“Ora Riley ha 12 anni, cosa potrà mai accadere?”. Così c’eravamo lasciati esattamente nove anni fa, dopo aver terminato per la prima volta la visione di Inside Out, con le lacrime agli occhi e la consapevolezza di aver visto un’opera con una delle più ricche strutture narrative della storia della Pixar, in grado di portare la psicologia al cinema con il solito tocco geniale ed intelligente che contraddistingue da sempre il celebre studio animato. Perché nessun altro film come il capolavoro del maestro Pete Docter era riuscito a dare forma audiovisiva a ciò che succede dentro la mente di una giovane ragazzina, governata da cinque emozioni primarie sotto forma di personaggi capaci di scaldare il cuore.
Inside out è stato per tutti quanti un viaggio alla scoperta di noi stessi. Un cammino di comprensione delle nostre emozioni base, a ciascuna delle quali deve essere riservato un proprio spazio. Perché è solamente attraverso l’accettazione dei nostri sentimenti che si può condurre un’esistenza più equilibrata e limpida. C’eravamo lasciati con Riley che si è finalmente adattata nella nuova città di San Francisco, con tutte e cinque le emozioni predisposte a lavorare per farle vivere una vita più complessa, con nuove isole della personalità radicate su ricordi molto più articolati. Insomma, una nuova vita più serena e stabile, cosa sarebbe mai potuto accadere? Ebbene, nove anni dopo Inside Out 2 è accaduto, nel periodo peggiore della Pixar, pronto a risollevare le sorti di un’industria in crisi d’inventiva, che negli ultimi anni ha ottenuto un drammatico successo minimo al botteghino.
Genere: Drammatico, commedia
Durata: 96 minuti
Uscita: 19 giugno 2024 (Cinema)
Benvenuta adolescenza
Ora Riley ha tredici anni, è un’adolescente, sta per frequentare il liceo ed una nuova squadra di hockey. Dentro di sé si sente ancora una bambina, ma non sa che da lì a breve si troverà a fare i conti con tutti i tumulti dell’adolescenza, un periodo di crescita dove si vivono importanti cambiamenti. E proprio per questo che a cambiare sarà il quartier generale della mente della giovane protagonista, dove Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto vengono scombussolati dall’arrivo di nuovi personaggi che incarnano le emozioni tipiche delle crisi adolescenziali. Queste sono Imbarazzo, sotto forma di un gigante gentile che si nasconde dentro la sua felpa. Invidia, a forma di fungo e perennemente gelosa di quello che hanno gli altri, tra cui l’altezza. Ennui, continuamente annoiata e disinteressata, e infine Ansia, sempre tesa, palpitante e timorosa di perdere il controllo delle cose.
Sarà proprio Ansia a prendere il comando del quartier generale pianificando il futuro di Riley, proteggendola dai pericoli che non riesce a vedere e facendo in modo che si integri nel nuovo gruppo di amiche della squadra di hockey. Per lei è importante non commettere errori, perché ogni comportamento assunto in questo periodo di transizione determinerà il resto della vita. L’adolescenza è una fase dell’esistenza che richiede emozioni più complesse e profonde, e per questo motivo Ansia decide di costruire un nuovo io di Riley, aiutandola a raggiungere i suoi obiettivi nell’agitato mare di trasformazioni fisiche, sociali e relazionali in cui è immersa. Le cinque emozioni primarie vengono quindi espulse dal quartier generale, perché considerate troppo desuete e “semplici” per governare la mente di un’adolescente.
Bentornata Pixar?
Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto dovranno quindi tornare al quartier generale per ristabilire l’equilibrio e la personalità originaria di Riley, sopraffatta dalle nove emozioni che faticano ad aiutarla nel suo percorso di crescita. Per farlo dovranno affrontare una serie di vicissitudini che ricercano pressoché le stesse dinamiche del primo film (i personaggi chiamati a tornare alla base per salvare la protagonista), ma immerse in un universo narrativo decisamente più ampio che rispecchia i cambiamenti della personalità avvenuti nella mente di Riley con il passare degli anni.
Quella di Kelsey Mann è una pellicola piena di trovate stilistiche e narrative interessantissime ed originali, gag geniali cariche di citazionismo e momenti drammatici particolarmente intensi. Sembra proprio che la Pixar sia tornata a sfruttare spunti ed idee come ha sempre fatto con i suoi progetti migliori, per quanto paradossalmente il film ricalchi un soggetto non nuovo e una struttura narrativa che si sapeva avrebbe seguito le regole di un classico coming of age. Eppure rimane sbalorditivo come lo studio animato americano sia riuscito a confezionare un prodotto che forse avrebbe potuto osare di più in termini di sceneggiatura, ma che alla fine riesce ad incastrarsi perfettamente nell’immaginario che il primo film aveva saputo creare nel 2015.
Angoscia, turbamenti e pressioni sociali
Inside Out 2 si rivela quindi un film grado di offrire una visione della crescita personale e sociale alquanto potente e solida (con un discorso efficace riguardo le conseguenze delle pressioni malsane alimentate da una società sempre più tossica e competitiva), seppur senza quell’incanto primordiale del suo film precedente. Perché l’adolescenza è una fase della vita da cui si emerge più forti e consapevoli, e in cui si cerca di costruire una propria coscienza di sé in grado di stabilire un equilibrio con le proprie emozioni. Ed è proprio questo che capirà la nostra Riley (e capiranno anche le stesse emozioni) alla fine del film, liberata – dopo una sequenza destinata a scrivere la storia della Pixar – dalle pressioni sul futuro, e da quel timore di non riuscire ad adattarsi alle aspettative sociali.
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La recensione in breve
Quella di Kelsey Mann è una pellicola piena di trovate stilistiche e narrative interessantissime ed originali, gag geniali e momenti drammatici particolarmente intensi. Sembra proprio che la Pixar sia tornata a sfruttare spunti ed idee come ha sempre fatto con i suoi progetti migliori, per quanto paradossalmente il film ricalchi un soggetto non nuovo. Inside Out 2 si rivela quindi un film grado di offrire una visione della crescita personale e sociale alquanto potente e solida, seppur senza quell'incanto primordiale del suo film precedente.
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Voto ScreenWorld