È tutto tranne che una povera creatura. Perché è sempre ricca: di trovate, di cose da dire, di immagini che rimangono impresse. Il cinema di Lanthimos è uno strambo camaleonte, un magma che cambia di continuo e ribolle di idee sempre nuove. Abbandonata la fiaba di formazione e trasformazione di Bella Baxter, il regista greco torna in concorso al Festival di Cannes (dove mancava dal 2017, ai tempi de Il sacrificio del cervo sacro) con un film completamente diverso ma non meno bizzarro, che sfugge ai generi. Apriamo la nostra recensione di Kinds of Kindness mettendo subito in guardia i grandi fan di Povere Creature!: questo è un film completamente diverso. Più piccolo, meno ambizioso e con tanta voglia di cambiare tono e stile. Lanthimos si fa ispirare dai grandi romanzi del Novecento in cui piccole storie quotidiane sfociano nell’assurdo per svelare le miserie dell’essere umano. Lo fa con tre storie diverse che parlano di dipendenza, rapporti malati e fragilità. Dimenticate la fiera rinascita di Bella Baxter. Questa volta tocca alla disperazione.
Genere: Tragicomico
Durata: 165 minuti
Uscita: 6 giugno 2024 (Cinema)
Cast: Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe
Come marionette
Tre storie diverse unite da una tema comune. Tre racconti di persone diverse (ma interpretate dallo stesso cast) che parlano in modo diverso della stessa cosa: la dipendenza affettiva. È questo il sottile filo rosso che accomuna i tre episodi che compongono Kinds of Kindness, opera antologica in cui Lanthimos si addentra impietoso nei rapporti umani, in cui sembra non esserci scelta. O manipoli o sei manipolato. O comandi o sei comandato. Nasce così un piccolo teatro dell’assurdo pieno di burattini e burattinai. Dentro ci troviamo una panorama umano variegato: dipendenti alle prese con capi dalle strane richieste, mogli che ricompaiono dal nulla davanti agli occhi sospettosi dei mariti oppure una madre che abbandona la sua famiglia per seguire una comunità di fanatici comandata da due santoni.
In tutti e tre gli episodi siamo alle prese con rapporti umani dominati dal cinismo e dall’impossibilità di essere sé stessi senza dipendere da qualcun altro. Un tema molto caro a Lanthimos (qualcuno ha detto La favorita?), che gli permette di dare libero sfogo al suo stile ironico, tagliente, che ferisce anche quando spinge alla risata. Senza mai diventare feroce, Kinds of Kindsness preferisce rimanere pacatamente assurdo. E anche se abbiamo preferito il primo episodio agli altri due (il terzo, forse, è il più debole), rimane comunque la sensazione di un’opera coesa, non sfilacciata e “a fuoco” nonostante racconti schegge di vita.
Un buon allenamento
Kinds of Kindness è una strana creatura. Una chimera composta da più parti. Una creatura a metà strada tra il thriller e il tragicomico, che dipinge un panorama umano disperato, impregnato di solitudine e desolazione. Gli spazi del film raccontano questo: strade vuote, luoghi asettici, locali deserti. Non a caso Lanthimos gira il suo film più americano al partire dal set, ambientando ogni episodio in luoghi tipici della cultura made in U.S.A. (diner, motel, comunità di recupero, hotel). Contesto perfetto per raccontare uomini e donne immersi dentro spazi enormi. Gente incapace di amare come si deve e si essere amati come si deve, ma sempre alla disperata ricerca di affetto, stima o riconoscenza.
Il tutto con una messa in scena meno barocca che in passato. Questa volta Lanthimos preferisce una regia più asciutta con meno guizzi. Perché Kinds of Kindness è un film “di scrittura” dall’impostazione al limite del teatrale. Una scrittura a volte perfetta nel pungere dove fa più male, altre meno efficace nel tenere lo spettatore sempre avvinghiato alla storia e ai personaggi, che ogni tanto girano un po’ a vuoto. Girato in meno di due mesi, questo film sembra il tipico sfogo d’autore. Non la sua miglior performance. Solo un buon allenamento fatto da un regista intelligente, arguto, cinico, capace di aprire il cuore dell’essere umano come fanno i bravi chirurghi con le povere creature che non siamo altro.
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La recensione in breve
Opera antologica dove la dipendenza affettiva è l'unico collante, Kinds of Kindness sfugge ai generi. Lanthimos dà sfogo al tutto suo cinismo per dare vita a un'antologia tragicomica sulla miseria dell'essere umano. Quasi come sfogliare un romanzo del Novecento dove l'assurdo è l'unico, grande protagonista.
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Voto ScreenWorld