È un archetipo vecchio quanto l’uomo (anzi, la donna). E dagli archetipi non si sfugge. Lo sa benissimo il festival di Cannes, che negli ultimi anni ha mostrato di subire il fascino delle madri sole, combattive e problematiche. Un tema molto ricorrente nelle ultime edizioni, capace di guardare alla maternità con occhi pieni di disincanto.
Lo fa anche Catherine Corsini, che torna in concorso sulla Croisette appena due anni dopo il dramma ospedaliero La Fracture. E di fratture parleremo anche nella nostra recensione di Le retour, un dramma familiare dove le madri covano segreti e traumi portati in grembo più delle loro figlie.
Le retour
Genere: Drammatico
Durata: 105 minuti
Uscita: 16 maggio 2023 (Cannes)
Cast: Aïssatou Diallo Sagna, Virginie Ledoyen, Denis Podalydes, Suzi Bemba
Tornare fa male
L’ultima volta l’aveva lasciata in lacrime, mentre teneva per mano le sue due bambine. L’ultima volta che Khedidja è stata in Corsica ha ricevuto una notizia devastante. Sono passati tanti anni da allora, e adesso la donna torna sull’isola francese lavorando come baby-sitter per una ricca famiglia parigina. Assieme a lei anche le sue due bambine, che bambine non lo sono più. Perché Jessica e Farah sono in pieno tumulto adolescenziale, in piena definizione di sé. Sorelle agli antipodi: la maggiore è assennata e obbediente, la minore ribelle e insofferente alle regole. Punto in comune? Entrambe stanno per scoprire chi sia davvero loro madre. Lo faranno nell’arco di un’estate decisiva. In cui la Corsica isola tutte loro per costringerle a fare i conti con se stesse. Tutte alle prese con una stagione di scoperte. Meravigliose e tremende.
Troppo protette
Donne che si stanno scoprendo e donne ancora da scoprire. Le retour è tutto dedicato a loro. A una mamma con delle ferite ancora aperte e due ragazze in trasformazione. Un trittico umano che Corsini gestisce con passione e affetto per le tre protagoniste, ma senza un equilibrio narrativo capace di farci entrare dentro i loro turbamenti. Perché l’incedere di questo dramma familiare è ondivago. Prima si sofferma sui ricordi dolorosi e poi si proietta nel futuro con la voracità delle estati giovanili. Quelle che ti cambiano e segnano per tutta la vita.
In questo moto ondoso, però, Le retour finisce per annacquare una narrazione mai davvero a fuoco. Come se Corsini avesse avuto troppo pudore, senza farci entrare davvero sotto la pelle delle sue donne. Come se tutto quell’affetto provato per loro le avesse protette troppo. E così l’empatia della regista finisce per essere maggiore della nostra.
Ogni genere di donna
Resta intrigante la scelta di affidare un genere a ogni membro della famiglia Khedidja. Se questa madre porta addosso il fardello del dramma intimo, le due figlie ci invitano a vivere due coming of age adolescenziali molto diversi. Uno più sentimentale e tenero, l’altro più legato alla rabbia e alla voglia di definire chi siamo prendendo le distanze da cosa non vogliamo essere o diventare. Una ricchezza tematica che finisce per sovraccaricare Le Retour di emozioni a volte esasperate, troppo caricate nella recitazione e nelle dinamiche, trattate senza quel tocco davvero profondo e autentico capace di emozionare davvero. Si naviga a vista in Le Retour, senza una direzione precisa e una bussola capace di segnare la rotta di queste donne alla deriva, che si stanno cercando in una Corsica che rimane troppo distante dai nostri cuori.
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La recensione in breve
Con Le Retour Catherine Corsini torna a Cannes con nuove fratture, questa volta familiari e intime. Un dramma corale che non mette mai a fuoco davvero l'intimità dei personaggi e a guadagnarsi l'empatia del pubblico.
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Voto ScreenWorld