Ci si chiedeva se avesse senso continuare la saga di Scream senza il regista Wes Craven, venuto a mancare nel 2015 e con Scream 4 come suo testamento artistico. Tra dubbi su come proseguire e qualche impedimento pratico (i diritti sono stati in una specie di limbo per un po’ di tempo, dato che inizialmente appartenevano ai famigerati fratelli Weinstein), il quinto capitolo è poi uscito nel gennaio del 2022, segnalando la possibilità di un ritorno nell’era dei cosiddetti legacyquel e della nostalgia come elemento trainante di una fetta non indifferente del box office. Ed ecco che, appena quattordici mesi dopo, siamo già al sesto episodio, di nuovo affidato ai cineasti Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillet e agli sceneggiatori James Vanderbilt e Guy Busick. Un sesto capitolo che è fedele allo spirito del franchise e al contempo deliziosamente anarchico, come cercheremo di spiegare in questa recensione di Scream VI.
Scream VI
Genere: Horror
Durata: 123 minuti
Uscita: 9 marzo 2023 (Cinema)
Cast: Melissa Barrera, Jasmin Savoy Brown, Jack Champion, Henry Czerny, Mason Gooding, Roger L. Jackson, Liana Liberato, Dermot Mulroney, Devyn Nekoda, Jenna Ortega, Tony Revolori, Josh Segarra, Skeet Ulrich, Samara Weaving, Hayden Panettiere, Courteney Cox
La trama: piccoli omicidi nella Grande Mela
È passato un anno dall’ennesima strage di Woodsboro, dove Samantha “Sam” Carpenter e la sorella minore Tara erano state prese di mira da due fan psicopatici di Stab, il franchise cinematografico basato sugli omicidi raccontati nel primo Scream. Le due sorelle si sono trasferite a New York con gli amici Mindy e Chad, nel tentativo di rifarsi una vita, ma non è facile, soprattutto per Sam che continua a essere periodicamente tormentata dal fantasma del padre biologico, il serial killer Billy Loomis, ed è stata accusata dai soliti complottisti online di essere la vera responsabile del massacro del 2022. E poi, improvvisamente, Ghostface si fa vivo di nuovo, con l’intento di “punire” le due sorelle e uccidere chiunque cerchi di fermarlo. E siccome è il periodo di Halloween, per il killer è particolarmente facile passare inosservato in mezzo a tante persone che si vestono come lui per divertimento…
Il cast: il ritorno del quartetto
Riconfermato il cast principale del film precedente, i “Core Four” come afferma un membro del gruppo in lingua originale: Melissa Barrera (Sam), Jenna Ortega (Tara), Jasmin Savoy Brown (Mindy) e Mason Gooding (Chad). La principale new entry di un certo peso è Dermot Mulroney nei panni di un poliziotto incaricato di indagare sul nuovo Ghostface che è in giro per New York. Sul versante nostalgico, a questo giro manca all’appello Neve Campbell nei panni di Sidney Prescott (per una disputa salariale tra lo studio e l’attrice, che potrebbe comunque tornare in futuro), mentre Gale Weathers è presente come sorta di cameo esteso (“and Courteney Cox”, recitano i titoli di coda), con la partecipazione aggiuntiva di Hayden Panettiere che ritorna nel ruolo di Kirby Reed, sopravvissuta agli eventi del quarto episodio. I due registi omaggiano il loro film Finché morte non li separi facendo apparire in modo limitato ma strepitoso Henry Czerny e Samara Weaving, e come sempre appartiene a Roger L. Jackson, in originale, l’inquietante voce telefonica di Ghostface.
Le regole vanno cambiate
“Chi se ne frega dei film”, dice Ghostface, beffardo, a un certo punto, lasciando intendere che con Scream VI abbiamo raggiunto la fase in cui le regole del franchise posso andare a farsi benedire, impressione confermata dall’inevitabile conversazione sulle regole, con la precisazione che ormai vale tutto. E da quel punto di vista la consueta sequenza d’apertura, quella che pone le basi per ciò che vedremo nelle due ore successive, è la più teorica in tutta la storia della saga, e la più efficace dai tempi del secondo film, di cui il nuovo lungometraggio si presenta come parziale rifacimento spirituale, a cominciare dalla decisione di allontanarsi da Woodsboro con la trasferta nella Grande Mela (ma le riprese si sono svolte a Montréal, il che rende l’ambientazione newyorkese quasi un accessorio, come spesso è stato il caso in questi film), senza dimenticare il ritorno della sala cinematografica – esplicitamente contrassegnata come luogo d’altri tempi – come teatro di riflessione sulla natura del racconto.
Urlo familiare
Libero e al contempo ancorato nella tradizione del franchise, Scream VI è l’episodio con cui il franchise sembra volersi emancipare dalle tradizioni, dimostrando di non aver bisogno dei protagonisti storici per portare avanti il discorso sull’evoluzione dell’horror, con la nozione del fandom tossico, già presente nel quinto film, che si mescola con l’idolatria nei confronti dei veri killer, elemento che è forse il più fedele allo spirito della saga e alla poetica di Kevin Williamson, che voleva raccontare qualcosa di simile in Scream 3 prima che lo studio facesse riscrivere da zero la sua versione del copione (poi rimaneggiata per elementi della premessa della serie televisiva The Following). L’intero universo narrativo ideato da Williamson e Craven nel 1996 è al centro dell’attenzione, con la giusta devozione nei confronti del classico mista a un genuino, brutale desiderio di squartare tutto e rinascere dalla pozza di sangue disseminata per le strade di New York, con quello che forse è il capitolo più violento in assoluto. È un mondo dove, come dicevano i film precedenti, l’inaspettato è divenuto il nuovo cliché, e in mano a una nuova generazione di cineasti e protagonisti quel principio ha un nuovo, dissacrante volto, per quanto coperto dalla solita, iconica maschera.
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La recensione in breve
Sesto capitolo ufficiale e secondo della nuova incarnazione del franchise, Scream VI trova il modo giusto di adattare l'iconografia di Ghostface e la meditazione sull'horror ai giorni nostri, rispettando e al contempo prendendo affettuosamente in giro le convenzioni del genere e del franchise.
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Voto ScreenWorld