Come vedremo nella nostra recensione di Una famiglia vincente – King Richard, il film al cinema dal 13 gennaio 2022 non è un biopic sull’ascesa di Serena e Venus Williams, due delle più grandi giocatrici di tennis, diventate dei veri e propri simboli per lo sport. Bisogna far fede al titolo del film che mette in evidenza colui che è stato il fautore del loro successo: il padre Richard.
Se il titolo italiano sembra porre l’accento sulla famiglia Williams, che nel film di Reinaldo Marcus Green acquista un ruolo importante, e che viene portata in scena come un unico corpus talmente unito da superare ogni avversità, il titolo originale del film non pone alcun dubbio su chi sia il protagonista del film. Il Re Richard, interpretato da Will Smith, si erge incontrastato, con il suo carattere talvolta sarcastico, iper-protettivo nei confronti delle figlie, poche volte fragile, quasi sempre una roccia. Causando una strana sensazione arrivati ai titoli di coda del film.
Una famiglia vincente – King Richard (2021)
Genere: Drammatico
Durata: 144 minuti
Uscita: 13 gennaio 2022 (Cinema)
Cast: Will Smith, Saniyya Sidney, Demi Singleton
Il percorso per il rispetto
Il mondo non ha mai rispettato Richard Williams, ma lo farà. È questo il pensiero che muove il padre e allenatore di Serena e Venus Williams, due figlie giovanissime che sembrano avere il tennis nel sangue. Consapevole di avere tra le mani due grandi talenti, Richard, pur rimanendo gentile e rispettando l’età delle sue ragazze, intende portarle in alto attraverso sacrifici e decisioni importanti, a costo di scontrarsi con la moglie Oracene. Perché la California in cui vive la famiglia Williams, specchio di un’America degli anni Novanta, è un luogo in cui le divisioni razziali non sono ancora superate e dove gli afroamericani sembrano non avere scelta su come vivere la propria vita: o diventare criminali del ghetto o venire uccisi per strada.
Richard è un uomo che, nel corso della sua vita, ha patito ogni sofferenza, tra cui quella del rispetto del padre e vuole allontanare questo triste destino dalle sue figlie. Così prepara un percorso pianificato che porterà Serena e Venus a vincere Wimbledon e diventare tenniste professioniste, entrando in un club esclusivo, quale quello del tennis, in cui il colore della pelle e i soldi in tasca contano più di tutto il resto. Testardo fino alla fine, Richard proseguirà ad inseguire questo sogno che ha un duplice scopo: essere un padre modello e sentirsi finalmente rispettato dal mondo.
Luci e ombre
Conflitto che si presenta nel corso di tutta la durata, piuttosto generosa (due ore e ventiquattro), del film. Ci sono due anime che alimentano il film. La prima è legata ai successi giovanili di Venus Williams. Qui il film, soprattutto durante la sua seconda metà, riesce a catturare lo spettatore grazie ad alcune sequenze in cui si mostrano le partite di tennis che la giovane ragazza disputa. È il momento in cui Richard vede davanti a sé i risultati della sua testardaggine e della sua lotta continua. Si percepisce una certa dose di tensione, anche se la storia è ben conosciuta. La seconda anima, invece, è legata proprio alla storia del padre, a cui il film pone l’accento rischiando di mandare una rappresentazione contrastante rispetto al messaggio che l’opera intende sottolineare.
Perché il talento di Venus Williams sembra essere una diretta conseguenza degli allenamenti e della vita che il padre ha deciso per lei. Richard, quindi, sembra rappresentarsi come un re non tanto come vincente, ma come un uomo posto al di sopra degli altri, più egocentrico di quello che possa sembrare. Il film, mentre pone in evidenza la straordinarietà del femminile (persino lo stesso Richard è consapevole della forza delle donne) e di come i cambiamenti nello sport possano ripercuotersi nella società, non smette in ogni caso di elogiare la visione del padre maschile, del sognatore che ha reso possibile tutto questo. È uno scontro che non trova soluzione, nemmeno nelle immancabili didascalie finali e che rendono il film molto più canonico rispetto alla rivoluzione che intende narrare.
Un trio che funziona
Dove, invece, non troviamo dubbi è nel cast di protagonisti. In particolar modo la giovane Saniyya Sidney nel ruolo di Venus riesce a farsi carico delle scene più emozionanti del film, sia legate a un discorso famigliare sia alla dimensione sportiva. Per quanto lentamente sfumi dal film, risultando sempre meno presente, anche Aunjanue Ellis nel ruolo della madre Oracene si ritaglia alcuni momenti di grande sensibilità.
Come prevedibile, il ruolo che mette in ombra tutto il resto del cast è quello di Richard Williams, qui interpretato da un Will Smith meno mattatore del solito, capace di una performance sì riuscita, ma alla lunga un po’ troppo forzata. Funziona soprattutto nella dimensione più drammatica e nel modo in cui Smith usa il corpo, invecchiandosi soprattutto nel volto e nello sguardo. Attraverso il suo look sempre uguale, composto da tenute sportive e pantaloncini, il suo Richard appare davvero un uomo che ha vissuto una vita sofferta e che crede con tutto il cuore di poterla cambiare. Peccato non poter percepire di più, se non attraverso i soliti stilemi di un cinema biografico che rimbalza passivamente, per poi finire contro la rete.
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Conclusioni
Una famiglia vincente - King Richard rappresenta il classico film biografico a sfondo sportivo. Più che essere dedicato alle sorelle Williams, qui l'accento si pone sulla figura del padre Richard, allenatore che premedita il percorso delle figlie, interpretato da un buon Will Smith invecchiato. Figura che sembra mettere in ombra tutto il resto, il suo Richard pone anche un conflitto all'interno del film, incapace di spiccare oltre la media.
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Voto ScreenWorld