Il terzo film dei fratelli D’Innocenzo è quasi un enigma. Più estremo dal punto di vista registico, più essenziale e allo stesso tempo più complesso, America Latina travolge lo spettatore attraverso 90 minuti composti, per gran parte, di silenzi, respiri e sguardi. Concentrandosi unicamente sul personaggio di Massimo Sisti, interpretato da Elio Germano, il film prosegue la sua lenta camminata confondendo realtà e immaginazione.
La versione uscita nelle sale cinematografiche porta con sé una modifica principale rispetto a quella vista al Festival di Venezia 2021, dove il film è stato presentato per la prima volta. Nella penultima sequenza del film, è stata aggiunta una voce narrante di stampo televisivo, come se fosse la cronaca di un telegiornale, che informa lo spettatore su quanto accaduto, risolvendo qualche mistero – seppur superficiale – legato alla figura di Massimo e a quanto accaduto all’interno della sua villetta di Latina. Eppure, la sensazione di qualcosa di sfuggente ancora rimane ed è per questo che proveremo a risolvere gli ultimi enigmi rimasti del film, le ultime zone d’ombra di un film che fa della sua natura ambigua un punto di forza. Pertanto, su certe questioni ancora aperte non potremmo definire una risposta precisa, ma proporre suggestioni, che ogni spettatore è libero di accettare. D’altronde, la forza di un film sta anche nel suo essere sfuggente: proprio nella sua natura incerta continua a vivere.
Ecco la spiegazione del finale di America Latina.
Chi è la ragazza nella cantina?
La trama di America Latina decolla, nel corso dei primi dieci minuti, quando si scopre che, nella villetta di Massimo, in cantina si trova una giovane ragazza col volto insanguinato, legata a un tubo. La cantina ha il pavimento ricoperto di sporcizia, come se nessuno fosse entrato in quella stanza da parecchio tempo. All’inizio Massimo si trova sorpreso dalla presenza di questa ragazza in casa sua e prova ad aiutarla, anche se non la slegherà mai. Incapace di ricordare da dove proviene la ragazza, prova inizialmente alcuni dubbi sul suo migliore (e forse unico amico) Simone, per poi credere che sia stato il resto della sua famiglia, composto da moglie e due figlie, a sapere qualcosa, pur senza mai sbilanciarsi troppo.
Alla fine del film non si saprà l’identità vera e propria di questa ragazza, ma solo che è stata rapita effettivamente da Massimo.
Massimo ha davvero una famiglia?
Per tutta la durata del film osserviamo la vita di Massimo all’interno della sua villetta di Latina. Una casa strana, enorme, dotata anche di piscina, anche se permane di fondo una sensazione di dimora poco curata e pulita. Massimo sembra avere una famiglia composta dalla moglie Alessandra, la figlia maggiore Laura e la più piccola Ilenia. Le tre donne di casa, molto simili tra di loro e perennemente vestite di un bianco angelico, sono molto affettuose nei confronti di Massimo, anche se non tutto sembra andare per il verso giusto, soprattutto con la moglie, nelle ultime fasi del film. Quando Massimo verrà catturato dalla polizia, la voce narrante (che – lo ripetiamo – era assente nella prima versione del film) racconta che, nonostante l’uomo dicesse di avere una famiglia, non è stato trovato nessun altro all’interno della casa. La presenza delle tre donne anche nel carcere dovrebbe togliere ogni dubbio in merito. No, Massimo non ha famiglia, anche se – entrando nella mente del protagonista – percepiamo la loro presenza come vera.
Chi sono le tre donne nella vita di Massimo?
Quello che, invece, rimane nebulosa è l’identità di queste tre donne che accompagnano la vita di Massimo. Il film non dà risposte precise in merito, ma possiamo avanzare qualche ipotesi. Potrebbero essere fantasmi della sua vera famiglia ormai perduta, e la cui mente del protagonista non riesce ad accettare la separazione. Secondo una lettura ancora più tragica, lo stesso Massimo potrebbe aver ucciso le donne della sua famiglia (possibilità che fa capolino quando, ascoltando il telegiornale, Massimo rimane affascinato dalla notizia di un padre che ha ucciso moglie e figlie).
Per quanto affascinante, questa teoria si scontra con alcuni elementi presenti nel film, che non vede nessun personaggio (né l’amico né il padre) citare il passato di Massimo e, soprattutto, guardando lo storico delle telefonate del suo cellulare. La vita di Massimo sembra essere incentrata solo sul suo lavoro, allo studio dentistico, e raramente verso il padre, con cui ha un pessimo rapporto.
Notando la leggera differenza d’età tra moglie e figlia maggiore, un’altra teoria su cui riflettere vede le tre donne come precedenti vittime della follia di Massimo. Ovvero tre ragazze che sono state a loro volta legate in cantina, seviziate e uccise (la conferma arriverebbe, oltre che dall’età delle ragazze, anche dai guanti da giardinaggio di Massimo, molto sporchi, nonostante non vediamo mai il protagonista lavorare al di fuori del suo studio dentistico), prima di questa quarta ragazzina. Simboleggiando il senso di colpa crescente di Massimo (è grazie a loro che si crea il conflitto e che spinge l’uomo ad autodenunciarsi) nonché la fantasia di essere “l’uomo di casa”, ovvero un vero uomo. La fragilità di Massimo, oltre che mentale anche legata alla propria sensibilità, lo spinge a porsi ai margini di quella che dovrebbe essere la figura del maschio alpha, causandone il conflitto col vecchio padre (che lo prende in giro perché piange) e incapace di proseguire discorsi “da uomini” con l’amico Simone.
Il significato del titolo
Rimane un ultimo mistero, legato al titolo del film. Perché il film s’intitola America Latina. Si tratta del mistero più profondo del film a cui è difficile dare un’unica precisa risposta. Anche in questo caso, possiamo tener conto di varie teorie.
La prima è legata a un gioco di parole: Latina è da intendersi come la città dove la storia è ambientata. L’America, invece, denoterebbe un luogo “altro” rispetto al tipico panorama italiano a cui siamo abituati. Fin dalle prime sequenze, dove scorrono i titoli di testa, il paesaggio che ci viene mostrato sembra appartenere più a un’America rurale (anche il padre che dondola sulla sedia scricchiolante) che all’Italia. Il risultato è la creazione di un non-luogo, come quello che lo spettatore è tenuto a osservare attraverso il punto di vista distorto di Massimo.
Un’altra interpretazione sarebbe legata proprio alla mentalità di Massimo. La sua America-a-Latina, ovvero il suo sogno di padre e marito perfetto, nella villa con piscina, con due figlie bellissime. Il sogno del self-made man di stampo americano che avviene a Latina. Un modo anche per ergersi e dimostrare di essere davvero qualcuno, conflitto interiore che divora lo stesso protagonista.
Infine, potremmo definire il film come un racconto che avviene nella mente del protagonista, attraverso il suo punto di vista, unendo reale e immaginario. Proprio questa contaminazione tra realtà tangibile e fantasia, a tratti inspiegabile e misteriosa, è tipica del realismo magico che ha avuto il suo boom letterario proprio nell’America Latina del XX secolo. Il titolo del film, quindi, definirebbe la tipologia di storia che viene raccontata, dove i fantasmi si uniscono al mondo dei vivi, lasciano impronte e sono tangibili, creando una confusione e un’ambiguità tipica di tutto il film.