Nella lunga storia delle parodie disneyane, poche hanno presentato un livello di sfida alto come Duckenstein di Mary Shelduck. I grandi classici della letteratura sono stati di grande ispirazione per le rivisitazioni disneyane, da Moby Dick a Ventimila leghe sotto i mari, ma nell’approcciarsi al romanzo gotico per eccellenza la difficoltà diventa preservare quel tono oscuro mitigandolo con l’approccio giocoso della parodia, senza snaturarlo.
Non una prima volta per Bruno Enna e Fabio Celoni, coppia artistica che ha dato vita a una trilogia horror, che si completa con Dracula di Bram Topker e Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde. Il gotico affonda nella paura e nell’inquietudine dell’animo umano, e Frankenstein in particolare ha saputo reinventarsi come la storia per eccellenza del monstrum tramutato in mostro, del diverso odiato oltre ogni limite.
Parodiare il gotico

Questa complessità del mostro di Frankenstein traspira anche nelle sue reinterpretazioni cinematografiche. Tanto serie, come il mostro dell’Universal – celebrato recentemente in Universal Monster: Frankenstein – che nelle sue derive più leggere, culminate in quel Frankenstein Jr. divenuto un cult della parodia.
Trovarsi in mano un simile mostro sacro era una sfida evidentemente stimolante, ma che richiede una particolare nell’adattamento al canone disneyano, che difficilmente avrebbe potuto accogliere l’essenza dell’opera originaria
“Il romanzo è molto cupo, con tematiche forti, introspettive, si parla di tabù come malattia, morte, malvagità umana.”
Era necessario rinunciare a questa cifra umorale del racconto originale, per dare maggior respiro alla vena divertente tipicamente disneyana. Tanto che pur preservando mirabilmente un’intensità grafica e cromatica che ricordassero le vibrazioni da film horror, si trova una felice grammatica narrativa in cui l’esistenza del mostro si trasforma in un racconto di amicizia e rivelazione.
Il primo cartone animato

Paperino diventa Victor von Duckenstein non uno scienziato folle, ma un sognatore che cerca tra formule alchemiche e ritrovati scientifici la formula per dare vita a una nuova forma di creature. Come sempre maldestro e sfortunato, le sue sperimentazioni causano più guai che successi, allontanandolo dalla desiderata Daisy e ponendolo in cattiva luce per il concreto e severo zio Von Paper.
Allontanato dalla casa dello zio, Paperino entra in contatto con un ambiente stimolante di scienziati e studiosi che ampliano le sue conoscenze. In questi incontri, lo sfortunato papero apprendere come dare vita tramite tinture alchemiche a un materiale di nuova creazione, il cartone, creando Growl, il primo cartone animato!
Growl, primo essere della sua specie, ha fattezze mostruose ma animo gentile, due elementi contrastanti che lo portano a essere frainteso dal popolino. Tanto da esser tacciato come mostro, salvo mostrarsi un cuore puro e amorevole, che se accolto dimostra una sensibilità insolita.
E ovviamente, da questo dualismo non può che nascere una grande avventura disneyana.
Il monstrum che stupisce

Duckenstein di Mary Shelduck è per sua natura un vero esercizio di scrittura. Impossibile trattare Frankenstein senza rifarsi all’immaginario legato all’interpretazione di Boris Karloff o alla dicotomia tra mostro e vittima, ma questa parodia disneyana riesce a preservare questi due tratti adattandoli a una storia divertente, delicata e appassionante.
Enna rimane fedele all’impostazione del romanzo della Shelley, ne segue l’iter cronologico utilizzando i punti salienti come scansione del racconto, senza diluirli eccessivamente in chiave disneyana, ma anzi creando un contrappunto emotivo che in un crescendo emotivo che pare virare all’orrorifico, svolta in fine in una chiave comica che colpisce per la sua spiccata sensibilità.
Ad Enna va riconosciuto di aver caratterizzato Growl, il ‘mostro’ della storia, come una creatura di rara completezza. Se l’aspetto mostruoso paga un’evidente familiarità con l’iconografia legata a Karloff, l’averlo reso un animo sensibile, quasi fanciullesco nella sua ingenuità, lo avvicina al lettore in modo delicato. Growl è l’innocente che scopre un mondo fatto da altre persone, lo stupore per la bellezza della natura e la difficoltà nel comprendere la ritrosia degli altri ad accoglierlo.
Parafrasando il viaggio sino in capo al mondo letto nel romanzo originale, Enna ci guida in una relazione tra creatore e Creatura che ribalta, in un certo senso, il classico di Mary Shelley. Dove regnavano ossessione e sfida alla natura, qui abbiamo protezione dei propri sogni e la voglia di conoscersi e aprirsi all’altro.
Gotico disneyano

Il tutto, sempre rispettando l’opera originale. Compresa la truculenta ricerca dei cadaveri, che qui viene trasformata in furto di cartone sepolto, per nascondere un presunto fallimento. Enna e Celoni riescono a tramutare in disenyano anche uno degli elementi più disturbanti della visione originaria di Frankenstein, strappando una risata che nasce dall’apprezzamento di questo perfetta trasposizione.
Fabio Celoni si riconferma un sontuoso interprete disneyano. I suoi personaggi trasmettono una vitalità unica, che si tratti di tavole corali o di suggestivi primi piani su dettagli dei volti. Quando Growl deve trasmettere una certa tensione Celoni gioca con le sue fattezze con delicatezza, ne esalta la mostruosità con pose da vero mostro, utilizzando vignette che ne esaltino la forma massiccia.
Al contempo sa come comprimere la scena per esaltare momenti di tensione, o come inserire in modo ricco la vignetta con volti in controcampo, scegliendo con rara sensibilità giochi di sguardi e dinamismo drammatico. Un gusto per la messa in scena encomiabile, che interpreta al meglio le suggestioni da racconto horror, seguendo in alcuni frangenti la lezione di Wrightson nell’illustrare il mito di Frankenstein, per poi attenuarle in situazioni più lievi.
Complice la colorazione sopraffina di Luca Merli. I toni del rosso accompagnano le scene più drammatiche, eco della spinta orrorifica dell’originale, senza mai diventare opprimenti, lasciando a tonalità più pacate, nella scale dei blue e del giallo, i momenti più delicati e introspettivi.
Edizione mostruosa

Duckenstein di Mary Shelduck completa la trilogia orrorifica disneyana in grande stile. Un racconto che può esser sicuramente apprezzato maggiormente da chi conosce il mostro di Mary Shelley tanto nella declinazione letteraria che cinematografica, ma che coglie l’essenza della storia originale adattandola con personalità alle regole Disneyane.
L’edizione proposta all’interno delle Parodie Diseny De Luxe consente di apprezzare al meglio il lavoro certosino di Celoni e Merli, con tavole dalle generose dimensioni che esaltano la bellezza delle tavole. A corredo, un comparto editoriale che guida il lettore alla scoperta del processo creativo dell’opera, con interventi degli autori che non solo stimolano ulteriormente la curiosità, ma che ricordano una delle lezioni essenziali di questa avventura…
..ma soprattutto, mai smettere di guardare il mondo con gli occhi di un bambino!
Conclusioni
Duckenstein di Mary Shelduck completa la trilogia orrorifica disneyana in grande stile. Un racconto che può esser sicuramente apprezzato maggiormente da chi conosce il mostro di Mary Shelley tanto nella declinazione letteraria che cinematografica, ma che coglie l’essenza della storia originale adattandola con personalità alle regole Disneyane.
The Good
- Intento parodistico perfettamente bilanciato
- Graficamente impagabile
- Edizione di pregio
The Bad
- Necessaria una buona conoscenza di Frankenstein