Correva l’anno 2019, e pochi mesi prima che la pandemia mettesse in ginocchio il mondo intero, Ficarra e Picone conquistavano il botteghino italiano con Il primo Natale, commedia che trasportava il popolare duo siciliano a Gerusalemme in concomitanza con la nascita di Gesù. Un successo che ha reso inevitabile l’idea di sfruttare il mese di dicembre per il loro progetto cinematografico successivo, quello di cui parliamo nella nostra recensione di Santocielo, nato dal desiderio congiunto (ma inizialmente separato), dei due attori e del regista Francesco Amato, di fare una commedia incentrata sugli angeli (la sceneggiatura è stata scritta ex novo poiché agli uni non piaceva il primo soggetto dell’altro, e viceversa). Ed eccoli pronti, quindi, ad arrivare nelle sale dall’alto dei cieli.
Santocielo
Genere: Commedia
Durata: 125 minuti
Uscita: 14 dicembre 2023 (Cinema)
Cast: Salvo Ficarra, Valentino Picone, Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta, Giovanni Storti
La trama: l’angelo ubriaco
Ogni angelo ha la sua funzione specifica in Paradiso, e quella di Aristide è di lavorare nell’ufficio di smistamento delle preghiere, ma lui sogna di essere trasferito nel coro, a suo avviso bisognoso di una voce come la sua. L’opportunità si presenta quando Dio decide di dare una nuova chance all’umanità con un secondo Messia: l’angelo che ingraviderà la nuova Madonna, accuratamente preselezionata, potrà chiedere in cambio qualunque cosa.
Aristide si offre volontario, e viene inviato sulla Terra per compiere la missione. Solo che, dopo un primo tentativo non riuscito, si ritrova ad affogare i dispiaceri nell’alcool insieme a Nicola, vicepreside di una scuola cattolica, e per sbaglio ingravida il compagno di bevute. Abbandonato dai colleghi altolocati, l’angelo deve ora cavarsela da solo, e sperare che nessuno venga a sapere dell’esistenza di un uomo incinto…
Il cast: il duo e un pezzo di trio
Valentino Picone è l’angelo incompetente, mentre a Salvo Ficarra spetta il ruolo del vicepreside separato e depresso che si ritrova incinto, con le due parti coerentemente assegnate in base alle rispettive personalità comiche dei due protagonisti. Sul fronte femminile Barbara Ronchi va ben oltre il minimo sindacale con il personaggio potenzialmente ingrato della moglie da cui Ficarra si sta separando, mentre Maria Chiara Giannetta non è altrettanto fortunata nei panni di una suora che è uno degli elementi emblematici circa la natura irrisolta del film.
Un altro di quelli, malgrado le promesse implicite di quella scelta di casting, è Giovanni Storti nella parte di Dio, sorta di restituzione del favore dopo che il duo siculo ha recitato in Fuga da Reuma Park (e, prima del grande successo di pubblico, anche in Chiedimi se sono felice). Intuizione di per sé azzeccata, ma nei fatti nullificata dalla decisione di ridurre al minimo la presenza del Paradiso in generale, con il comico meneghino che appare per circa cinque minuti, quasi tutti concentrati nella prima mezz’ora.
Tarpare le ali al ridere
I primi trenta minuti sembrano suggerire qualcosa di almeno passabilmente spassoso, con un’idea di base che, magari senza toccare tutti i temi d’attualità a cui sarebbe attinente (e difatti ogni riflessione in merito si riduce alla solita sottotrama sui vicini bigotti e ficcanaso che scambiano Ficarra e Picone per amanti), può giocare con tutti gli equivoci del caso legati all’intesa umana e artistica tra i due interpreti principali. Questo, appunto, nei primi trenta minuti. Poi ci sono i restanti novanta, dove tutto si sgretola e le varie linee narrative si scontrano e alternano senza arrivare a una conclusione che sia all’altezza della validità della premessa. In tal senso, il film è coerente con il personaggio di Aristide: aveva una missione semplice sulla carta, ed è riuscito a complicarla inutilmente.
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La recensione in breve
Dopo una prima mezz'ora mediamente promettente, la commedia "angelica" con Ficarra e Picone si perde per strada, con linee narrative che si scontrano e alternano senza un percorso coerente.
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Voto ScreenWorld