Il termine anatomia, oltre a riferirsi al ramo di scienza biologica, rimanda a un’analisi minuziosa. Andando più a fondo, all’origine etimologica del termine, si arriva alla parola greca ἀνατομή: dissezione. E questo viene fatto da Justine Triet nel suo film. Si parte da una caduta, di cui vediamo solo il tragico esito e si procede a sezionarla in ogni minimo dettaglio. Non solo quella letterale di Samuel, incipit narrativo dell’opera, ma soprattutto quella figurata della coppia. Un tracollo di una relazione e di una famiglia, guardato dall’esterno con spasmodica attenzione, lanciato in pasto tanto al Pubblico Ministero quanto al pubblico ludibrio.
Come vedremo nel resto di questo articolo, Triet non si limita solo alla coppia. Va oltre, allargando lo sguardo al rapporto uomo-donna in senso assoluto, ragionando inoltre sulla dicotomia individuo/collettività. Tutto ciò rende Anatomia di una caduta, disponibile su MUBI, una straordinaria fotografia con cui imprimere lo stato delle cose nella società occidentale contemporanea.
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L’utilizzo di P.I.M.P.: il “non detto” uccide la coppia
Per quanto brutale possa sembrare, Anatomia di una caduta inizia con la fine di un rapporto di coppia. L’ultimo atto tragico di una relazione che porta alla morte – in questo caso reale ma si potrebbe intendere anche in modo figurato – di una delle due individualità. Una scena splendida, quasi un cold opening per il modo in cui funge da gancio per tutto il resto dell’opera, accompagnata dalle note di P.I.M.P. di 50 Cent, nella cover strumentale della tedesca Bacao Rhythm & Steel Band. Scelta che, nonostante si tratti di un ripiego visto che inizialmente Triet aveva optato per Jolene di Dolly Parton, si rivela vincente. Non solo perché si tratta di una banger in grado di rubare immediatamente l’attenzione e di rimanere impressa nelle orecchie e nella mente degli spettatori.
Nella sua versione originale P.I.M.P. porta con sé un testo machista, in piena tradizione gangsta rap, basato su un rapporto di assoluta superiorità dell’uomo sulla donna. E nonostante nel film sentiamo solo la cover strumentale, si tratta di un pezzo talmente famoso e sentito da non poter nascondere la propria carica significante. Specialmente per persone come Samuel e Sandra che avevano poco più di 20 anni nel 2003 all’uscita della canzone di 50 Cent e con quel passato comune a Londra e con l’inglese. Aggiungiamo l’uso diegetico che viene fatto del brano. Mentre Sandra sta registrando un’intervista e avendo un rapporto dialettico con un’altra donna, Samuel mette in loop la canzone al massimo volume. Un atto prevaricatore.
Ma, allo stesso tempo, un’azione indiretta. Samuel non scende a sbraitare, si rintana in soffitta e mette alza il decibel. Un atteggiamento passivo-aggressivo. Così come diventa indiretto l’uso di una canzone privata delle parole. Un’esemplificazione del “non detto”, dell’incapacità comunicativa in grado di mettere in crisi ogni tipo coppia dall’alba dei tempi. Un tacito stato di tensione, a cui è costretto anche il figlio Daniel già ipovedente e che in questo modo perde anche l’appiglio della chiarezza verbale. Il tracollo della coppia e del nucleo familiare nell’assordante silenzio.
La dissezione della coppia
Justine Triet per il film che l’ha portata a vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2023 e il premio per la Miglior sceneggiatura originale agli ultimi Oscar ha preso ispirazione, per sua stessa ammissione, da Anatomia di un omicidio di Otto Preminger. Lungometraggio del 1959, con James Stewart come protagonista, che parte con titoli di testa, realizzati da Saul Bass, che dissezionano graficamente un cadavere, per poi buttarci nel vivo dell’opera, dove seguiamo il processo ai danni di un ufficiale militare reo di aver ucciso l’uomo colpevole a sua volta di aver violentato la moglie, solo che di questo abuso non ci sono grandi prove e la stessa donna ha un atteggiamento ambiguo. Il film, molto trasgressivo per l’epoca, si svolge nell’aula di tribunale, in cui al centro di tutto ci sono il peso delle parole, come vengono pronunciate e l’ossessione esterna per i dettagli più scabrosi.
Dinamiche che vengono in parte riprese da Triet ma allo stesso tempo rovesciate. Anche in Anatomia di una caduta si discute delle dinamiche relative alla morte di Samuel. Presto però si passa ad altro. Alle dinamiche interne alla coppia, dei rapporti di forza tra Samuel e Sandra. L’attenzione non viene data ai dettagli scabrosi ma a quelli normali, presenti nelle vite di tutti. Ci si concentra su un semplice tradimento della moglie (sottolineando la bisessualità della protagonista), sul fatto che Sandra ha avuto un maggiore successo professionale rispetto al marito. Dinamiche quotidiane che l’istituzione, vista come conservatrice e impersonificata dalla figura del Pubblico Ministero, quasi non riesce a comprendere. La coppia, pietra fondante della struttura sociale occidentale, è caduta e ciò non solo non è accettabile, è incomprensibile. Il processo diviene allora una lunga seduta in cui la società cerca di trovare una soluzione, partendo dall’individuare un colpevole, puntando il dito contro il “nuovo” ruolo della donna.
Triet scrive, assieme al compagno Arthur Harari, e mette in scena questa istantanea dei rapporti nel mondo occidentale senza cadere in atteggiamento didascalico e lo fa con precisione chirurgica. Una dissezione appunto, in cui ogni parte è analizzata cambiando più volte la prospettiva. In assenza di prove, ipovedenti come Daniel, si gioca sul percepito e su come esso muta in base al contesto e alla sensibilità di chi assiste. Prevale l’individuo perché la coppia, schiava del tradizionalismo, è stata dissolta dal cambiamento. E l’averla smembrata in pubblico non ha fatto altro che sottolinearne la fragilità.
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