Nel cuore pulsante della città, tra le luci intermittenti dei semafori e il frastuono indistinto delle strade affollate, si muovono esistenze precarie, imprigionate in un sistema che fagocita ogni ambizione. Prophecy, il nuovo film di Jacopo Rondinelli presentato in anteprima al Lucca Comics & Games 2024, sarà disponibile nelle sale dal 24 al 26 marzo.

Il thriller di stampo nipponico s’intreccia al poliziesco all’italiana, dando vita a una pellicola che rielabora e attualizza l’opera originale di Tetsuya Tsutsui (Yokokuhan – Prophecy). Sebbene immerso in un’ambientazione che strizza l’occhio alla distopia cyberpunk, il film tratta un tema realistico e squisitamente moderno: il potere incontrollato delle intelligenze artificiali.

Prophecy
Genere: Azione, Commedia
Durata: 110 minuti
Uscita: 24 Marzo 2025 (Cinema)
Regia: Jacopo Rondinelli
Cast: Damiano Gavino, Denise Tantucci

Quindici secondi per catturare l’attenzione

Prophecy, © Nexo Studios
Manfredi, Prophecy, © Nexo Studios

Quindici secondi per catturare l’attenzione. Quindici secondi per convincere Manfredi (Giulio Greco) che Prophecy non è solo un nome altisonante. Tuttavia, l’imprenditore non si lascia impressionare facilmente: con uno sguardo tagliente e un tono perentorio, liquida l’idea di Ade (Haroun Fall) e Gates (Damiano Gavino) come un azzardo presuntuoso. Eppure, dietro la sua facciata di austera razionalità, intravede un’opportunità. Un software capace di predire l’andamento del mercato azionario, un’idea che sfida le leggi della probabilità. Ed ecco che la sua proposta arriva con la freddezza di una sentenza: un milione e mezzo in cambio del 40% della società. Ma prima, vuole una dimostrazione.

Tic-Tac. Tic-Tac.

La prova fallisce. Il codice si inceppa, l’algoritmo sbaglia la previsione. In un istante, tutto ciò che i due ragazzi hanno costruito svanisce come un’illusione. Sconfitti, Ade e Gates si separano, seguendo percorsi divergenti, accomunati solo dal peso del fallimento. Ade, incapace di rinunciare del tutto alla sua creazione, utilizza il software per aiutare giovani immigrati a ricostruire vite frantumate, creando identità fasulle senza chiedere nulla in cambio. Gates, invece, ingoia la frustrazione pedalando per pochi spiccioli, un rider tra mille altri, nascosto dietro la menzogna di un impiego che non esiste, temendo ogni giorno che suo padre scopra la verità.

Poi, un colpo di scena getta benzina sulla scintilla che arde nel giovane: un tradimento scuote Gates fino al midollo. Manfredi ha lanciato Prophecy a nome suo, spogliandoli del loro sogno, appropriandosi di anni di lavoro e sacrifici. L’ingiustizia brucia come una ferita aperta. Non possono lasciare che vinca. Non possono permettere che il loro genio venga sotterrato sotto il peso del potere.

Ruberò a loro ciò che loro hanno rubato a noi.

Paperboy, Prophecy, © Nexo Studios

Così nasce Paperboy, un’ombra digitale, un avatar di rivolta che si insinua nelle pieghe del web, sfruttando il linguaggio della rete come arma. Complice una diretta virale, Paperboy svela al mondo la vera natura di Manfredi: non un innovatore, ma un ladro di idee, un truffatore che costruisce il proprio impero sulle spalle dei più deboli. In quindici secondi, la narrazione si capovolge: il magnate diventa il bersaglio, la sua rispettabilità si sgretola sotto il peso delle rivelazioni.

È il caos, e la polizia interviene, certa che Manfredi sia in pericolo. E hanno ragione: Paperboy non è solo un’icona digitale, è un movimento, un’onda che travolge. In diretta streaming, Ade e Gates mettono a nudo la frode, derubando l’imprenditore di tutti i suoi averi: Prophecy, così come venduto da Manfredi, non è che un inganno, un sistema fallace, una bolla pronta a scoppiare. Ma a causa della loro giovane età e determinazione cieca, commettono errori. Manfredi li riconosce, li smaschera, cerca di reagire. Nasce un inseguimento frenetico e Manfredi cade, il suo corpo rotola giù per le scale. Il destino dell’uomo appeso a un filo: entra in come, ma cosa accadrebbe se si risvegliasse?

Sai…

“Sai qual è la differenza tra un pazzo e un visionario? Che il primo fallisce, mentre il secondo spinge l’umanità a un passo oltre il possibile.”

Intanto, Paperboy non si ferma. Ade e Gates non sono più solo due ragazzi traditi, sono diventati il volto di una generazione che non accetta di essere schiacciata. Sono la voce degli invisibili, dei precari, di coloro a cui è stato negato un futuro. Hanno scatenato una rivoluzione digitale, e il popolo li segue, affamato di verità: sono i Robin Hood della città. Perché nella società dell’immagine, la ribellione ha bisogno di simboli, di gesti eclatanti, di volti mascherati e manifesti digitali. Lo insegnano V per Vendetta e La Casa di Carta: tuttavia, non basta il clamore, serve un messaggio potente. Colpire gli sfruttatori. Rivendicare la giustizia. Sovvertire il sistema. La rivoluzione è appena iniziata.

L’intelligenza artificiale predittiva contro generativa

Eroi
Prophecy, © Nexo Studios

Il tema della verità e della manipolazione della stessa, nonché la capacità di un software di prevedere il futuro, sono il fulcro della pellicola. Guardando Prophecy, risulta quasi inevitabile il paragone tra l’invenzione di Gates e Ade con la protagonista delle polemiche odierne: Chat GPT.

Prophecy, nato nel 2011 dalla mente di Tsutsui, tratta di un software che si propone di predire il futuro. Nella rivisitazione di Rondinelli, il programma viene sfruttato per vaticinare l’andamento del mercato azionario, basandosi su dati finanziari, modelli probabilistici e machine learning. La sua ambizione è quella di fornire certezze in un campo notoriamente imprevedibile. Mentre ChatGPT è un’IA generativa, progettata per elaborare testi, rispondere a domande, creare contenuti e simulare conversazioni umane. Non predice il futuro, ma rielabora informazioni, trovando connessioni tra dati esistenti. Se Prophecy cerca di decifrare il caos dell’economia per offrire risposte certe, ChatGPT lavora nella dimensione dell’interpretazione e della creatività, fornendo strumenti per analizzare e costruire idee.

Pertanto, uno dei problemi più evidenti di Prophecy è la sua promessa di infallibilità. Come notificato anche dai suoi stessi creatori, il mercato finanziario è soggetto a innumerevoli variabili, molte delle quali non quantificabili (emozioni umane, eventi imprevisti, crisi geopolitiche). Un software che garantisce di anticipare l’andamento della borsa rischia di essere una truffa camuffata da scienza. Ed è proprio qui che nasce il dramma di Ade e Gates: Prophecy non è perfetto, ha un margine d’errore del 10%, un difetto sufficiente a decretarne la rovina.

Tecnologia ed etica: l’illusione del controllo

Ade
Prophecy, © Nexo Studios

La differenza tra Prophecy e ChatGPT si riflette anche nelle loro implicazioni etiche. Prophecy, se usato in modo scorretto, potrebbe diventare uno strumento di manipolazione finanziaria a vantaggio di magnati e imprenditori, creando bolle speculative. È il sogno di chi vuole dominare l’economia, il pericolo di un capitalismo algoritmico senza regolamentazione. Un’opportunità di progresso tecnologico e scientifico ora nelle mani di uno sfruttatore senza scrupoli.

Se confrontata a Prophecy, ChatGPT non sembra poi così male, vero? Eppure, il male del nuovo millennio si muove in un campo più ampio e sfumato. Può essere usata per generare conoscenza, ma anche per diffondere disinformazione. È completamente nelle mani degli utenti, che ne determinano l’uso: alla mercé di chiunque.

Robin Hood della città: voce degli invisibili

Paperboy
Prophecy, © Nexo Studios

Sul versante della critica sociale, Prophecy si avventura in molteplici tematiche, forse troppe, cercando di abbracciare un panorama di ingiustizie che vanno dal precariato alla manipolazione dei dati. La rappresentazione del mondo dei rider, ad esempio, è tra gli spunti più incisivi: giovani che sfrecciano tra il traffico, rischiando la vita per pochi spiccioli, simbolo di una generazione intrappolata in un sistema che li sfrutta senza possibilità di riscatto. Tuttavia, rispetto alla brutalità del manga originale, la pellicola sceglie un approccio più sfumato, suggerendo più che imponendo le proprie riflessioni etiche.

Eppure, al di là delle differenze stilistiche e delle difficoltà di trasposizione, la rilettura di Rondinelli conserva il nucleo tematico dell’opera di Tsutsui: nessun algoritmo può davvero ergersi a giudice supremo, nessun dato possiede il potere assoluto della verità. La tecnologia non è il carnefice, bensì uno strumento nelle mani di chi la governa. E proprio per questo, il film suggerisce la necessità di una regolamentazione dell’intelligenza artificiale, affinché il confine tra innovazione e manipolazione non venga irrimediabilmente oltrepassato.

Ottime prove attoriali

polizia
Prophecy, © Nexo Studios

Nel complesso, il film riesce a intrattenere e, al contempo, a sollevare interrogativi sulla società contemporanea, mostrando come l’universo digitale possa trasformarsi in un’arma di rivoluzione, capace di incrinare anche le strutture di potere più solide. Tuttavia, sebbene la pellicola sia piuttosto lineare nella struttura, si concede alcune libertà, talvolta sfidando la credibilità degli eventi: episodi magari plausibili nel Giappone di Tsutsui, meno nell’Italia di Rondinelli.

La regia alterna sequenze di alta tensione a momenti più riflessivi, anche se talvolta il ritmo si affievolisce e rischia di spezzare l’intensità della narrazione. Oltretutto, il cast – seppur giovane – risulta convincente, con prove attoriali non da poco che arricchiscono la pellicola.

Conclusioni

6.5 Giusto

Prophecy è una pellicola non perfetta, ma certamente un'opera che fa riflettere. Un grido di ribellione, la storia narrata dagli occhi degli ultimi, dei dimenticati. Una storia di vendetta e rivalsa, che mette a nudo le problematiche di una società corrotta, atta a favorire magnati e ricchi a discapito degli emarginati.

The Good
  1. Denuncia sociale attuale
The Bad
  1. Talvolta poco credibile
  • Voto ScreenWorld 6.5
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Napoletana, classe 92, nerd before it was cool: da sempre, da prima che fosse socialmente accettato. Dopo il diploma al Liceo Classico, una breve ma significativa tappa all'Accademia di Belle Arti mi ha aperto gli occhi sul futuro: letteratura, arte e manga, compagni di una vita ed elementi salvifici. Iscritta a Lettere Moderne, ho studiato e lavorato per poi approdare su CPOP.IT e scoprire il dietro-le-quinte del mondo dell'editoria. Dal 2025 scrivo per LaTestata e mi sono unita al team di ScreenWorld in qualità di Capo Redattrice Anime e Manga: la chiusura di un cerchio e il coronamento di un sogno.