Ci sono produzioni destinate a rimanere indelebili e senza tempo. Ce ne sono altre che aspirano a raggiungere grandi traguardi senza avere i mezzi per farlo. Ma ci sono (fin troppo raramente, al di fuori delle leggendarie fucine autoriali di HBO) anche produzioni che nascono con la consapevolezza del proprio peso specifico e che riescono a preservare quell’ambizione qualitativa dal concepimento fino alla messa in scena. L’ultimo caso è quello di Shōgun, uscita dai corridoi della sottovalutata FX con l’etichetta di progetto più imponente nella storia del network e in arrivo su Disney+ il 27 febbrai con 10 episodi a cadenza settimanale dal taglio degno dei migliori kolossal, accompagnati da un nome importante e da una responsabilità altrettanto ingombrante.
Il romanzo storico di James Clavell è da sempre considerato una delle proprietà intellettuali più intriganti a Hollywood, eppure è stato adattato solamente una volta negli anni ’80. In quasi cinquant’anni, nessuno ha neppure osato avvicinarsi a un’opera che in ogni suo aspetto trasmette un incredibile potenziale per la resa su schermo. Almeno fino a quando FX si è decisa a farne una maestosa opera seriale. Stiamo parlando di una delle produzioni più travagliate e complesse nella storia recente della televisione, costata oltre 250 milioni di dollari e rinviata per anni nell’attesa dell’occasione più propizia – prima di subire rallentamenti a causa della pandemia. Rachel Kondo e Justin Marks hanno superato le difficoltà, ma anche ogni più rosea aspettativa, dando vita a un prodotto di altissima qualità che riesce a preservare lo spirito dell’opera originale con gusto sopraffino.
Shōgun
Genere: Drammatico, storico
Durata: 10 episodi da 60 minuti circa
Uscita: 27 febbraio (Disney+)
Cast: Anna Sawai, Hiroyuki Sanada, Cosmo Jarvis, Tadanobu Asano
Dalla leggenda alla storia
Per chi non conoscesse il romanzo a cui si ispira la serie, Shōgun racconta l’avventura di un marinaio inglese approdato in Giappone intorno al 1600. John Blackthorne (Cosmo Jarvis), capitano improvvisato dopo una traversata estremamente pericolosa nel tentativo di tracciare la rotta di portoghesi e spagnoli per saccheggiare le loro basi nella terra del Sol Levante, si ritrova suo malgrado al centro di un conflitto politico estremamente delicato. Da una parte, John sarà profondamente influenzato dall’impatto con una cultura ben più complessa di quanto potesse immaginare; dall’altra, sarà spinto a scalare le gerarchie per avvicinarsi a lord Toranaga (Hiroyuki Sanada), vittima predestinata di avversari politici che ambiscono al dominio del Giappone.
In un conflitto nato all’ombra dell’onore e alimentato dalla lotta tra politica e fede, il dualismo tra John e Toranaga si costruisce lentamente su un contesto che vive di contrasti: all’intrigo politico si contrappone l’orgoglio spirituale, all’orrore e all’opportunismo si contrappongono ragione e sentimento. Shōgun riesce però ad arricchire la narrazione con un’ulteriore prospettiva femminile (no spoiler), magistrale nel coniugare il romanticismo dell’estetica giapponese agli elementi più crudi e brutali del dramma storico. Concetti e aspirazioni che per un europeo sarebbero (e sono tuttora) distanti e aliene prendono qui vita in uno spettacolo quanto mai attento e rispettoso della cultura nipponica – volutamente distante dai classici stereotipi hollywoodiani.
L’importanza della misura
Attingendo a piene mani dalla delicata scrittura di Clavell, madre di un’atmosfera in cui il peso delle parole e dello spirito vale più di mille esperienze, lo show perfeziona come può il materiale a disposizione per dare ancor più carica emotiva alle vicende. Lo sviluppo della sceneggiatura di Shōgun è palesemente classico, ma lo è nel senso più positivo del termine: la struttura narrativa della serie è calcolata al secondo e ordina gli eventi con cadenza regolare, ma mai prolissa, dando un tocco raffinato alle vicende per trasmettere anche interessanti (e sottili) messaggi agli occhi di chi osserva. In un mondo di crudeltà e opportunismo, anche se all’apparenza così distante, c’è spazio per una morale universale che possa toccare corde profonde anche per il pubblico di oggi.
Mescolando bellezza e orrore in egual misura, è soprattutto l’ispirazione nella regia a rendere incantevole ogni fotogramma: tralasciando per un istante la palese maestosità delle scenografie, arricchite da una fotografia ammaliante e avvolgente nei suoi toni sfumati, spesso anamorfici, sono le scelte di Jonathan van Tulleken (regista della futura serie Blade Runner 2099) e Frederick E.O. Toye (Watchmen, The Boys) a rendere quest’opera una vera perla da ammirare dall’inizio alla fine. Complice la struttura ben scandita degli episodi, le differenti regie si alternano alla perfezione per esaltare la resa drammatica e introspettiva delle scene.
Al contempo, la cura e la fiducia riposte nei principali membri del cast trasmettono una direzione chiara e precisa: nonostante un protagonista forse troppo gretto per i confini del suo ruolo, Hiroyuki Sanada brilla in quello che probabilmente sarà il suo ruolo più memorabile – giusto coronamento per la carriera di un interprete esemplare. Degna di nota anche la performance di Anna Sawai, che dopo Pachinko e Monarch si conferma una delle attrici da tenere d’occhio negli anni a venire.
Un fascino irresistibile
Pur adattando la propria forma al contesto dello streaming moderno, Shōgun si affaccia alla contemporaneità senza alcun timore. A chi potrebbe pensare a uno stile simile a Game of Thrones, è giusto precisare che lo show targato FX intende muoversi verso altre direzioni, portando avanti un dialogo dai versi poetici e dall’eleganza innata. Nel tentativo di portare in scena quella complessità figlia dei grandi lavori, capace di tenere sulle spine per poi esplodere al momento opportuno, Marks e Kondo hanno dato vita a un’opera consapevole e matura come poche.
Posizionandosi a metà tra l’imponenza dell’epica e l’ambizione del fenomeno pop, Shōgun sa perfettamente come toccare le giuste corde e riuscirà senza dubbio a lasciare il segno per l’intera stagione. FX ha dato vita alla tempesta perfetta in una stagione ancora traviata dalle conseguenze degli scioperi, consegnando alla storia una potente testimonianza di epica televisiva a cui i confini dello streaming potrebbero quasi star stretti. Un raro esempio di qualità autoriale, tanto nella forma, quanto nei contenuti, che farebbe impallidire molte produzioni ancor più imponenti (del piccolo e del grande schermo) e che, per una volta, riesce a superare le attese con la forza delle proprie idee.
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La recensione in breve
Shōgun è davvero la produzione più ambiziosa mai realizzata da FX: un concentrato di intrighi, dramma e azione che riesce ad adattare il romanzo di James Clavell con uno stile e una cura incredibili. Trascinata dal carisma dei suoi interpreti, questa serie ha tutte le carte in regola per confermarsi fra le produzioni migliori dell'anno. Una visione da non perdere.