ho realizzate man mano che andavo avanti con i racconti, scegliendo alcune parti della storia che sarebbe stato interessante vedere in immagine.”

Tutte le sfumature del fantasy

Che fantasy ha letto Riccardo Crosa e quali fantasy legge oggi?

“Il mio primo approccio con il genere fantasy è avvenuto attraverso la saga di Robert E. Howard di Conan il Cimmero, di cui ero un avido lettore in seconda media. Avevo visto in libreria anche il Signore degli Anelli, ma era grosso come una bibbia, con le pagine sottilissime, e sono scappato a gambe levate. Povero piccolo sciocco…
La saga di Tolkien l’ho recuperata molto più avanti, ma ai tempi gli ho colpevolmente preferito il ciclo de La Spada di Shannara di Terry Brooks, in una bellissima edizione con i fantastici disegni dei fratelli Hildebrandt. Poi ho letto tanti titoli e autori, da Marion Zimmer Bradley a Harry Turtledove, dalla saga dei Drenai di David Gemmel passando per i mitici Fafhrd e il Gray Mouser di Fritz Lieber, ma anche la saga di Dragonlance di Hickman e Weis. Non disdegno neanche il grim dark di Joe Abercrombie e lo Strigo di Sapkowski. Ma ricordo con emozione il giorno in cui nella libreria che mio fratello Marco gestiva qui a Ravenna, arrivò sugli scaffali Il Colore della Magia di Terry Pratchett.

Ancora una volta mi innamorai della copertina, dei disegni di Josh Kirby. Fu allora che capii che c’era una possibilità per le storie che stavo disegnando di Rigor. Infatti, fino a quel momento, mi ero sempre sentito dire da tutti gli editori che il fantasy in Italia non funziona, e nemmeno l’umorismo, figuriamoci poi unire questi due generi… invece Pratchett lo faceva, e pure in maniera magistrale. Quindi, se sono andato avanti, è anche colpa sua. Poi, nel podio dei miei preferiti, ha un posto d’onore assoluto anche Jonathan Stroud, che con la tetralogia di Bartimeus, con le avventure dell’agenzia Lockwood & Co., e adesso con Scarlett & Browne, trovo che sia uno degli scrittori più interessanti e, a mio parere, uno degli eredi di Pratchett.”

Il futuro di Rigor Mortis

Ma una bella serie animata su Rigor Mortis? Che ne dici?

Un'altra cover della raccolta di Rigor Mortis
Un’altra cover della nuova raccolta in cartonati di Rigor Mortis – © Cosmo Edizioni

“Negli anni abbiamo fatto di Rigor un personaggio multimediale, con fumetti, libri, giochi di ruolo, di carte e da tavolo. Mi hanno anche proposto una volta un videogioco, ma non se ne è fatto nulla. C’è stato anche un gruppo di piccoli cineasti amatoriali che avevano prodotto l’incipit della Saga delle Bolle di Realtà. Era carino, ma evidentemente troppo costoso.Una serie animata? Perché, conosci qualcuno?”

I tre principi che un fantasy deve rispettare sempre e comunque. Se ce ne sono…

“Non prendersi mai troppo sul serio: credo sia fondamentale. Mi piace giocare con gli stereotipi di genere, sovvertendo quelli che si possono sovvertire e omaggiando quelli che invece vanno omaggiati. Ad esempio, mi piace immaginare come reagirebbero i miei personaggi di fronte a classici cliché del fantasy. Ne vengono fuori sempre cose divertenti.
Amo anche molto mescolare i generi: gotico, fantasy, horror, supereroistico… L’obiettivo quando lavoro con questi generi è quello di divertire e intrattenere, magari toccando anche temi importanti, ma sempre con leggerezza.”

Grazie per la bella chiacchierata, supremo maestro del fantasy nostrano.

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Nato a Bari nel 1985, ha lavorato come ricercatore per l'Università Carlo Bo di Urbino e subito dopo come autore televisivo per Antenna Sud, Rete Economy e Pop Economy. Dal 2013 lavora come critico cinematografico, scrivendo prima per MyMovies.it e poi per Movieplayer.it. Nel 2021 approda a ScreenWorld, dove diventa responsabile dell'area video, gestendo i canali YouTube e Twitch. Nel 2022 ricopre lo stesso ruolo anche per il sito CinemaSerieTv.it. Nel corso della sua carriera ha pubblicato vari saggi sul cinema, scritto fumetti e lavorato come speaker e doppiatore.