Il detto dice “non svegliar il can che dorme”, ma in questo caso sarebbe opportuno dire di non svegliare il “libro dei morti” che dorme, sepolto nel suo caveau, circondato da croci e su cui ci hanno costruito un intero palazzo di millanta piani. Ma nulla, in tanti anni, nessuno ha davvero ancora imparato che se tra le mani capita un libro rilegato in pelle umana, chiuso da una serie di zanne e con illustrazioni disturbanti e scritti indecifrabili, sarebbe il caso di lasciarlo lì dove si è trovato e fuggire il più lontano possibile. Eppure, se non avessimo persone così stupide, adesso non saremmo qui a scrivere la recensione di La Casa – Il Risveglio del Male.
Evil Dead Rise, cioè La Casa – Il Risveglio del male, è l’ultimo capitolo dell’amato franchise Evil Dead creato da Sam Raimi nel 1981 con Bruce Campbell nell’iconico personaggio dell’antieroe Ash. Nell’ultima pellicola diretta da Lee Cronin, in uscita al cinema dal 20 Aprile con Warner Bros., e prodotto dagli stessi Raimi e Campbell oltre all’immancabile Rob Tapert, il terribile Necronomicon Ex-Mortis torna a colpire ancora. Questa volta il male non si risveglia nel bosco ma in piena metropoli, all’interno di un antico palazzo, ex banca, pronto a venire riqualificato dopo aver sfrattato quelle poche anime rimaste lì dentro.
Non parliamo di un remake – il che è un sollievo – e nemmeno di un reboot. Diciamo che siamo di fronte a una sorta di sequel, senza però i personaggi principali della saga creata da Raimi. Il fil rouge, del resto, dovrebbe essere proprio il Necronomicon. Certo, ma che Evil Dead è senza Ash? Diciamo che in un modo o nell’altro un cameo di Bruce Campbell nel film lo avremo, ma no, non nelle sue canoniche vesti. Ovvio che però non basta questo.
Evil Dead è un franchise molto particolare. Il remake di Álvarez è un esempio di quanto sia facile sbagliare con un film di questo tipo. La sola violenza, brutalità e ferocia non bastano. Perfino il solo Necronomicon o i suoi inquietantissimi demoni non bastano. Se c’è una cosa che ha da sempre reso Evil Dead il film iconico che è e sempre sarà è la maestria di Raimi nel mescolare il classico con il dissacrante, portando per la prima volta al cinema un horror duro e crudo, ricco di ansia e con scene che forse oggi nessuno rifarebbe davvero (si, stiamo proprio pensando allo stupro nel bosco), ma con quella giusta dose di trash, capace di non prendersi completamente sul serio, portando il tutto su un piano spesso rocambolesco e folle, destinato ovviamente a perfezionarsi in Evil Dead 2 e trovare la sua apoteosi in Army of Darkness. Ash e il Necronomicon hanno continuato poi a vivere nella serie TV di Starz che, forse, esaltava particolarmente il lato più dissacrante a discapito della tensione.
A dispetto di ogni previsione, l’irlandese Lee Cronin, che già con The Hole in the Ground aveva dimostrato di aver stoffa, ha trovato il giusto equilibrio per sorprendere e divertire con gusto, portando sul grande schermo un film meno serioso del previsto che sa angosciare con i giusti picchi di tensione ed inquietudine, osare e giocare con dialoghi sopra le righe, volgari e sarcastici, in particolare quando si tratta delle entità ma, soprattutto, travolgere lo spettatore con un vero e proprio bagno di sangue in grande stile.
La Casa – Il Risveglio del Male
Genere: Horror
Durata: 97 minuti
Uscita: 20 Aprile 2023 (Cinema)
Cast: Alyssa Sutherland, Lily Sullivan, Morgan Davies, Gabrielle Echols e Nell Fisher
Trama: una questione di famiglia?
Come abbiamo visto, rispetto alle trasposizioni precedenti, le premesse di questo nuovo capitolo sono leggermente differenti, per quanto simili. La trama di La Casa – Il Risveglio del male, si sviluppa principalmente attorno a due sorelle, Beth (Lily Sullivan) ed Ellie (Alyssa Sutherland), entrambe irrisolte a modo loro. Mentre Ellie cerca di andare oltre l’improvvisa fine del suo matrimonio e di crescere i suoi tre figli con uno sfratto alle porte, Beth vuole scappare dalle responsabilità delle sue stesse azioni.
In una classica notte da film horror, Beth fa una sorpresa a Ellie con l’obiettivo di trovare un po’ di sostegno e complicità, inconsapevole del periodo non facilissimo che sta affrontando la sorella. In realtà tutto questo è nulla se confrontato a ciò che sta realmente per accadere. Un terremoto sconquassa letteralmente la città, creando una profonda crepa nel garage del palazzo e portando allo scoperto il caveau della vecchia banca che precedentemente era l’abitazione di Ellie e della sua famiglia.
Il figlio più grande, Danny, curioso come qualsiasi adolescente a cui bisognerebbe insegnare un po’ di spirito di sopravvivenza, scende nelle rovine scovando una serie di vecchi e polverosi libri di cui uno inquietantissimo. Che facciamo, lo lasciamo lì? Ma ovvio che no. Del resto, cosa vuoi che siano un soffitto di crocifissi e amuleti di protezione, un vero e proprio sarcofago come custode libro ed una “coperta” di insetti volanti simbolo di qualcosa di sinistro? No, portiamolo a casa. Cosa potrebbe andare storto?
La risposta arriverà pochi attimi dopo quando Danny, assieme a sua sorella Bridget, apre il libro, scoprendo una serie di illustrazioni di torture fatte con il sangue. Nonostante i moniti di Bridget a riportare subito indietro il libro, Danny decide di ascoltare i tre dischi ritrovati, risvegliando qualcosa di cui sarebbe stato meglio non venire mai a conoscenza.
La giusta commistione tra vecchio e nuovo
Come anticipato prima, il regista Lee Cronin è riuscito a trovare la giusta equazione all’interno del film tra il “non prendersi troppo sul serio” in perfetto stile Raimi e una rappresentazione ancora più cruda e splatterosa dell’immagine che, in effetti, aveva adoperato Fede Álvarez nel suo remake (prendendosi però fin troppo sul serio). Il risultato sono poco più di un’oretta e mezza di sano divertimento e sangue a gogo, dove l’essenza e lo spirito di Evil Dead viene assolutamente rispettati, utilizzando dei canoni più contemporanei dell’horror mainstream ma senza mai scivolare in cliché.
Fin dalla primissima scena, la regia di Cronin ci lascia immergere in quelli che sono i tipici movimenti della macchina a mano di Raimi, con la sensazione di avere la soggettiva del demone su di noi, minacciosa ed inquietante, pronta ad abbattersi senza pietà e farci diventare i suoi burattini di carne da distruggere dall’interno. Cronin però non cade nella facile trappola del fan service o nel rendere il tutto una brutta copia dello stile del regista statunitense, bensì adopera l’omaggio come elemento stuzzicante facile da cogliere per i fan esperti, ma che sa sorprendere e compiacere anche lo spettatore dall’occhio meno allenato. Anzi, è proprio attraverso la citazione visiva e registica che il regista irlandese riesce ad inserire elementi innovativi e varianti nel tema che rendono questo film originale e al tempo stesso fedele. Per quanto, forse sul finale, un piccolo cameo di Ash avrebbe fatto piacere, anche come scena dopo i titoli di coda per mero compiacimento del fan di lunga data, tutto riesce a funzionare alla perfezione. Non si sente mai davvero la mancanza di Ash perché, in fondo, questa è un’altra storia. Certo, il libro dei morti è sempre quello, la sua origine non cambia, così come la sua sete di sangue e distruzione, ma la storia sì. I protagonisti cambiano, le loro azioni, i loro percorsi e, in fondo, qualcosina di Ash nel personaggio di Beth riusciamo anche a trovarlo.
Una storia di sorelle
Uno degli elementi narrativi che distingue La Casa – Il Risveglio del Male dai precedenti capitoli del franchise è il suo focus sulla sorellanza, sui personaggi di Ellie e Beth. E c’è da dire che qui abbiamo due attrici straordinarie, Alyssa Sutherland e Lily Sullivan. Sullivan si sobbarca il peso della sopravvivenza, dell’abbandonare ogni ragione, dell’essere disposti a tutto trasformandosi sul finale, con non poca sofferenza, in una furiosa killer di demoni; Sutherland è irresistibile nel suo violentissimo cambio personaggio. Non solo è dannatamente credibile, ma c’è uno studio sui movimenti che la rende assolutamente inquietante, portando nella mente il pensiero che no, non te la vorresti ritrovare come vicina nemmeno per tutto l’oro del mondo.
Mentre i film originali erano incentrati su un gruppo di amici, questo film punta i riflettori su due sorelle che devono fare affidamento l’una sull’altra per sopravvivere. Il legame tra le sorelle è rappresentato in modo convincente e aggiunge una profondità emotiva al film che spesso manca nei film dell’orrore. E questo, in realtà, si fa sentire anche con i personaggi di Danny, Bridget e Kassie, ovvero i figli di Ellie, rendendo le conseguenze di ogni azione ancora più atroce e dolorosa.
C’è perfino una maggiore caratterizzazione nei nostri protagonisti, nel loro passato e in quei detti e non detti tipici dei legami di sangue. Ecco, forse forse la scusa che un demone si impossessi di un vostro parente è la giusta via per togliervi più di qualche sassolino dalla scarpa. Questo sicuramente in sceneggiatura si sente e dà quel gusto più cattivo e sarcastico alle battute. Tipico poi dello stesso Evil Dead. Ma, al tempo stesso, rende alcune scelte ancora più sofferenti, dolorose, dando maggior intensità perfino all’empatia che lo spettatore può facilmente sviluppare.
La presenza di una scrittura più approfondita, cosa assai rara nel cinema horror, salvo i soliti quattro nomi che citiamo, non vuole però appesantire il film o renderlo troppo serioso o chissà quanto metaforico. No, il registro tenuto da Cronin è sempre quello del dissacrante e, per certi versi, perfino caciarone. Uno dei difetti che possiamo trovare effettivamente in questo genere di scrittura è che lancia il sasso verso alcune tematiche, come per esempio la dipendenza affettiva ma anche il rimorso, e poi ritrae la mano; cioè, troppo in fretta abbandona per strada il concetto, passando immediatamente al prossimo squartamento. Per carità, non ci si lamenta, ma può risultare un po’ approssimativo e, di tanto in tanto, può incidere sul ritmo facendolo risultare un po’ altalenante.
Diciamo che per lo più ci si preoccupa di accattivare, far affezionare e poi… ferire, ferire mortalmente, seminando qui e lì anche indizi per il possibile futuro del franchise.
Un godurioso bagno di sangue
Dobbiamo essere sinceri: visto il trailer de La Casa – Il Risveglio del Male, quello che ci aspettavamo era un film fin troppo simile al remake, che si prendesse fin troppo sul serio e che con il franchise di Evil Dead avesse unicamente in comune il nome. Quanta soddisfazione essere smentiti con un film che, seppur non perfetto, sa come far rivivere quel tipo di vibes, divertendo ma, soprattutto, osando tantissimo con il sangue?
E bagno di sangue sia! E che prop meravigliosi! Si, tanto di cappello a Lee Cronin e alla sua messa in scena. Del resto, uno degli elementi vincenti di Evil Dead è proprio mostrare una valangata di sangue a non finire. L’ultima parte del film, in questo senso, è spettacolare. Il fiore all’occhiello di tutto il film.
Sebbene vi sia un largo uso di CGI, senza preoccuparsi di essere troppo realistici ma mantenendo un po’ di quella patina cheap tipica dei film horror degli anni ’80, l’effettistica pù artigianale, il trucco prostetico e i “reali” litri di sangue usati in scena rendono il tutto ancora più folle, divertente ed assolutamente epico.
Cronin non si è risparmiato di una vera e propria carneficina in grande stile sull’atto finale, giocando non poco con la lore di Evil Dead, regalandoci non solo delle uccisioni particolari che “fomentano” non poco lo spettatore, ma anche portando su schermo un paio di mostroni di tutto rispetto. In più, è riuscito perfettamente a dosare gli elementi di ansia e tensione, usando una palette di colori scuri e cupi che agghiacciano e lasciano la sensazione di brividino lungo la schiena. Complice anche il cambio di location, altro elemento innovativo di questo capitolo.
Il grattacielo, a differenza dell’isolamento nella casa nel bosco, rende tutto più claustrofobico ed ancora più letale, trasformando l’edificio in una vera e propria trappola in cemento per esseri umani infestata da demoni, dove l’unica via d’uscita sarebbero un bel salto dalla finestra con la speranza di morire sul colpo.
Plauso anche alla musica. Omaggia i film principali, non anticipa troppo e, soprattutto, non è invasiva come nella maggior parte dei film horror dove si lascia alla musica il compito di salvare l’incompetenza della scrittura. Lee Cronin con La Casa – Il Risveglio del Male ha saputo dosare ogni elementi, creando il giusto mix e sorprendendo dall’inizio alla fine lo spettatore con un film che sa come intrattenere, stuzzicare la curiosità del novizio, soddisfare la sete di sangue dell’appassionato e, soprattutto, omaggiare uno dei più grandi classici della storia del cinema horror, senza per questo proporci una copia carbone priva di anima e sostanza. Al massimo, qualche anima verrà succhiata lungo il tragitto!
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Nel complesso La Casa - Il Risveglio del Male è una degna, quanto sorprendente, aggiunta al franchise. Offre tensione, divertimento e moltissimo sangue per i fan della saga principale, introducendo perfino qualche nuovo elemento capace di mantenere le cose fresche, pur restando fedele allo spirito scanzonato dell'opera originale. Non un film perfetto, ma che sa offrire un'ora e mezzo di sano divertimento per tutti gli appassionati di horror.
-
Voto Screenworld