Se è vero che ogni creatura è specchio del suo creatore, il signor Gareth Edwards merita la nostra fiducia. Perché dopo aver girato il convincente Godzilla, il regista inglese ci ha regalato il miglior film di Star Wars degli ultimi anni. Quel Rogue One che ha davvero colto l’anima più crudele e brutale delle guerre stellari immaginate da George Lucas, abbracciando un punto di vista più popolare e dal basso. Una fantascienza più sporca e meno patinata di quella a cui siamo spesso abituati nel cinema pop. Una fantascienza fatta di polvere, sacrificio e grandi ideali che devono sporcarsi le mani per essere realizzati.
Tutte cose che tornano di prepotenza anche nella nuova fatica di Edwards. E allora, la domanda che ci poniamo nella nostra recensione di The Creator è: cosa ci dice questa creatura del suo creatore? Che Edward è un regista ambizioso, pieno di talento e voglia di fare, ma anche un autore a cui manca equilibrio nel creare nuovi mondi tutti suoi. Perché sì, Godzilla e Rogue One erano giocattoli altrui con cui si è divertito alla grande, mentre The Creator è tutta farina del suo sacco. Ed ecco il problema, ecco il conflitto. Molto simile al solito duello, quello tra umanità e tecnologia. Perché in The Creator convivono due anime: quella ispirata di una messa in scena raffinata con tanto di realizzazione tecnica sontuosa e quella molto piatta di una sceneggiatura piena di problemi.
Chi avrà vinto? Spoiler: forse è finita in pareggio. Il braccio di ferro è ancora in corso.
Genere: Fantascienza distopica
Durata: 133 minuti
Uscita: 28 Settembre 2023 (Cinema)
Cast: John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe, Sturgill Simpson, Allison Janney
La trama: distruggere il creatore
In un futuro non molto lontano dal nostro l’umanità ha ormai abbracciato l’Intelligenza Artificiale in ogni sua forma, si è fusa con le macchine con cui convive pacificamente, condividendo qualsiasi attività quotidiana con gli automi. Almeno fino a quando un disastro cambia tutto, rendendo l’AI il nemico da abbattere. Almeno per il mondo Occidentale, guidato dagli Stati Uniti d’America, nazione ferita e pronta a tutto pur di abbattere il pericoloso nemico tecnologico. In Oriente, invece, le intelligenze artificiali hanno trovato rifugio e comprensione umana, fondando una nuova etnia 2.0. Ed è lì che l’agente americano Joshua, anche lui con un trauma personale nel cuore, andrà a caccia del Creatore, colui o colei che ha generato l’Intelligenza Artificiale e le sue pericolose armi. Almeno fino a quando una bambina molto particolare si metterà sulla sua strada.
Insomma, premesse semplici e conflitti lampanti. Non dovrebbe servire altro per smuovere una storia. Eppure il grande problema di The Creator è proprio nella gestione dei conflitti, che non si avvertono mai abbastanza. Quelli morali sono solo abbozzati, quelli personali mai approfonditi a dovere. Tutto succede perché deve succedere in una sceneggiatura piena di forzature, che richiede al pubblico un grande ricorso alla sospensione dell’incredulità.
Non aiuta affidarsi a un protagonista troppo vittima degli eventi e senza spessore, le cui motivazioni non riescono mai ad appassionare e a smuovere emozioni viscerali. Eppure gli spunti per farlo erano seminati ovunque.
Aggiornare l’umano
C’è tanta amarezza e rabbia in questa recensione. Lo ammettiamo senza problemi. E non è solo una questione di aspettative deluse, perché sarebbe un grave errore affidarsi solo a loro. La rabbia viene da tutto quello che Edwards semina nel film e poi non raccoglie. In primis la gestione del grande e spinoso tema “Intelligenza Artificiale”. Un tema urgente, attuale, che inizia a toccarci tutti nel quotidiano anche a livello lavorativo ed esistenziale. Un tema che The Creator abbozza con nobili intenzioni e morali illuminanti, ma che alla fine preferisce rimanere in superficie. Senza scomodare capolavori come Blade Runner, The Creator è molto lontano dalle efficaci allegorie di District 9 o dalla profondità psicologica di Ex Machina, giusto per citare film più o meno recenti di giovani autori che hanno saputo maneggiare con cura l’argomento.
Peccato, perché The Creator delinea una sua utopia che spinge l’uomo ad andare oltre i conflitti e le diffidenze verso il nuovo. Edwards spera in una nuova umanità che abbracci la tecnologia per migliorare se stessa, e lo fa ponendoci una bella domanda: dobbiamo solo ricordarci di essere umani o dobbiamo sforzarci di diventare umani, aggiornando la nostra sensibilità come fosse un software? Questioni che rimangono appese, perché il film preferisce andare avanti con il suo banale intreccio invece di affondare le mani nel fango delle domande scomode. Un peccato, perché si ha davvero la sensazione di un world building sovraccarico, in cui tanto (troppo) è rimasto fuori dallo schermo, ma dato per scontato mentre la storia viene srotolata davanti ai nostri occhi. Non a caso il montaggio iniziale del film durava quasi 5 ore.
Meraviglia visiva
Ed eccoci, infine, nel bel mezzo del braccio di ferro. Perché dietro queste mancanze, The Creator nasconde un fascino lampante, impossibile da negare. A livello visivo Edwards sforna un’opera sci-fi piena di personalità, pienamente in linea col suo sguardo d’autore. Torna quella fantascienza mai patinata ma logora, dominata da un’estetica minimale, ma in cui ogni mezzo, arma o abito sembra vissuto, autentico, vero. Merito di effetti visivi straordinari, perfettamente integrati e quasi invisibili, che ci hanno riportato indietro ai fasti di The War – Il pianeta delle scimmie.
Lontano dai ritmi e dagli standard dei blockbuster hollywoodiani, The Creator si sofferma spesso sulla maestosità delle immagini (in questo ci ha ricordato molto Dune) e su una messa in scena raffinatissima, impreziosita da almeno due sequenze action di grande impatto. Insomma, un film bellissimo da vedere che si fa fatica a seguire, che ammalia, ma non trascina. Come se Edwards si fosse divertito a inventare un mondo senza sapere bene come muovere le pedine dentro il tabellone. Come un creatore indeciso sul destino della sua creatura. Nel dubbio una cosa è certa: The Creator ci è rimasto di traverso. Come tutte le cose che sarebbe potute essere e invece non sono.
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La recensione in breve
Visivamente affascinante, ma molto meno ispirato a livello narrativo, The Creator propone una fantascienza diversa dal solito. Edwards crea un mondo sporco e logoro, in cui vengono posti dilemmi morali intriganti, senza mai andare a caccia delle risposte.
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Voto ScreenWorld