Anni ’70, nel pieno della dittatura brasiliana dei Gorillas, il regime tiene sott’occhio i cittadini alla ricerca di qualsiasi forma di ribellione o sovversione. Tra posti di blocco e ispezioni tra le case della gente, sono decenni di terrore nei quali gli abitanti vengono prelevati dalla polizia militare e, se ritenuti colpevoli di essere avversi al governo, finiscono per scomparire. Questi verranno poi conosciuti negli annali come Desaparecidos. Dispersi, ma mai dimenticati. Uno in particolare, Rubens Paiva, viene costantemente cercato dalla famiglia e dalla moglie, desiderosi di venire a conoscenza del suo destino. Tuttavia, sebbene sia incisiva la denuncia di un periodo nero nella storia dell’America Latina, c’è molto di più oltre il dramma storico in I’m Still Here. C’è un ritratto familiare vivido e toccante, c’è tanta vita così come tanta speranza di vedere giorni migliori. E tanto, inaspettato, sollievo.
I’m Still Here è un film di Walter Salles, conosciuto prevalentemente per aver diretto nel 2004 I Diari della Motocicletta, presentato in concorso alla 81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in lizza per il Leone D’Oro. Un film che ci ha toccati nel profondo e ha saputo stupire per la versatilità dei suoi contenuti. Si tratta chiaramente di un film di denuncia, ma anche una pellicola storica, così come un biopic e un dramma familiare. Il tutto confezionato con grande maestria e sguardo attento alle piccole cose. Non manca qualche difetto necessario, dei quali vi parleremo a lungo in questa recensione di I’m Still Here.
Genere: Thriller, storico, drammatico
Durata: 135 minuti
Uscita: ND
Cast: Fernanda Torres, Selton Mello, Fernanda Montenegro
Recitazione ai massimi livelli
Come detto, la trama è basata su una storia vera, quella del deputato Rubens Paiva (Selton Mello) che vive la sua vita insieme alla famiglia e alla perseverante moglie Eunice (Fernanda Torres) durante il periodo del regime dei Gorillas nella Rio de Janeiro del 1970. La loro esistenza è tranquilla e gioiosa, ma viene improvvisamente sconvolta quando i due coniugi, e una delle figlie, vengono arrestati dalla polizia militare per presunta attività sovversiva in aiuto dei rivoltosi in Cile. Lei e la figlia vengono rilasciate dopo qualche giorno, ma il marito no. Inizia così una dura lotta tra Eunice e il governo, che non è intenzionato a metterla a conoscenza della sorte dell’uomo, portando l’attrice protagonista a mettere in scena un personaggio incredibilmente sfaccettato e umano. Una donna forte e caparbia che sa muoversi con leggiadria tra una famiglia spezzata e un’opposizione militare soverchiante.
Fernanda Torres fornisce una prova recitativa unica ed emozionante grazie alla calma del suo sguardo e alla ferocia delle sue parole. Un’attrice in stato di grazia che non stupisce se arriverà a vincere un premio, non solo alla Mostra di Venezia. Senza dubbio si è rivelata una delle migliori interpretazioni di questa Biennale, in grado di rivaleggiare con la splendida Angelina Jolie in Maria, grazie alla quale sa emozionare e commuovere fino alla fine. Tuttavia non è la sola, ma ogni membro della famiglia è perfettamente in parte, Selton Mello sa dimostrare grande tenerezza, mentre Fernanda Montenegro, sul finale, è stata in grado di farci scendere più di una lacrima.
Una famiglia spezzata
Perché I’m Still Here è un film così appassionante? Di pellicole sui desaparecidos ne sono uscite tante nel corso degli anni, ma raramente a memoria se ne vedevano tali da coinvolgere il concetto di famiglia nei patimenti sulla sparizione dei propri cari. La cornice familiare all’inizio e alla fine aiuta a immedesimarsi, grazie anche alle innumerevoli istantanee e ai filmati che creano un legame con i ricordi. I compleanni e le vacanze con tutta la famiglia tra fratelli, zii e cugini a ridere e scherzare. Una spensieratezza che avremmo voluto non finisse mai. E in qualche modo è così, perché pur nella tragedia il nucleo familiare serra i ranghi in un caldo abbraccio e dimostra grande forza anche nei momenti più difficili.
Un altro aspetto che rende la storia diversa dal classico canone dei biopic storici, su una tematica tanto delicata, è rappresentato dalla possibilità di farci vivere la scomparsa dal punto di vista del nucleo familiare. Viviamo i patimenti e l’angoscia della moglie, dei figli e di amici e vicini. Non viene mai mostrato l’orrore delle torture e della prigionia di Rubens. Assistiamo, invece, al dolore dei suoi cari e alla loro lotta contro un governo avverso. Un film sulla famiglia dall’inizio alla fine, nel bene e nel male. Anche se da un certo momento in poi la narrazione diventa eccessivamente frettolosa, manchevole di ritmo e di alcune dovute spiegazioni, la conclusione convince e la tematica di una famiglia perfetta che si riunisce nella gioia e nel dolore resta attaccata ai nostri cuori.
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La recensione in breve
I'm Still Here di Walter Salles è un film caloroso e toccante, in grado di raccontare non solo un microcosmo quale la famiglia Paiva, ma anche la storia di un'intera nazione, quella Brasiliana. Una storia sui desaparecidos dal punto di vista della moglie di uno dei dispersi, una donna forte e calma portata in scena da una Fernanda Torres strabiliante.
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Voto ScreenWorld