Ha attirato una certa attenzione mediatica la recente fusione tra Blumhouse, casa di produzione specializzata in horror a basso budget e da anni legata contrattualmente alla Universal, e Atomic Monster, la società fondata da un regista che di horror si intende, l’australiano James Wan (al quale Blumhouse deve uno dei suoi franchise di maggiore successo, Insidious). Due etichette ormai collegate in maniera indissolubile, anche se a livello puramente operativo rimarranno entità con le rispettive identità concettuali e aziendali. La loro unione è stata confermata poco prima che uscisse il film che effettivamente inaugura questa nuova collaborazione nel campo del brivido cinematografico e televisivo statunitense, lungometraggio di cui parliamo nella nostra recensione di Night Swim.
Night Swim
Genere: Horror
Durata: 98 minuti
Uscita: 22 febbraio 2024 (Cinema)
Cast: Wyatt Russell, Kerry Condon, Amélie Hoeferle, Gavin Warren
Acque maledette
1992: una bambina, Rebecca, sparisce senza lasciare traccia mentre sta nuotando nella piscina che c’è in giardino. Giorni nostri: la casa in cui viveva la famiglia di Rebecca viene acquistata dai Waller – i coniugi Ray ed Eve, e i figli Izzy ed Elliot – con la speranza che la piscina possa aiutare a migliorare le condizioni di salute di Ray, ex-giocatore di baseball che si è dovuto ritirare a causa di una malattia. E sembra effettivamente che l’acqua, proveniente da una sorgente naturale in zona e in passato oggetto di stabilimenti termali, abbia effetti positivi sullo stato fisico e mentale di lui, per la gioia di moglie e figli. Ma nella notte qualcosa si aggira nella parte profonda della piscina, ed Eve comincia a preoccuparsi seriamente quando scopre che circolano voci inquietanti su quella casa da diversi anni, voci che, se veritiere, potrebbero stravolgere per sempre le vite di tutti membri della famiglia…
Famiglia unita?
A capo della tranquilla famiglia che sembra quasi uscita da un racconto di Stephen King (almeno uno sviluppo narrativo ricorda esplicitamente Shining) ci sono Wyatt Russell e Kerry Condon, e soprattutto lei regala l’ennesima performance coinvolgente che dà al film un sufficiente motore emotivo, sottolineando la componente umana in mezzo al microcosmo acquatico soprannaturale. Meno convincenti i due membri più giovani del quartetto, non tanto per le prove degli attori, quanto per un copione che fin dall’inizio li tratta come carne da macello e non come persone a cui lo spettatore dovrebbe affezionarsi al fine di rendere più efficaci gli spaventi (nel caso della figlia, era molto più efficace il personaggio analogo nel cortometraggio dello stesso regista che ha ispirato la pellicola, e parliamo di una singola scena che era sostanzialmente la linea guida per il momento notturno usato nei trailer del film).
Nuota che ti passa
Che lo spunto iniziale sia piaciuto a Jason Blum (esperto di brividi con budget limitato) e James Wan (già autore di proprie variazioni sul tema della casa infestata) non sorprende, e nemmeno che i due abbiano visto in Bryce McGuire il potenziale giusto per riproporre in versione estesa le idee presentate nel corto del 2014. Ma l’intuito per ciò che funzionare nell’arco di pochi minuti non si traduce necessariamente negli istinti necessari per un film di un’ora e mezza, dove gli spaventi sono talmente raffazzonati (ivi compresa la pigrizia in sede di sceneggiatura di non spiegare assolutamente l’origine del nome dell’entità che vive nella piscina, un appellativo che non è stato scelto a caso) da rendere quasi nullo il coefficiente di intrattenimento che poteva lasciar intendere la strategia di far uscire la pellicola – negli Stati Uniti – nello stesso periodo che un anno prima aveva agevolato il successo del ben più divertente M3GAN. Qui, tolta la componente famigliare che è gestita con un minimo di criterio, il meccanismo fatica a restare a galla.
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La recensione in breve
Una premessa interessante è sprecata in un horror dozzinale che non riesce ad andare oltre il minimo indispensabile con gli spaventi.
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Voto ScreenWorld