Se Dwight Frye fosse ancora in vita, avrebbe le lacrime agli occhi nello scoprire che a distanza di 92 anni il “suo” Renfield torna sul grande schermo nei panni di protagonista, riuscendo finalmente ad elaborare la relazione tossica e disturbante con il suo “datore di lavoro”: Dracula. Certo, di fedeli servitori per il Principe di Valacchia ce ne sono stati tanti sul grande e piccolo schermo, ma non potevamo non iniziare questa recensione di Renfield con quello che, in fondo, è stato il primo e più caratteristico, dando il la a tutti gli altri.
Nel 1931 Renfield non era un personaggio facile da inquadrare. Sembrava un po’ fuori dal resto del contesto scenico messo su pellicola da Tod Browning. Dwight Frye, da grande caratterista, è riuscito a dare quel giusto mix di servilità e follia al suo personaggio, completamente soggiogato dal potere di Dracula e dalla promessa di tramutare anche lui in vampiro. Nel mentre, l’uomo ormai dalla mente spezzata, si è sempre dovuto accontentare di… insetti, l’unica fonte di vita a lui concessa. Quando c’era lui, il film assumeva quasi un tono differente, smorzando anche un po’ la serietà che, invece, Dracula o i discorsi del professor Van Helsing o l’angoscia di Mina, portavano.
Renfield è sempre stato il factotum del temibile vampiro, re di tutti i vampiri, lavorando a livelli estremi, portato a fare cose terribili, rinunciando a tutto, vita in primis, senza mai davvero avere nulla in cambio. In un mondo dove noi stessi, sulla nostra stessa pelle, proviamo ciò che il povero Renfield prova sulla sua (magari senza avere a che fare con dei cadaveri, ma non per questo senza avere a che fare con delle richieste spesso folli), dove siamo dipendenti dalle nostre relazioni professionali e – lì dove avanza del tempo – anche da quelle sociali, Renfield diventa “magicamente” metafora perfetta del nostro mondo.
Utilizzando lo stesso escamotage di Leigh Whannell con L’uomo invisibile, dove il mostro viene perfettamente adattato ai nostri giorni parlando di stallking, Robert Kirkman fa la stessa identica cosa, parlando di dipendenza, burnout e depressione, ma non è più il mostro al centro di tutto, bensì il suo aiutante. Certo, lo fa in modo scanzonato, paradossale e sopra le righe, ma sapete cosa? Funziona!
Renfield
Genere: Comedy Horror
Durata: 97 minuti
Uscita: 25 maggio 2023 (Cinema)
Cast: Nicholas Hoult, Nicolas Cage, Awkwafina
Trama: una relazione tossica secolare
Siamo a New Orleans, luogo scenico ed evocativo per vampiri, streghe ed animali notturni. Nei colori acidi di una città in mano alla mala, si muove il viso smunto dalla stanchezza di un uomo, allampanato, occhi a palla e cerchiati, abiti logori, capelli disordinati.
Ecco come ci appare per la prima volta l’ex agente immobiliare R. M. Renfield. Lui non ha “attraversato gli oceani del tempo” per amore, ma per devozione. Una devozione che va oltre il totalizzante e disumano e che, decennio dopo decennio, l’ha consumato fino a ridurlo a mero pezzo di carne usato come tramite tra il mondo diurno dei vivi e quello notturni dei mostri. Ora che il suo temibile padrone, il Conte Dracula, è debilitato e ha bisogno di forze per potersi riprendere dall’ultima battaglia che l’ha lasciato un tantino bruciacchiato… Renfield comincia a fare i conti di più con se stesso. Procurare vittime al vampiro non è così semplice come un tempo. Non basta più dare colpa alla peste o gettare cadaveri in un canale. Una sparizione potrebbe anche non dare nell’occhio, ma quando cominciano ad essere due, tre, quattro, decine, la situazione si fa più complicata; ma, soprattutto, Renfield è stanco di vivere nelle fogne, nascosto come un topo, uccidendo innocenti. Vorrebbe smettere di nascondersi, di viaggiare e vivere finalmente la vita allo scoperto, magari integrandosi con la società contemporanea.
Spinto da questi sentimenti, ma anche dall’inevitabile bisogno di trovare del sangue fresco per il suo padrone, si ritrova in una riunione di persone co-dipendenti. Uomini e donne che hanno annullato la loro vita per qualcun altro: un capo, un partner, un genitore. Persone proprio come lui che fino a questo momento sono state soggiogate, manipolate, rivoltate da un narcisista, lasciandosi succhiare ogni goccia di energia. Annullandosi convinti di non poter meritare altro, non poter aspirare ad altro.
La consapevolezza e il non sentirsi più solo, portano Renfield a vedere le cose sotto un’ottica completamente differente. Certo, riuscire a mettere in pratica questo ritrovato amor proprio non è facile, soprattutto quando il narcisista in questione è un vampiro millenario.
Tra parodia e omaggio, un mix letale
Operazioni di questo tipo non sono per nulla facili. Riuscire a dosare tutti gli elementi affinché il film non sia né troppo serio né troppo trash, può sembrare una cosa da poco, ma non lo è affatto. Senza eleggersi a chissà quale capolavoro, anche perché dubitiamo fortemente fosse quello l’intento, Kirkman e Chris McKay sono riusciti a trovare il giusto compromesso tra omaggio e parodia. Renfield non è semplicemente un film caciarone con dell’extra splatter e l’uso di uno degli attori più amati ed odiati del creato, cioè Nicolas Cage.
Nel suo piccolo, Renfield arriva lì dove la maggior parte delle operazioni riguardanti i mostri Universal – eccezion fatta per il già citato L’uomo Invisibile – hanno fallito: trovare la chiave di lettura perfetta al nostro mondo per adattare il mostro. Del resto, forse qualcuno dimentica che i Mostri Universal nascono in un periodo molto complesso per la società americana: gli anni della Grande Depressione, del razzismo sfrenato, della povertà dilagante. Gli anni del bisogno di trovare una via di fuga dalla realtà e, al tempo stesso, dare la colpa a qualcuno per quanto successo. Ed ecco che arriva in soccorso il mostro, capro espiatorio perfetto da cacciare, affossare, uccidere. Tra gli anni ’30 e gli anni ’40, i Mostri Universal non solo portano l’horror al mainstream, ma creano i topoi su cui si sarebbe basato tutti il cinema di genere nei decenni successivi, incarnando nel mondo le paure, la rabbia e i desideri dell’essere umano, nonché le dicotomie tra bene e male, uomo e natura.
Kirkman e McKay, a modo loro e usando la chiave dell’ironia, arrivano a toccare proprio questo punto. Non solo raccontando una storia che già conosciamo perfettamente sotto un punto di vista differente – operazione molto in voga negli ultimi anni in letteratura, soprattutto attraverso le spose di Dracula – ma trovandogli anche la giusta metafora contemporanea. La figura stessa del vampiro si presta perfetta a rappresentare il grande boss ricco, altolocato, colui che non deve chiedere mai, narcisista e manipolatore. Lo stesso parallelismo con la mala è particolarmente ficcante e riporta con la mente proprio agli anni ’30, alla criminalità dilagante a causa del proibizionismo.
E poi il vampiro è sempre stato perfetta metafora del nostro mondo. Da demone della peste a capitalista illuminista, teorizzato dallo stesso Karl Marx; da sensuale e aristocratico predatore da salotto ad antieroe romantico, fino ai nostri giorni con rappresentazioni più svuotate, ipersessualizzate e d’apparenza.
Di vampiri attorno a noi ne abbiamo tanti, non più nascosti nei loro castelli, ma sempre con quello sguardo affilato pronto a squadrarci dall’alto al basso e renderci succubi del loro potere. Ma che cos’è un vampiro senza sangue? Senza l’energia vitale? Niente.
I never drink… wine!
Il percorso di Renfield tra inseguimenti, combattimenti fuori dall’ordinario con teste che volano, braccia strappate ed esplosioni di budella, bande criminali e maglioncini color pastello in cachemire, parte proprio qui: dalla consapevolezza di non essere lui ad aver bisogno di Dracula ma Dracula ad aver bisogno di lui. Consapevolezza che, in fondo, arriva al pubblico e magari riesce perfino a ridestare chi, in questo momento, sta affrontando qualcosa di simile. O comunque a farci rendere conto meglio che annullarsi per qualcuno, per quanto possa essere difficile o spaventoso ammetterlo, non porterà mai a nulla se non alla nostra completa distruzione. E questo aspetto, va detto, aveva già trovato una sua divertentissima rappresentazione nei personaggi di Guillermo e Nandor nella serie TV What We Do In The Shadows.
Adesso, non prendiamo troppo sul serio il film. Ricordiamoci sempre che parliamo di un film parodia, incapace di arrivare ai livelli del magnifico Dracula Morto e Contento di Mel Brooks, ma che sa davvero divertire, intrattenere e perfino fomentare nella follia di alcune scene che di certo non si danno alcun freno. Se dopo La Casa – Il risveglio del male cercate un bel bagno di sangue, un bel bagno di sangue avrete!
Nicolas Cage, un Dracula convincente
Elegante, manieristico, cattivo. Nicolas Cage – e lo stesso McKay lato regia – prende due delle più grandi interpretazioni mai fatte di Dracula, quella di Bela Lugosi del 1931 e quella di Christopher Lee del 1958, portando sullo schermo un Dracula inaspettatamente convincente. E chi lo avrebbe mai detto?
Il rischio, anche in questo caso, era di avere o troppa serietà o troppa ironia; Cage non solo trova il giusto compromesso, ma rende il personaggio assolutamente suo, credibile dall’inizio alla fine. Riporta quell’aura di timore ed orrore nel vampiro, ma anche di magnetica attrazione, con quel pizzico di tagliente sarcasmo che non guasta affatto. Se visto il lingua originale, noterete anche l’enorme lavoro fatto sulla voce, intonazione ed accenti.
L’intenzione non è quella di far paura, eppure l’aura letale si sente tutta. In lui viene condensato il sapere secolare, l’impossibilità di poterlo uccidere davvero, tutta la sua estrema forza e malvagità insita nel mondo. Dracula stesso sa di evolvere, di non potersi nascondere per sempre e pensare a qualcosa di più per rinforzare il suo potere sull’intera umanità. Ed ecco che entrano in gioco elementi tipici del nostro mondo: il potere sociale, la criminalità, la corruzione.
Interessante l’evoluzione del suo rapporto con Renfield che non porta un confronto solo sul piano lavorativa e quindi, come già detto, rappresenta l’abuso psicologico, la relazione tossica che vede uno annullarsi all’altro; c’è un discorso anche intergenerazionale che viene portato avanti. Troppo spesso i millenial si sentono dire dallo loro generazione precedente e quella precedente ancora che non hanno voglia di fare nulla, che non sono nulla, che perdono tempo, precari, senza una famiglia, senza un posto fisso. Un aspro scontro tra generazioni più vecchie che non si rendono conto di quanto il mondo sia cambiato, sia più complesso in ambito lavorativo e quando in più venga chiesto per poter ricevere la metà della metà.
Nicholas Hoult, perfetto Renfield (nonché attore che ci ha largamente dimostrato negli ultimi anni di essere estremamente versatile), anche se di tanto in tanto troppo oscurato dallo stesso Dracula o dalla presenza della sua comprimaria Awkwafina (molto brava e con un ruolo che sovverte i classici personaggi femminili nelle storie di vampiri), crea la perfetta sintonia con Cage. Insieme sullo schermo funzionano ed è molto interessante il gioco di proporzioni che McKay mette in scena per far comprendere l’imponenza di Dracula sul servo sebbene Hoult sia più alto di Cage.
I tempi comici ci sono. Le scene d’azione sopra le righe anche. Il divertimento e il sangue non mancano. In tutto questo abbiamo anche tre ottime interpretazioni ed una regia estremamente pop che non lascia tempo di respirare, nonché una scrittura che ha saputo trovare il perfetto compromesso senza snaturare l’iconicità della figura ma restituendogli in modo coerente e contemporaneo una nuova vita. Sicuramente non il film dell’anno, ma a mani bassi uno dei più divertenti e coinvolgenti. E, aggiungo, anche una delle più interessanti, almeno degli ultimi anni, rappresentazione sui vampiri in generale.
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La recensione in breve
Renfield è un film che sa dosare il giusto mix di horror, commedia, paradosso e tanto sangue. Possiede quella giusta dose di trash che non gusta ed anche una visione contemporanea ed interessante del mostro. Robert Kirkman arriva lì dove molti hanno fallito, riuscendo ad omaggiare e al tempo stesso a creare una gustosa parodia. Nicholas Hoult si conferma essere un attore estremamente versatile ma la sorpresa più grande è il Dracula di Nicolas Cage assolutamente convincente.
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Voto Screenworld