Proiettili e petali, Guns N’ Roses in sottofondo, amore e fulmini nel titolo. Una cosa è certa: il quarto film di Thor non avrà mezze misure, pieno di contrasti a partire dalla confezione sgargiante con cui si è mostrato ai nostri occhi. Sì, perché Thor: Love and Thunder si è presentato in modo dirompente, con un poster in cui la sobrietà non è stata invitata e un primo trailer tamarro, coerente con la poetica distruttiva di Taika Waititi. Il quarto film dedicato al Dio del Tuono – per gli amici di bevute e cazzeggio sul divano meglio noto anche come lo zio del Tuono – arriverà in sala il prossimo 6 luglio. E lo farà con la dirompenza di un temporale estivo.
Una forza che però ci inquieta un po’. Come mai? Ve lo spieghiamo subito, raccontandovi perché Thor Love and Thunder ci fa paura.
Se questo è un Dio
Non ci gireremo attorno: da queste parti non siamo grandi fan di Thor: Ragnarok. Per gli amici del divano di cui sopra meglio noto come Natale ad Asgard. Un film che nelle intenzioni voleva destrutturare il mito di Thor e la sua figura sin troppo epica, ma lo ha fatto usando gli strumenti sbagliati: quelli della parodia distruttiva e incoerente. Thor Ragnarok provava a ridefinire il figlio di Odino demolendone l’ego, ma finiva per deriderlo in modo più divertito che divertente. Con Ragnarok Waititi ci è sembrato quasi un bimbo che gioca con il suo pupazzo preferito, e si diverte a rimodellarlo in modo anarchico fregandosene di quello che è stato raccontato prima.
Perché quel film riduceva Loki e Hulk a macchiette senza spessore, stravolgeva il tono di un intero universo come quello dell’MCU e prendeva in giro il mondo dei cinecomic in modo molto puerile. Senza dimenticare una cosa. Un dettaglio che rende Waititi una furbacchione il cui trucco era troppo lampante: Ragnarok ha trasformato Thor in una specie di gemello di Star-Lord, troppo simile a Peter Quill nel tono, nelle gag e nel modo di porsi.
L’impressione è che Waititi si sia messo sulla scia di James Gunn, provando a scimmiottare il suo splendido lavoro fatto con Guardiani della Galassia. La differenza è sottile ma sostanziale: Gunn ha creato ironia vera, comicità demenziale solo in apparenza ma figlia di un grande lavoro di scrittura. Waititi si è messo a cazzeggiare prendendo tutto alla leggera, sfornando di fatto una parodia superficiale.
Stando al trailer di Love and Thunder il tono è ancora quello. Tutto sembra richiamare quello stile gradasso e caciarone di chi non ha alcuna voglia di prendersi sul serio. Riecco le solite gag, i colori sgargianti, la voglia di strafare sottolineando ogni cosa con l’evidenziatore. Peccato che il materiale di partenza sia tutt’altro che superficiale, visto che la trama del film riprende lo splendido ciclo fumettistico scritto da Jason Aaron e disegnato a meraviglia da Asaad Ribic, in cui Thor deve affrontare un nemico formidabile come Gorr – Il macellatore di dei (che nel film avrà le fattezze di un certo Christian Bale).
Parliamo di una storia epica, violenta, complessa, che attraversa il tempo e lo spazio per delineare a meraviglia la personalità di un Thor imperfetto e per questo ancora più eroico. Tutte cose che non ritroviamo in questo trailer caciarone. Un trailer che ci preoccupa e ci ha fatto sentire proprio come Star-Lord (immagine di lui che alza gli occhi al cielo), ma che forse è solo un depistaggio necessario. Un depistaggio che per far sentire il pubblico a casa e poi sorprenderlo una volta arrivati in sala.
Perché gli anni Ottanta?
Sweet Child O’Mine in sottofondo e il gioco è fatto. Una canzone per vincere facilmente. Basta l’iconico riff di chitarra iniziale ed ecco che gli anni Ottanta ritornano di prepotenza senza chiedere permesso. Succede anche nel trailer di Thor: Love and Thunder, dove quel mitico pezzo del 1987 la fa da padrone. Non è l’unico richiamo a quel decennio che Hollywood proprio non smette di rievocare con nostalgia. Infatti ecco anche colori sgargianti, spensieratezza smaccata ovunque, smanicati di pelle e Thor con un’acconciatura da metallaro d’altri tempi. Senza dimenticare altri due riferimenti. Il primo è il font scelto per il logo del film, che proprio come quello di Ragnarok sembra quello di una rock band anni Ottanta. Stesso discorso per il primo poster ufficiale del film, che ha lo stesso odore del mitico Castello di Greyskull. La composizione e la posa di Thor, infatti, assomigliano tanto a quella iconica di He-Man vista nella serie animata dei Masters of the Universe.
Tutto molto bello, sia chiaro, ma la domanda è una: perché? A cosa serve questa tempesta di citazioni agli anni Ottanta? I cinefili più raffinati vedono un riferimento a un decennio in cui il machismo dell’uomo che non deve chiedere mai era al suo apice. Erano gli anni degli eroi muscolari, di Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger che giocavano a braccio di ferro tutto il tempo, degli action man duri e puri che non devono chiedere mai. Tutti concetti che questo Thor vorrebbe solo smitizzare e ridicolizzare.
Noi apprezziamo lo sforzo interpretativo, ma crediamo che Waititi abbia in mente altro. Il suo approccio a quel decennio è più ludico, citazionista tanto per il gusto di esserlo e soprattutto molto furbo. Torniamo alle teoria dei Guardiani della Galassia, in cui i riferimenti pop alla cultura e alle icone degli anni Ottanta erano parte integrante della storia. Basti pensare al ruolo fondamentale di un simbolo come il walkman per il personaggio di Star-Lord, legato a sua madre attraverso tante canzoni conservate nelle musicassette. Waititi ha capito che per provare a salvare Thor, che veniva da due film in contrasto tra loro, doveva snaturare Thor. Per farlo si è ispirato al tono scanzonato dei Guardiani della Galassia. Un tono che piaceva perché completamente diverso da tutto quello mostrato finora negli altri film del MCU. E nel pacchetto “facciamo come James Gunn” erano inclusi anche gli anni Ottanta. Per lo meno adesso l’omaggio è diventato lampante. Visto che Star-Lord e compagnia sono stati gentilmente invitati nel quarto film.
Un cuore dietro la tempesta
Adesso arriva il vero motivo della nostra inquietudine. Il finale del trailer (davvero esaltante) ci mostra l’epica entrata in scena di Jane Foster. Una Natalie Portman con tanto di braccio palestrato che brandisce Mjolnir nei panni della Potente Thor. Un’immagine dirompente e spettacolare, che apre anche un enorme dubbio nei nostri cuori. Sì, perché la Potente Thor nasce tra le pagine dei fumetti. Partorita sempre dalla mente geniale di Jason Aaron. Nelle sue storie Jane diventa degna durante un periodo oscuro per Thor, che cade nell’abisso della depressione. Jane diventa così la nuova Thor, ma lo fa in un momento delicato, ovvero quando scopre di essere malata di cancro al seno. L’eroismo di questa Thor è incredibile, perché ogni volta che si trasforma nel paladino di Asgard gli effetti della chemioterapia nel suo corpo vengono annullati.
Capite bene che sono premesse impegnative per il tono impostato da Waititi col suo Thor. Tra l’altro la stessa Natalie Portman ha confermato che il film tratterà il tema della malattia, per cui la nostra preoccupazione è tutta qui: come farà Waititi a far convivere il cuore di una storia così delicata e i fulmini della sua visione caciarona? Un precedente rassicurante c’è, ed è Jojo Rabbit. Un film in cui il regista neozelandese ha avuto il giusto tatto, dosando come si deve la commedia e la tragedia. Visto il potenziale emotivo fortissimo del materiale fumettistico, crediamo che questo Thor: Love and Thunder possa davvero fare sfaceli in senso positivo. Per questo, secondo noi, questo trailer è solo un grande trollata. Un modo per far sentire il pubblico a suo agio grazie allo stesso approccio di Ragnarok, disarmarlo e poi colpirlo forte al cuore in sala. Con un martello, un’ascia o semplicemente con una gran bella storia.
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