I grandi eventi sorprendono. Ed è così che ci ritroviamo curiosi, per la prima volta dopo più di vent’anni, a vedere un nuovo film di Liliana Cavani in sala, in occasione del suo meritato Leone d’Oro alla Carriera al Festival di Venezia 2023. Sullo schermo, intanto, un altro evento, ben più terribile, sorprenderà le vite piuttosto normali di un gruppo di amici: l’arrivo di un asteroide gigantesco che sembra avere la Terra nella sua traiettoria. Il risultato sarebbe catastrofico e potrebbe portare all’estinzione della razza umana nel tempo di pochi secondi.
Grandi eventi che portano i loro protagonisti a fare il punto sulle loro esistenze: da un lato la celebrazione di una delle più importanti e sagaci registe italiane, un’autrice con una voce unica, che in passato ha regalato veri e propri capolavori come ad esempio I cannibali, Il portiere di notte e la miniserie televisiva dedicata a San Francesco d’Assisi; dall’altro, nell’opera di finzione, far cadere le maschere di un’esistenza apparentemente tranquilla e felice e portare alla luce tutte le proprie indecisioni, i sogni infranti, gli amori perduti o i traumi mai superati.
Nel frattempo, il tempo lega tutto. Ed è proprio questo l’elemento su cui vogliamo concentrarci nella nostra recensione de L’ordine del tempo, il film presentato Fuori Concorso a Venezia80 che, con un cast di all-stars italiane, si inserisce nel filone di drammi da camera senza però aggiungere nulla di nuovo sul tema.
Genere: Drammatico
Durata: 112 minuti
Uscita: 30 agosto 2023 (Festival di Venezia), 31 agosto 2023 (Cinema)
Cast: Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Kseniya Rappoport
Una trama fuori dal tempo
Elsa (Claudia Gerini) compie cinquant’anni e, come ogni anno, decide di festeggiare nella casa sul mare sua e di suo marito Pietro (Alessandro Gassman) insieme ai suoi più cari amici di vecchia data, persone diverse tra loro, ognuno con la propria vita apparentemente felice. L’ultimo ad arrivare è Enrico, un fisico che, giunto sul posto, sembra distaccato e distratto. Il motivo è presto detto: nonostante la notizia non sia ancora stata divulgata, pare che un gigantesco asteroide, che viaggia nell’universo alla velocità di un terzo di quella della luce, sia in rotta di collisione con la Terra. Le conseguenze sarebbero catastrofiche tanto da estinguere la razza umana. Una volta appresa la notizia, gli amici cercheranno di godere delle loro possibili ultime ore di vita, ognuno a suo modo, confessandosi sentimenti e segreti, ripensando alla loro vita e, magari, dando inizio a una nuova fase della loro esistenza.
Anche se contemporaneo nel setting, L’ordine del tempo si mostra sin da subito come un film che si pone in maniera atemporale. Questo perché il fulcro del film non si trova nelle vicende dei singoli personaggi, ma nelle reazioni di una serie di caratteri che tendono a corrispondere a dei modelli universali: la donna emancipata, quella legata alla famiglia coi sogni infranti, la coppia che non è mai riuscita a comprendersi fino in fondo, l’uomo dal cuore duro legato al mondo della finanza…
Modelli in cui si scontrano le diverse visioni del mondo, tra quella più religiosa e fatalista a quella più scientifica e razionale.
Qualche problema tra cast e scrittura
Nonostante le premesse interessanti, il film presenta sin da subito due problemi fondamentali che, col passare del tempo, creano un conflitto piuttosto duro tra il desiderio di raccontare una storia e il modo in cui viene mostrata a schermo. Il cast, composto da nomi noti nel panorama italiano, sembra sciogliersi via via che la storia procede, lasciando da parte una certa rigidità di stampo teatrale (quasi insostenibile nella prima parte del film) che lascia spazio a un’apertura che sembra seguire quella dei personaggi.
Dove gli attori vengono penalizzati è, però, proprio in fase di scrittura. I dialoghi troppo didascalici, di stampo letterario, quasi appartenenti a un vecchio modo di concepire le conversazioni al cinema, costringono lo spettatore a sforzarsi continuamente per accettare la credibilità dei discorsi. Lo stereotipo e il modello si divora le sfumature, ponendo il film in una dimensione ben distante dalla naturalezza e dalla realtà che avrebbe reso L’ordine del tempo di gran lunga più potente e avvincente. Anche la messa in scena, tradizionale e quasi dosata al risparmio (a volte si percepisce una mancata attenzione al dettaglio e agli oggetti di scena che distrae, portando lo spettatore fuori dal film), con pochi guizzi e idee visive forti, unita a un montaggio non particolarmente brillante (con storyline che sembrano sospese nel vuoto e personaggi che vengono dimenticati all’improvviso), contribuisce a rimanere sulla superficie del discorso.
Colpire di striscio
Il che lascia una sensazione amara in bocca, una volta giunti i titoli di coda del film. Perché L’ordine del tempo avrebbe davvero tutte le potenzialità per poter graffiare davvero, portare lo spettatore a riflettere sullo scorrere del tempo, sul prendere coscienza della vita che scorre inesorabile, sul poter affrontare un cambio di sguardo, di prospettiva, sulle cose. Il racconto fortemente metaforico è chiaro, cristallino, non lascia spazio a dubbi. Forse pure un po’ troppo.
Perché mancando di ambiguità e provocazione, questo tempo di visione appare sin troppo ordinato. Un pizzico di disordine, nel raccontare l’imprevedibilità della vita, le decisioni improvvise, quel desiderio – che accomuna tutti i personaggi – di fare i conti con il proprio presente, guardare il passato, ma pensare al futuro, sarebbe stato non solo più opportuno, ma anche decisamente più stimolante.
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La recensione in breve
L'ordine del tempo è un'opera che sembra arrivare nelle sale del 2023 in ritardo nei confronti del pubblico. E se il cast paga dazio per personaggi un po' troppo stereotipati, il vero difetto del film si trova in una regia poco ispirata e in una scrittura pigra e didascalica che non riesce a valorizzare i potenzialmente interessanti spunti del soggetto.
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Voto ScreenWorld