Sono passati undici anni dal cinquantesimo classico Disney, quel Rapunzel – L’intreccio della torre che riuscì, attraverso una storia quasi totalmente canonica, a dare avvio a un nuovo florido periodo per i Disney Animation Studios, che in quel momento erano da troppo tempo alla ricerca di nuovo prestigio. Fu grazie a quel film che venne ritrovata quella formula magica che ha regalato agli spettatori di ogni età, da quel momento in poi, una sequela di film d’animazione amatissimi e di grande successo. La Disney, come una fenice e come spesso è accaduto lungo il corso della sua storia, era riuscita di nuovo a risorgere e alimentare quella fiamma creativa che sembrava spenta.
Un decennio dopo, siamo arrivati al Classico Disney numero 60.
Cifra tonda che a suo modo apre le danze per una nuova celebrazione, quella della nuova Disney, rispettosa verso il proprio canone classico, ma anche aperta alle innovazioni e alle vere e proprie rivoluzioni che in questi undici anni si sono via via presentate. In questa nostra recensione di Encanto vi spiegheremo, ovviamente senza spoiler, perché il nuovo film diretto proprio da Bryon Howard, regista anche di Rapunzel, e Jared Bush (insieme hanno già vinto l’Oscar per Zootropolis) sembra il film perfetto per iniziare un nuovo decennio confermando e rinnovando il marchio Disney.
Encanto (2021)
Genere: Commedia/Avventura/Musicale
Durata: 99 minuti
Uscita: 24 novembre 2021 (Cinema)
Doppiatori originali: Stephanie Beatriz, María Cecilia Botero, Wilmer Valderrama
Ecco la famiglia Madrigal
Benvenuti, visitatori, nella magica casa della famiglia Madrigal. Posta in una regione indefinita della Colombia, questa casa vivente e quasi senziente, composta da stanze vastissime, è occupata dalla numerosa famiglia gestita dall’Abuela Alma (la vera e propria anima di casa, colei da cui è partito tutto). Una figura allo stesso tempo di capofamiglia e di capovillaggio, alla ricerca della perfezione assoluta per mantenere viva la fiamma di una candela che consente di sprigionare i talenti di ogni componente della famiglia. Per ogni Madrigal il solito rito sotto gli occhi di tutti gli abitanti del villaggio, protetto dalla natura e dalle montagne.Un paradiso che è destinato a crepare e frantumarsi.
La giovane Mirabel è l’unica senza talento: al contrario di ogni membro della famiglia, capace di sollevare pesi enormi o di influenzare il meteo, addirittura di vedere nel futuro o di guarire le ferite attraverso il cibo, lei non ha poteri. È una ragazza qualsiasi che cerca di aiutare la famiglia come può, con risultati ben poco piacevoli. Forse proprio il suo rimanere emarginata provocherà un forte scossone nell’equilibrio del villaggio e della casa, mettendo in pericolo la pace, la tranquillità e anche l’unità affettiva.
Encanto è un film basato soprattutto sui personaggi e su come vengono definiti da sé stessi e dagli altri, tanto che si potrebbe ritenere il sessantesimo Classico Disney il film meno avventuroso e più psicologico del lotto. Tutto è ambientato tra le mura della casa o tra le strade del villaggio. Il viaggio dell’eroina è soprattutto interiore e avviene attraverso diverse situazioni con i restanti membri della famiglia.
Per questo motivo Encanto sembra non decollare mai davvero, distanziandosi da un modello fin troppo prestabilito anche se, nella sua classica struttura narrativa in tre atti, lo rispecchia in tutto e per tutto: ci viene presentata la situazione ordinaria, un mutamento improvviso spinge la protagonista ad agire, seguiranno ostacoli da superare, allontanamenti, qualche dolorosa rivelazione e un finale risolutivo. La grande novità sta, però, nell’assenza di un vero e proprio villain, di una figura malvagia da sconfiggere tanto che preferiamo usare il termine “conflitto” anziché “scontro”, e di un gusto per piegare le esigenze narrative che rende il film paradossalmente sia prevedibile che sorprendente.
Celebrare a ritmo di musica
Come vuole la tradizione dei Classici Disney, Encanto trasuda ritmo e musica dall’inizio alla fine. Grazie alle canzoni originali di Lin-Manuel Miranda, in cui si riconosce l’estro dell’autore di Hamilton, il film procede come un vero e proprio musical, con tanto di temi dedicati ai personaggi ripresi all’occasione, che si intersecano, duettano e dialogano tra loro, creando una vera e propria sinfonia di voci, così come è composta la famiglia Madrigal. Va detto che l’adattamento italiano, per quanto funzionale, sacrifica gran parte del libretto di Miranda; per questo consigliamo l’ascolto delle canzoni nella versione originale, per meglio apprezzare un elemento fondamentale nella riuscita del film.
Non solo festa e divertimento: in Encanto non mancano le emozioni forti, raccontate con uno storytelling così limpido e cristallino, capace di far passare concetti complessi con una semplicità che lascia sconcertati. Il risultato è un film che, mettendo in scena una variegata famiglia, riesce a raccontare qualcosa di ogni spettatore e sa quali corde interiori toccare.
“Apri gli occhi”
Che bello sentire questa frase proprio ad inizio film, quando ancora lo schermo è nero. Un invito a guardare e osservare il grande schermo per apprezzare la stessa magia che la famiglia Madrigal contiene nella casa. Come spesso ci hanno abituato, gli occhi verranno completamente appagati. In Encanto, titolo che sembra davvero celebrare la “magia” Disney e l’incantesimo ammaliante nei confronti degli spettatori che dura ormai da quasi un secolo, troviamo di nuovo la conferma di come la Casa di Topolino abbia davvero una marcia in più in campo tecnico rispetto agli altri studios d’animazione. Fluidità dei movimenti, ricchezza di elementi nell’inquadratura, attenzione massima al dettaglio, idee di regia: non manca assolutamente nulla dal punto di vista tecnico, tanto da lasciare a bocca aperta in più di un’occasione.
Perché, alla fine, il vero – e perdonate il gioco di parole – incanto di Encanto è proprio in quella riscoperta del magico che il grande schermo, unito alle illimitate possibilità dell’animazione, sanno offrire. Non ci sembra casuale che il primo film del nuovo decennio di casa Disney voglia mettere in scena un passaggio trans-generazionale, senza giudicare o limitarsi al manicheismo. Vecchio e nuovo, passato e presente, talento e normalità, perfezione e difetto, tradizione e rinnovamento: l’animazione Disney riesce a far coincidere tutto questo. Grazie a quella stessa magia che continua a infiammare lo schermo.
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Conclusioni
La magia dell'animazione rivive sullo schermo grazie a un Classico Disney che unisce celebrazione della tradizione e gioia per la novità, a ritmo di musica. Meno banale di quello che appare, Encanto invita lo spettatore ad aprire gli occhi e lasciarsi trasportare dal suo messaggio positivo che incita all'unione.
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Voto ScreenWorld