Raccontare gli anni ’80 e ’90 in Italia è sempre un compito delicato, perché mai come in queste due decadi il nostro paese è stato protagonista di mutamenti sociali, culturali e politici di una portata a dir poco devastante. Cambiamenti il cui impatto lo sentiamo fortissimo ancora oggi, e che probabilmente lo sentiremo per sempre. Ci riesce molto bene Giulia Luise Steigerwalt, che all’81sima edizione della Mostra del cinema presenta in concorso il suo secondo lungometraggio dopo l’interessante esordio Settembre (che riportava in vigore un certo tipo di cinema corale italiano con cui Paolo Virzì e Gabriele Muccino hanno scritto pagine importanti del nostro cinema degli ultimi trent’anni): Diva Futura. Un film che, come vedremo in questa recensione, di quei decenni ne racconta una parabola significativa segnata dalla trasformazione dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno.
Genere: Commedia, drammatico
Durata: 128 minuti
Cast: Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan, Lidija Kordić, Davide Iachini, Marco Iermanò
Un terremoto nell’industria pornografica
Una rivoluzione compiuta dall’agenzia italiana Diva Futura e dal suo direttore Riccardo Schicchi (Pietro Castellitto), sotto la cui guida diversi nomi come Moana Pozzi, Eva Henger e Ilona Staller diventarono icone di fama internazionale capaci di entrare nelle case degli italiani attraverso le VHS e le televisioni private. Un impatto talmente dirompente che, con l’elezione della Staller al parlamento e la candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma, si ridefinì anche la concezione pubblica della politica fondata sul culto dell’apparenza, attraverso lo sdoganamento della figura pop abilitata da quel momento a ricoprire ruoli di potere.
Ma ciò che Schicchi sdoganò completamente con il suo studio fu soprattutto la visione della sessualità della donna all’interno della cultura di massa modellata dai cambiamenti di quegli anni. E Giulia L. Steigerwalt ce lo mostra con un film capace di guardare intelligentemente al passato con un occhio proiettato verso i nostri giorni. Perchè ciò che lo studio Diva Futura provocò in quei decenni fu proprio un vero e proprio terremoto nell’industria pornografica, dove cominciarono a prodursi delle contraddizioni i cui effetti si rivelarono drammaticamente devastanti.
Una rivoluzione tramutata in violenza
Nell’intenzione di rendere il porno una forma d’arte in difesa della libertà sessuale della donna, Schicchi finì paradossalmente per trasformare il corpo femminile in un mero oggetto commerciale, la cui rappresentazione veniva filtrata attraverso i desideri dell’occhio maschile. Una vera e propria (conto) rivoluzione tramutata in violenza, che la regista mette in scena attraverso un racconto brillantemente dinamico, pieno di spunti ed idee interessanti. Diva Futura è un film che riesce a proporre un’idea di cinema fresca ed energica, che al cinema italiano serve – soprattutto oggi – e servirà sempre come il pane.
Quello di Giulia Louise Steigerwalt – per la prima volta in concorso a Venezia – è quindi un film in grado di arricchire notevolmente il parterre della competizione di Venezia 81, per la sua capacità di dialogare molto bene con il passato e creare un importante ed efficace ritratto di quei decenni che cambiarono totalmente l’Italia, plasmando quella cultura maschile (pervertita maggiormente poi dai media e soprattutto dalle televisioni berlusconiane) e machista i cui desideri sessuali venivano appagati da prodotti che strumentalizzavano l’eros femminile. E anche le stesse dive venivano relegate per ricoprire ruoli che non andassero al di fuori della loro zona di confine segnata unicamente dal porno, in quanto lo sguardo maschile associava ormai la loro identità unicamente in base a quanto esse venissero giudicate attraenti.
Uno sguardo empatico e mai giudicante
Uno sguardo profondamente umano e mai giudicante invece lo ha avuto Giulia L. Steigerwalt nel dipingere dei personaggi che (inconsapevolmente o meno) contribuirono a normalizzare tutto ciò che andasse contro la libertà sessuale della donna stessa. E per questo motivo la scelta di raccontare il tutto attraverso il personaggio distaccato (che assume il punto di vista del pubblico) di Barbara Ronchi, nei panni della segretaria di Schicca, si è rivelata particolarmente vincente. Ma la sua forza il film la trova nei dialoghi frizzanti che fanno emergere appieno quel grande talento di scrittura della Staigerwalt timidamente sbocciato in Settembre. Diva Futura è quindi un’opera seconda davvero sorprendente, piena di una carica sfrontata, divertente, creativa, sgangherata, pungente e dai tempi comici perfetti che sembrerebbe quasi abbracciare l’umorismo tipico del cinema del suo protagonista Pietro Castellitto. Il quale si è confermato nuovamente punto di riferimento assoluto ed imprescindibile dell’industria italiana.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Diva Futura è un film in grado di arricchire notevolmente il parterre della competizione di Venezia 81, per la sua capacità di dialogare molto bene con il passato e creare un ritratto di quella rivoluzione del porno italiano negli anni '80 che contribuì a plasmare una cultura maschile appagata da prodotti che strumentalizzavano la libera sessualità della donna.
-
Voto ScreenWorld