Forse siamo stufi dei film sugli adolescenti ambientati nei licei americani. Forse. Il mondo dei teenager è stato così tanto esplorato nei suoi aspetti più diversi che sembra difficile trovarci altro. Il più delle volte è tutta una rivalsa, una sfida del protagonista ad uscire dalla comfort zone e mostrare di valere qualcosa, che sia nell’ambito sportivo, nei voti oppure, come nella maggior parte dei casi, in amore. Nel 2019 si tornava su questi passi con l’opera di Olivia Wilde La rivincita delle sfigate (in lingua originale Booksmart), che narrava le disavventure notturne di una coppia di amiche che intendevano recuperare gli anni perduti del liceo in una sola e unica folle notte. Non si trattava di accompagnare le protagoniste nel corso di varie fasi dell’anno scolastico, ma di uscire dagli schemi a cui siamo abituati per metterle alla prova di fronte ad un mondo che sarebbe cambiato per sempre dopo il diploma. In tal senso, il nuovo film di Emma Seligman, Bottoms, è figlio di questo senso di riscatto delle protagoniste, con una messinscena che riprende la classica ambientazione del liceo e diversificandosi per la sua follia. Scopriamo dunque come ha lavorato la Seligman con la recensione di Bottoms.
Genere: commedia
Durata: 92 minuti
Uscita: 21 novembre 2023 (Streaming)
Cast: Rachel Sennott, Ayo Edebiri, Havana Rose Liu, Kaya Gerber
Trama: Queer Fight Club
PJ e Josie sono due ragazze lesbiche all’ultimo anno della Rockbridge Falls High School. Il loro cuore batte per una coppia di cheerleader, Brittany ed Isabel, ma vengono considerate dai più delle ragazze strambe e “senza talento”, con la sfortuna di non essere calcolate all’interno di un contesto legato perlopiù al football americano e alla squadra della scuola. Creandosi una piccola bugia e dopo aver rischiato un’aggressione da parte del ragazzo più popolare della squadra, l’improbabile duo decide di fondare un club di autodifesa per avere la loro prima esperienza sessuale con le loro cotte. Le cose prenderanno, però, una piega decisamente inaspettata.
La solita scuola. . . o no?
Emma Seligman dà il via a questo film con una narrazione lineare e con un intreccio già osservato in differenti opere molto simili. Innanzitutto ci viene presentata la coppia di protagoniste, così diverse di carattere, ma amiche da una vita. Hanno un obiettivo che le accomuna e che, successivamente, portano avanti, finché non vengono messe l’una contro l’altra da una situazione avversa facendo precipitare la situazione nel finale. Tuttavia una volta riavvicinate, riescono a risolvere e ad appianare le loro divergenze. Insomma uno stile narrativo molto classico, quasi da manuale. Da questo archetipo la regista si è divertita a co-scrivere con l’attrice (e protagonista) Rachel Sennott, una storia dalle tematiche sociali contemporanee e tremendamente attuali. La fondazione di un corso di autodifesa tutto femminista è il centro nevralgico di alcune vicissitudini che mettono in risalto la figura della donna, la quale viene sottoposta continuamente sotto una lente d’ingrandimento dal gusto maschilista e retrogrado.
Senza contare come all’interno del lungometraggio l’ambiente scolastico tenda a sottolineare, con una satira sottile, come al centro di tutto ci sia il solito ragazzo dedito al football americano e che tutti gli sforzi della scuola si concentrino verso una partita, questione di vita e di morte. Donne che, invece, imparano l’autodifesa e si prendono a pugni nella palestra della scuola sono viste come qualcosa di anomalo. Una minaccia verso la figura del maschio alpha.
Potere alle donne
La regista di Shiva Baby si inoltra nell’ambiente scolastico per creare una teen comedy che sa di surreale. Gli uomini sono dei completi bamboccioni vestiti sempre uguali, mostrandosi forti con le loro tute da football americano, ma quando si tratta di ricevere un colpo, anche uno scontro appena sfiorato con un’autovettura, esagerano nelle loro reazioni pur di non prendersi colpe che hanno. Preservare l’immagine è ciò che conta. Ma le vere dure, i veri “uomini” della situazione, sono le ragazze. Le protagoniste non sono così lontane dai loro predecessori delle commedie teen e pur di raggiungere i loro obiettivi creano, inaspettatamente, qualcosa di più grande. Un corso di autodifesa che fa da citazione, non troppo velata, al Fight Club di David Fincher, dove non mancano sangue e lividi da mostrare con fierezza per i corridoi.
Questo, però, permette anche di fare fronte alla violenza di genere, a fare gruppo tra ragazze emarginate ed aiutarsi l’una con l’altra attraverso il dialogo. Bottoms non intende mostrare uno scontro all’ultimo sangue fine a se stesso, ma una bellissima storia di amicizia fondata sulla sorellanza, affidandosi soprattutto all’irriverenza, come si vedrà nelle spettacolari sequenze che caratterizzeranno il finale, forse uno dei più assurdi degli ultimi anni. Nello scontro conclusivo fra le ragazze e i loro rivali si scatena una carica splatter incontenibile, rimasta latente nel corso della visione per lasciarsi andare completamente in una sequenza che non necessita di una spiegazione logica. Si prende in mano la situazione, sfuggendo dai limiti della serietà e divertendo lo spettatore con un finale che fa del sangue un ingrediente principale.
Bottoms è un oggetto che riesce a sfuggire dai canoni delle teen comedy, pur riutilizzando una narrazione che non brilla di colpi di scena. Questo, però, non permette di togliersi di dosso tutto il divertimento godibile che la Seligman è riuscito a incastrare nel corso della pellicola, regalando una commedia fresca, femminile e fuori di testa, in un panorama cinematografico dove è difficile fare film di questo spessore.
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La recensione in breve
Bottoms è una commedia folle, con un pizzico di gusto dell'assurdo e una ripresa delle commedie scolastiche che viene stravolta nel suo intreccio, riuscendo a dare un attimo di freschezza nel panorama delle commedie americane, parlando di tematiche di genere senza calcare eccessivamente la mano.
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Voto Screenworld