È sbarcato alla 79° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia il terzo lungometraggio diretto da Pippo Mezzapesa (Il paese delle spose infelici, Il bene mio) nella sezione del concorso di Orizzonti; il suo Ti mangio il cuore, liberamente ispirato alla vera storia di Rosa Di Fiore e tratto dal libro di Carlo Bonini e Giuliano Foschini, racconta le faide criminose dei vari clan mafiosi del Promontorio del Gargano grazie a un punto di vista inedito nel linguaggio visivo e nella sua messa in scena. Ricco di citazioni cinematografiche, il film presentato a Venezia è anche l’occasione per ammirare le doti attoriali di Elodie, celebre cantante romana qui alle prese con un ruolo complesso.
Nella nostra recensione di Ti mangio il cuore, analizzeremo i perché della sostanziale riuscita del lungometraggio italiano e ci soffermeremo sul suo apparato tecnico ed attoriale, i veri e propri valori aggiunti di questo “romanzo criminale” che aspettava di venir raccontato sul grande schermo.
La trama: c’era una volta sul Gargano
Il lungometraggio diretto da Pippo Mezzapesa e tratto dal libro omonimo di Carlo Bonini e Giuliano Foschini parte dalla sanguinosa rivalità che intercorre tra la famiglia Malatesta e quella dei Camporeale; da decenni la loro rivalità macchia di rosso le strade della Penisola pugliese, riempiendo l’aria di tensione e rancore reciproco. Uno scontro che sembra talmente radicato nelle abitudini del luogo che non si stenta a rendersi immediatamente conto di quanto i Malatesta e i Camporeale facciano il buono e il cattivo tempo nel Gargano. Uno stentoreo equilibrio di poteri che inizia sempre più a vacillare quando Andrea Malatesta (Francesco Patané) si innamora perdutamente di Marilena Camporeale (Elodie, al suo esordio cinematografico), mettendo così in pericolo le famiglie rivali e riaccendendo i fuochi della guerra fratricida.
Una premessa piuttosto promettente, che grazie alle pagine pubblicate precedentemente da Bonini e Foschini, si carica di aspettative e di rimandi letterari e cinematografici con i quali il regista Pippo Mezzapesa sembra avere più di un debito. Perché a fare la differenza in Ti mangio il cuore è la capacità dell’autore di saper mescolare un variegato citazionismo con una messa in scena inedita per il genere a cui appartiene e per la produzione italiana contemporanea.
Da Romeo e Giulietta a Il Padrino
Le premesse di Ti mangio il cuore non possono che far tornare alla mente le rivalità sanguinose della Verona medievale raccontata dal Bardo William Shakespeare in Romeo e Giulietta; l’amore inaspettato tra Andrea Malatesta e Marilena Camporeale si tramuta così in un raffinato e intelligente omaggio alle parole immortali del poeta e drammaturgo britannico, per poi trasformarsi progressivamente in una sanguinosa storia di vendetta e violenza criminale. Ad esempio, l’ascesa al potere di Andrea dopo la scomparsa del padre (qui interpretato da Tommaso Ragno) ricorda da vicino l’incedere e il climax sanguinolento che aveva caratterizzato la seduta “al trono” di Michael Corleone in Il Padrino – Parte II.
Rimandi di carattere letterario e cinematografico che non fanno altro che cristallizzare il racconto di Ti mangio il cuore, pure liberamente ispirato alla vera storia di Rosa di Fiore prima collaboratrice di giustizia della mafia garganica, in un’atmosfera dal sapore antico e ancestrale, in stretto contatto non soltanto con il presente del tragico racconto ma anche con il suo passato universale.
I colori del crimine
Sì, perché a enfatizzare il carattere universale del racconto dietro la macchina da presa del pur bravo Pippo Mezzapesa ci pensa la direzione della fotografia di Michele D’Attanasio; il suo bruciante bianco e nero mette in risalto il nero sangue che sgorga dalla rivalità delle due famiglie garganiche, rifiutando un mondo a colori e trasportando la storia in un tempo che sembra fin troppo vicino a noi eppure allo stesso tempo sospeso in un quando indefinito. Di certo l’assetto visivo inedito e le interessanti interpretazioni del cast (su tutti, una Elodie sorprendentemente in parte) rendono Ti mangio il cuore un crime movie nostrano che merita di essere applaudito per il coraggio artistico che mette in campo nonostante a più riprese i suoi personaggi non riescano del tutto a rifuggire dalla stereotipizzazione del genere cinematografico a cui appartengono.
Per questi motivi la terza pellicola di Pippo Mezzapesa, nelle sale italiane con 01 Distribution dal 22 settembre 2022, meriterebbe più attenzione di quella che probabilmente riceverà nei cinema nostrani. Partendo però necessariamente da una visione priva di pregiudizi e di idee preconcette a tutti i costi.
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La recensione in breve
Ti mangio il cuore racconta la faida tra i clan mafiosi del Promontorio del Gargano con coraggio e originalità nella messa in scena visiva. Nonostante una scrittura dei suoi personaggi perlopiù stereotipata, il regista Pippo Mezzapesa regala alla cantante Elodie un ruolo cinematografico non scontato e perfettamente funzionale al suo talento.
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Voto ScreenWorld