Questa recensione di Ambulance segna il ritorno alla fruizione di film diretti da Michael Bay in sala. Dopo la parentesi Netflix di 6 Underground con Ryan Reynolds, il tanto criticato regista statunitense torna a mostrare azione ed esplosioni sul grande schermo, questa volta con un remake dell’omonimo film danese del 2005 firmato da Laurits Munch-Petersen.
Ambulance
Genere: azione, drammatico, thriller, poliziesco
Durata: 136 minuti
Uscita: 23 marzo 2022 (Cinema)
Cast: Jake Gyllenhaal, Yahya Abdul-Mateen II e Eiza González
La trama di Ambulance
Nonostante la consapevolezza che Michael Bay abbia bisogno di davvero poco per creare un incipit che porti ad azione esplosiva, Ambulance non è esente di qualche cenno interessante pur di contestualizzare con intelligenza il contesto sociale e narrativo: Will Sharp (Yahya Abdul-Mateen II) è un ex soldato che ha prestato servizio in Medio Oriente, disoccupato, con un neonato e una moglie in chemioterapia. Nonostante abbia servito il suo paese in guerra, lo stesso ora gli chiude tutte le porte in faccia. L’unica soluzione è di tornare nella famiglia che l’ha adottato, dunque dal fratello Danny (Jake Gyllenhaal), esperto rapinatore di banche. La richiesta è di un colpo solo, che può fruttare ad entrambi decine di milioni di dollari, ma come previsto, il colpo subisce fin troppi imprevisti e per i due inizierà una forsennata fuga per le vie di Los Angeles a bordo di un’ambulanza.
Bayhem!
Odiato dalla gran parte della critica, amato invece ai botteghini e da chi cerca un divertimento spicciolo e sincero in sala, ogni qual volta ci avviciniamo all’uscita di un film di Michael Bay le emozioni sono contrastanti ed è quasi sempre occasione per disquisire anche dei valori di produzione di questo regista. Ambulance racchiude perfettamente l’estetica e la visione del cinema ipercinetico di Michael Bay. Un po’ come se fosse uno Speed iniettato di steroidi: niente bombe sotto l’autobus, bensì un’ambulanza in fuga senza meta, con alle calcagna tutta la polizia della città e FBI annessa.
Materiale sopraffino per il regista che tecnicamente, oltre a piazzare molteplici camere in ogni punto di azione, si avvalora anche di gru, droni e camere attaccate agli elicotteri. La regia di Michael Bay vola letteralmente tra palazzi e vicoli, facendo slalom sotto i ponti della città e aggirando ogni tipo di ostacolo che gli si presenta davanti. Un’operazione folle che alza l’asticella dell’adrenalina a livelli vertiginosi.
Prendi i soldi e scappa
Come dicevamo, il cinema di Michael Bay o lo si ama o lo si odia, e difficilmente si crea quella spaccatura di mezzo dove poter analizzare un Bay diverso da quello che sa fare meglio e che questo Ambulance mostra senza filtri pregi e difetti. Nella parte dedicata al dramma, ai bisogni dei personaggi che avanzano con forti disagi sociali, la resa finale è delle più bislacche. Nonostante un duo di attori di grande spessore, i primi minuti del film, quelli necessari a geolocalizzare personaggi, obiettivi e missione, sono fumosi, infarciti dei soliti cliché motivazionali o frasi fatte per sottolineare un certo paradosso, come ad esempio il marine che rischia la vita per il suo Paese e ora questo gli nega anche una semplice telefonata con un ospedale per prendere informazioni.
A rapina iniziata invece lo smalto comincia a brillare e mai come in questa situazione Bay è assolutamente consapevole del prodotto che vuole firmare e lo infarcisce di ciò che sa fare meglio, con una costruzione e percezione dell’immagine assolutamente unica, veloce e reattiva nel montaggio, quanto cinica nel mostrare ogni sequenza nei suoi dettagli. La spettacolarizzazione è padrona in ogni minuto e il timing del montaggio corre in parallelo alla penetrante colonna sonora che scandisce ogni singola scena con un tema sempre diverso e mai banale.
Stile e immagine
Di questo si compone dunque Ambulance, come ogni altro film di Michael Bay e quando si tira in ballo il Bayhem, è necessario dunque scendere a patti con il tipo di prodotto che si sta approcciando: la visione esagerata, ipercinetica e adrenalinica, una fotografica calda che mette in risalto ogni singola goccia di sudore assieme alla musica emotiva nei momenti più intimi. Un pacchetto completo, che questa volta funziona senza nessun intoppo.
Forse a mancare è una figura femminile forte, marchio di fabbrica del regista, che questa volta si incarna nel paramedico interpretato da Eiza González, ma la sua parabola assume valore solamente nelle battute finali del film, mentre nel corpo centrale è un continuo susseguirsi di cinema muscolare con i due fratelli che lottano per la vita, polizia che dispiega centinaia di forze, FBI in soccorso e gang locali che cercano di dare supporto ai due fuggiaschi previa una percentuale del bottino. Insomma, Ambulance è esattamente tutto quello che ci si aspetterebbe da un film di Michael Bay, con quel pizzico di follia tecnica in più per alzare l’asticella e cercare di rendere un film dal concept semplice incredibilmente divertente, adrenalinico e, chiaramente, esplosivo.
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Conclusioni
Ambulance è il "classico" film di Michael Bay che questa volta osa di più. Un blockbuster grande e solido, divertentissimo, capace di non annoiare mai. Visione da grande schermo, bibita e pop corn.
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Voto ScreenWorld