La diffusione del trailer di Mercoledì, serie a marchio Netflix in arrivo per l’autunno, ha portato a un più che giusto incremento dell’hype sulla nuova opera di Tim Burton. Che siate fan di vecchia data oppure dei neofiti, perché non ingannare l’attesa con un bel rewatch dell’intera filmografia del regista? Ecco di seguito tutti i film di Tim Burton, in ordine dal peggiore al migliore.
19. Alice in Wonderland (2010)
Basato sul classico della narrativa per ragazzi (e non solo) di Lewis Carroll nonché sull’adattamento d’animazione targato Walt Disney, Alice in Wonderland è il sequel di quest’ultimo ma girato in live action. A far ritorno, oltre all’omonima protagonista, troviamo vecchie conoscenze, amichevoli e non, come il Cappellaio Matto, lo Stregatto, la Regina Rossa e tutto il resto della compagnia. Se da una parte Alice in Wonderland si conferma come un valevole adattamento/seguito nonché una mirabilia visiva fatta di colori e surrealismo un po’ come nel caso dell’adattamento di La fabbrica di cioccolato, dall’altra parte a mancare è proprio quel tocco burtoniano a cui, il regista di Sleepy Hollow e Batman, ci ha abituati.
18. Dumbo (2019)
Anche qui, come nel caso del titolo precedente, Tim Burton porta sul grande schermo l’adattamento e, al tempo stesso, remake live action di un altro, imprescindibile classico della factory Disney. Rispetto al film d’animazione, troviamo una trama in parte riscritta e dei dettagli totalmente stravolti non di poco conto: l’introduzione di personaggi umani fa sì che importanti capisaldi come gli animali capaci di parlare vengano omessi tralasciando, quindi, alcuni aspetti che rendevano peculiare il classico del 1941. Certo, rimane pur sempre una buona prova registica, capace di incantare e commuovere, ma non di convincere fino in fondo.
17. Big Eyes (2014)
Secondo biopic all’interno della filmografia di Tim Burton, Big Eyes è uno dei film più normali all’interno del percorso registico dell’autore californiano. La storia narra la vita di Margaret Keane, diventata famosa per i suoi ritratti di persone, come donne e bambini, rappresentati con occhi enormi. Diversamente da un classico burtoniano nonché dall’altro biopic Ed Wood, in Big Eyes l’estro visivo del regista è limitato a pochissime scene dando così l’impressione che non ci si trovi di fronte a un suo film bensì a un titolo diretto da qualcun altro.
16. Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie (2001)
Già fin dal titolo è chiaro come, qui, ci si trovi di fronte a un remake tratto dal classico della sci-fi distopica uscito nel 1968 e a sua volta basato sull’omonimo romanzo di Pierre Boulle. Questa volta, Tim Burton abbandona completamente il suo marchio fantasy-gotico per un vero e proprio blockbuster di fantascienza a cui non si può recriminare nulla sotto il punto di vista del puro entertainment e dell’impianto scenotecnico mentre, da quello critico sì, poiché se si è rivelato un successo di botteghino, di certo gli esperti hanno trovato una delle più gravi pecche in questa opera: l’incapacità di rimanere impressa come il film originale.
15. La fabbrica di cioccolato (2005)
Non un vero e proprio remake del cult degli anni Settanta Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato poiché, come lo stesso Burton afferma, l’ispirazione proviene dritta dritta dal romanzo di Roald Dahl. Difatti, qui il regista è scatenato e preme l’acceleratore sul suo tipico touch visivo e surreale, confezionando una fiaba ipercolorata e carismatica in cui non mancano, di certo, momenti grotteschi e approfondimenti del background intimo ed esperienziale dei personaggi, in particolare dello stesso Wonka interpretato dall’attore-feticcio di Burton, ossia Johnny Depp. Nonostante ciò, La fabbrica di cioccolato è sì un buon film tra quelli del regista ma manca di una certa profondità come nel caso delle sue opere precedenti.
14. Dark Shadows (2012)
Basato sull’omonima serie televisiva cult degli anni Sessanta creata da Dan Curtis, Dark Shadows è una divertente comedy horror in cui il touch burtoniano non manca di certo così come momenti di puro grottesco e altri orrorifici, tuttavia incastrati in un’ottica da black humour. Con un cast corale che funziona e di cui fanno parte anche l’icona Christopher Lee e il cantante Alice Cooper nei panni di se stesso, il quindicesimo film di Burton è una storia di vampiri che diverte e intrattiene senza infamia e senza lode.
13. Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (2016)
Adattamento del romanzo La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine di Ransom Rigg pubblicato nel 2011, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali vede la seconda collaborazione tra il regista e l’attrice Eva Green, che incarna l’omonima Peregrine del titolo. In questa opera ritroviamo quei temi cari a Burton come l’infanzia difficile, l’emarginazione e quella bruciante necessità di nascondersi per via delle proprie diversità che la società potrebbe non accettare. Fantasy in cui non mancano momenti suggestivi ma anche ironici come il cameo di Tim stesso, Miss Peregrine ha il merito di aver alzato, nuovamente, l’asticella di una carriera registica che, negli anni precedenti, aveva subito un leggero appannaggio.
12. Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007)
Adattamento cinematografico dell’omonimo musical del 1979 a sua volta basato sull’opera teatrale adattata dal romanzo del 1846, Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street è probabilmente, insieme a Big Fish, tra le opere più importanti del regista dirette negli anni Duemila. Si assiste, qui, a un puro spettacolo gotico fatto di scene notturne, fuligine, emarginati, personaggi grotteschi e tanto, tanto sangue che scorre dalle gole recise dal rasoio del protagonista che dà il titolo all’opera. Un musical che è un vero e proprio horror nerissimo in cui la coppia Johnny Depp – Helena Bohnam Carter travolge gli spettatori con un carisma diabolico irresistibile.
11. Pee-wee’s Big Adventure (1985)
Opera prima che segna l’inizio della carriera registica di Tim Burton sul grande schermo, Pee-wee’s Big Adventure è un esordio col botto. Commedia altamente sui generis che contiene, in nuce, tutto il Burton che verrà e lo dimostra per il suo stile che, successivamente, si è definito sempre più negli altri lavori, in particolare in quelli degli anni Duemila. Sagace miscela di umorismo e avventura, all’epoca dell’uscita si è confermato come un successo di critica e pubblico senza discordanze tra le due parti.
10. La sposa cadavere (2005)
Piccolo, grande gioiello in stop motion dopo quell’altro capolavoro che è Nightmare Before Christmas (diretto da Henry Selick su un soggetto di Burton e da lui prodotto), La sposa cadavere è un meraviglioso film d’animazione a metà strada tra fantasy e grottesco. Basato sul folklore ebraico, La sposa cadavere vive a cavallo di due mondi: quello dei viventi e quelli dei non più viventi, in un susseguirsi di momenti umoristici e altri più profondi e introspettivi donando allo spettatore, così, un giusto e bilanciato mix di intrattenimento e riflessione.
9. Frankenweenie (2012)
Dopo il successo ottenuto con La sposa cadavere, Burton ha cercato di bissare con il secondo film in stop motion, ossia Frankenweenie che, a sua volta, è l’adattamento per il grande schermo di un suo cortometraggio diretto nel 1984. Liberamente ispirato al Frankenstein di Mary Shelley (è già il titolo del film/nome del protagonista ne sono la dimostrazione), Frankenweenie è una toccante, commovente e formativa favola in bianco e nero sull’incredibile rapporto d’amore che lega gli umani ai propri amici a quattro zampe, un sentimento che continua a sopravvivere anche alla morte terrena e, così, spingere verso soluzioni incredibili pur di riavere il proprio cane.
8. Batman – Il ritorno (1992)
Sequel del cult del 1989, Batman – Il ritorno alza, ancor di più, l’asticella posta dallo stesso Burton con la regia del primo capitolo. Come il predecessore, anche qui ritroviamo il crociato di Gotham alle prese con dei supercriminali come il Pinguino e l’ambigua Catwoman, in una metropoli sempre più cupa, violenta e in delirio tra criminalità e imminenti festività natalizie. Un seguito poetico, per certi versi ancor più disperato e maturo del prototipo e che diventa, senza troppi fronzoli, metafora sulla diversità, quasi una sorta di Freaks di Tod Browning ambientato nell’universo batmaniano.
7. Mars Attacks! (1996)
Geniale omaggio alla fantascienza di serie B di tanto cinema statunitense degli anni Cinquanta, Mars Attacks! è una travolgente, esilarante e grottesca commedia sci-fi che è, al tempo stesso, parodia e revival di un genere che ha cresciuto intere generazioni. Tra satira politica e sociale, Mars Attacks! vanta un cast corale di prima scelta: basti pensare che tra le file attoriali si muovono mostri sacri come Jack Nicholson, Danny DeVito, Glenn Close, Pam Grier accompagnati da Natalie Portman, Pierce Brosnan, Michael J. Fox, Jack Black e tanti altri nomi famosi. Qui Burton tocca una delle vette più alte del suo istrionismo visivo.
6. Big Fish – Le storie di una vita incredibile (2003)
Senza ombra di dubbio Big Fish – Le storie di una vita incredibile è un capolavoro senza sé e senza ma dei primi anni Duemila, e non solo per quanto concerne la carriera di Burton bensì dell’intero panorama cinematografico internazionale. Tratto dall’omonimo romanzo, in questa opera mare magnum il regista da il meglio di sé, lasciando a briglia sciolta tutta la sua fantasia senza limiti e confezionando una vera e propria poesia in immagini, capace di lasciare sbalorditi dinnanzi alle mirabilie visive nonché tramortiti, in senso buono, per l’innata capacità di commuovere.
5. Beetlejuice – Spiritello porcello (1988)
Opera seconda del regista, Beetlejuice – Spiritello porcello è una sagace commedia nera che esplode di momenti grotteschi incrociandosi con quell’horror caricaturale e metacinematografico a cui è impossibile resistere. Confermatosi come un successo al botteghino nonché di critica, Beetlejuice è un cult sempreverde che, anche alla centesima visione, non annoia mai ma anzi, continua a catturare gli occhi e la mente dello spettatore con le sue scene tanto iperboliche quanto iconiche. Merito di un Michael Keaton mattatore che, l’anno dopo, vestirà i panni del Batman burtoniano, Beetlejuice conferma l’umorismo macabro nonché le capacità dell’autore di far vivere, nella sua anima, un lato dark e un altro molto più colorato.
4. Il mistero di Sleepy Hollow (1999)
Lungometraggio che va a chiudere la decade registica degli anni Novanta, Il mistero di Sleepy Hollow è tratto dal racconto di Washington Irving La leggenda di Sleepy Hollow. Questa volta, il papà di Batman e Mars Attacks! ci regala un horror puro in cui tensione, paura e mostruosità non mancano di certo e sono accompagnate da massicce dosi di morti e sangue. Una favola nera indimenticabile, sempreverde e che invecchia come il buon vino. Merito di una sceneggiatura impeccabile, di una scenografia che lascia senza fiato e di una fotografia eccellente, è uno di quei cult che non può mancare tra le visioni dei cinefili veri intenditori.
3. Batman (1989)
Primo adattamento cinematografico nel pieno della cultura pop di fine anni Ottanta, il Batman di Tim Burton è passato alla storia del cinema non solo come opera immensa in cui, finalmente, il cavaliere oscuro prende le forme realistiche e cupe di un eroe tormentato e cinico ma, parimenti, per essere una fedele rappresentazione delle idee originarie di Bob Kane e Bill Finger, nonché del mythos batmaniano creato da Frank Miller. Una Gotham City gotica e dark è lo sfondo d’azione dell’uomo pipistrello incarnato da Michael Keaton, che si scontra con il folle, luciferino e nichilista Joker interpretato da Jack Nicholson. Forte di un impianto scenotecnico di prim’ordine, Batman è stato un successo totale, affermandosi nel corso degli anni come icona, cult assoluto e ispiratore della serie (un vero e proprio capolavoro) Batman – The Animated Series.
2. Edward mani di forbice (1990)
Il più intimo, superlativo, emozionante e commovente film di Tim Burton non poteva che essere una perla della cinematografia come Edward mani di forbice, fiaba a metà strada tra il gotico e il fantasy che diventa, scena dopo scena, satira della middle class statunitense e, al tempo stesso, fonte di riflessione su quei temi cari al regista, in primis la diversità e l’emarginazione dalla società. Edward mani di forbice è la perfetta sintesi della poetica burtoniana, fatta di sprazzi visionari, fantasia senza freni, sentimenti e messaggi importanti. Rappresenta, inoltre, l’inizio del sodalizio con Johnny Depp e l’ultima apparizione cinematografica di Vincent Price, mostro sacro di tanto cinema dell’orrore.
1. Ed Wood (1994)
Secondo noi il miglior film di Tim Burton è e rimane Ed Wood, biopic in bianco e nero liberamente ispirato alla vita di Edward D. Wood Jr., considerato come il peggior regista della storia del cinema. Anche qui, come nel caso di Edward mani di forbice, si denota una certa intimità, per certi versi autoreferenziale, che Burton mette in immagini: la libertà di dirigere come gli piace, cosa gli piace e non arrendersi di fronte alle stroncature di pubblico e critica. Oltre a essere un importante ritratto di una controversa quanto macchiettistica figura, Ed Wood è anche e soprattutto uno spaccato sulla Hollywood degli anni Cinquanta, fatta di successi e di tanti viali del tramonto. Un capolavoro unico nel suo genere.