Tra i titoli più attesi dell’edizione 2022 del Toronto International Film Festival c’era il nuovo lungometraggio di Gina Prince-Bythewood (successivamente presentato anche a Zurigo prima di uscire nelle sale europee), raro esempio di produzione di una major con un budget consistente e una firma quasi interamente femminile, ed esempio ancora più raro di pellicola di genere – in questo caso action su sfondo storico – che non ha paura di affidare ruoli importanti e tutt’altro che passivi a interpreti femminili di una certa età (in questo caso Viola Davis, anche produttrice del progetto, che aveva 56 anni durante le riprese). Di questo, e altro, parliamo nella nostra recensione di The Woman King.
The Woman King
Genere: Azione
Durata: 135 minuti
Uscita: 1 dicembre 2022 (Cinema)
Cast: Viola Davis, Thuso Mbedu, Lashana Lynch, Sheila Atim, John Boyega, Jordan Bolger, Hero Fiennes Tiffin
La trama: la potenza delle donne
Siamo nel regno di Dahomey, in Africa occidentale (oggi Benin), nel 1823. A proteggere il territorio c’è un apposito esercito di sole donne, le Agojie, guidate dal generale Nanisca. Dopo aver liberato delle connazionali che erano state rapite per essere vendute come schiave, lei rimprovera il proprio re per il suo ruolo nella compravendita di esseri umani, attività che lui sostiene di dover continuare a esercitare per motivi economici. Mentre una guerra si profila all’orizzonte, a palazzo si presenta una giovane, Nawi, che non più benvenuta a casa propria dopo aver rifiutato tutte le proposte di matrimonio combinato organizzate dal padre. La ragazza fa amicizia con una delle guerriere, Izogie, e così ha inizio il suo addestramento.
Il cast: un gruppo imponente
Viola Davis, anche produttrice, dà la sua caratteristica, a tratti spietata intensità alla figura di Nanisca, mentre Lashana Lynch, già vista nei film Marvel nei panni di Maria Rambeau, le dà manforte nei panni di Izogie. Il ruolo di Nawi segna l’esordio cinematografico per l’attrice televisiva sudafricana Thuso Mbedu, già vista in ambito angloamericano nella miniserie The Underground Railroad su Amazon Prime Video. John Boyega interpreta Ghezo, il sovrano di Dahomey, mentre Hero Fiennes Tiffin, noto ai fan di Harry Potter per essere stato un giovane Tom Riddle, appare nel ruolo di Santo Ferreira, leader di una spedizione schiavista portoghese.
Una storia poco nota
L’idea del film è venuta all’attrice Maria Bello, accreditata come produttrice e soggettista, dopo aver visitato il Benin e appreso la storia delle Agojie, rielaborata qui in chiave romanzata (la figura di Nanisca è stata inventata apposta per il lungometraggio, e tramite lei vengono denunciate le attività illecite delle nazioni africane dell’epoca). Alla regia c’è Gina Prince-Bythewood, già fattasi notare in ambito action su Netflix con The Old Guard, forte di un’esperienza atletica che contribuisce alla verosimiglianza e all’efficacia dei momenti d’azione, girati con una grande precisione cinetica. È, a suo modo, una risposta più “terra terra” all’epica supereroistica di Black Panther, le cui guerriere note come Dora Milaje sono una versione fittizia delle Agojie, e questo si riflette nella scelta di girare in Sudafrica anziché ricreare il territorio di Dahomey in un teatro di posa statunitense.
Il ritorno di un filone?
La regista dice di essersi ispirata a film come Braveheart e Il gladiatore, di cui ripropone l’energia furibonda nelle scene di battaglia, dimostrando che il filone storico in salsa action, recentemente appannaggio dello streaming (basti pensare a The Outlaw King su Netflix), ha ancora tutte le carte in regola per attirare il pubblico in sala (mentre scriviamo queste righe il film ha già incassato quasi 100 milioni di dollari – il doppio del suo budget – sommando i vari paesi in cui è uscito), anche e soprattutto focalizzandosi su elementi che la vecchia guardia – e non stiamo parlando del precedente lungometraggio della cineasta – riteneva, a torto, deleteri per l’esito commerciale di progetti particolarmente costosi (lo stesso Black Panther è stato bloccato per anni da un dirigente che prediligeva storie incentrate su maschi bianchi). Non serve per forza recarsi in mondi immaginari per abbondanti dosi di spettacolo sul grande schermo; con il materiale giusto, basta visitare altre epoche del mondo reale.
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La recensione in breve
La vera vicenda delle guerriere protettrici del regno di Dahomey arriva sullo schermo con furia ed energia, coniugando le esigenze dell'action con l'impegno di un film attento a tematiche sociali importanti.
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Voto ScreenWorld