Per molti fan del genere horror, di cui Mike Flanagan è uno dei massimi esponenti, l’uscita de La caduta della casa degli Usher è stata una notizia allo stesso tempo dolce e amara. Da un lato, lo show è l’ennesima straordinaria produzione di uno dei maestri dell’horror contemporaneo; dall’altro esso sancisce la fine di una fruttuosa collaborazione tra Netflix e Mike Flanagan che ha dato vita a un interessante universo horror, composto da storie slegate tra loro ma coerenti con la poetica dell’autore.
La caduta della casa degli Usher
In questa serie (di cui potete leggere qui la nostra recensione) Flanagan, reinterpretando in modo estremamente intelligente alcuni racconti di Poe, fa a pezzi dall’interno una famiglia disfunzionale che funge da specchio a una società malata. Lo fa però negando simpatia ed empatia nei confronti dei suoi personaggi. È finito il conforto offerto alle famiglie e agli individui feriti e traumatizzati; è scomparsa la fede nell’unione, nella compassione e nella redenzione.
Al loro posto qui c’è un forte disprezzo per la ricchezza e il potere e un altrettanto forte disgusto per il profondo egoismo che questi provocano negli essere umani. Quindi, ci sono sempre traumi dolorosissimi e fantasmi del passato con i quali fare i conti, ma con un nichilismo costante che, nonostante non inglobi qualsiasi cosa, è parecchio tosto da digerire. Flanagan però rimane ancora una volta colui che usa l’orrore come mezzo per l’auto-esplorazione, accompagnando il pubblico nel marcio più profondo che però può portare a trovare modi per guarire. In Usher la guarigione è “semplicemente” molto più difficile da ottenere.
Gli amanti del macabro dovranno cercare d’ora in poi la loro dose annuale di Flanagan su un’altra piattaforma di streaming, cioè Prime Video, con cui il regista ha stretto un nuovo accordo. Usher sancisce il grandioso punto di arrivo nella collaborazione di Flanagan con Netflix, iniziata nel 2019 con l’uscita di The Haunting of Hill House e proseguita con The Haunting of Bly Manor, Midnight Mass e The Midnight Club.
The Haunting of Hill House
Uscita nel 2018, The Haunting of Hill House è una nuova interpretazione dell’omonimo, classico romanzo di Shirley Jackson del 1959 (precedentemente adattato per il cinema nel 1963 e nel 1999), che vede un gruppo di fratelli e sorelle adulte alle prese con fantasmi che li perseguitano da quando vivevano a Hill House. La magione rappresenta il passato al quale i personaggi non possono sfuggire.
La serie utilizza salti temporali (in avanti e all’indietro) per raccontare un lungo tempo della storia famigliare. Le conseguenze del trauma infantile dei fratelli Crain vengono messe a nudo in vari modi, tra cui la dipendenza di Luke dall’eroina, la paralisi del sonno di Nel e le relazioni generalmente tese tra il gruppo. Il pubblico, dopo aver visto com’erano i fratelli e le sorelle da bambini, non può fare a meno di sentirsi coinvolto dalla mancanza di amore tra i Crain adulti.
The Haunting of Bly Manor
Il successo della miniserie ha aperto la strada al secondo progetto televisivo di Flanagan, un nuovo capitolo di quella che è divenuta nota come “L’antologia inquietante”. Mentre The Haunting of Hill House era incentrata su una famiglia legata dalla tragedia e su come tale tragedia abbia influenzato la loro capacità di amarsi reciprocamente, The Haunting of Bly Manor (2020) esplora invece i suoi temi attraverso la lente della famiglia ritrovata, dove l’amore è una scelta più che un legame di sangue.
È proprio il concetto della “scelta” a costituire il tema centrale in questo adattamento della famosa storia di fantasmi di Henry James (Giro di vite), che racconta la storia della ricca famiglia Wingrave e dei suoi dipendenti ambientata in una tenuta di campagna piena dei fantasmi di coloro che vi muoiono. Ma Bly Manor è anche una storia d’amore, trasformata in racconto gotico, su una coppia di amanti che si ritrovano.
Midnight Mass
Nel 2021 arriva Midnight Mass, la prima serie di Flanagan a non essere un adattamento: si tratta di un’esplorazione della fede, della paura e soprattutto del perdono. Questo show in sette puntate racconta di una piccola comunità religiosa, ritirata sull’isola di Crockett, che comincia a riscontrare miracoli e cambiamenti inspiegabili dall’arrivo di Paul, un giovane prete. Man mano che Padre Paul si consolida all’interno della comunità emergono ragioni più sinistre a giustificazione dei miracoli che cominciano a rappresentare un pericolo imminente per tutti.
Flanagan utilizza i personaggi di Midnight Mass – in particolare il protagonista Riley – come veicoli per esplorare il suo rapporto con la fede, nonché come correlativo oggettivo della sua lotta con la sobrietà (molto kinghiano, vero?). Com’è tipico dello stile del regista, diversi personaggi hanno monologhi profondissimi e strazianti su filosofia, religione, comunità, morte e famiglia. Flanagan sembra asserire che una persona possa davvero superare il senso di colpa solo a condizione di raggiungere una sorta di pentimento per le proprie azioni e un vero atto di rilascio.
The Midnight Club
“A quelli prima e a quelli dopo, a noi ora e a quelli oltre. Visibili o non visibili, qui ma non qui”. Con questo motto si apre ogni riunione del Midnight Club. Flanagan adatta l’omonimo romanzo di Christopher Pike, continuando l’analisi della morte, del trauma e della spiritualità affrontata nelle tre serie precedenti. Questa volta però il regista e la co-sceneggiatrice Leah Fong esaminano l’impermanenza della vita dalla prospettiva di un gruppo di giovani alle prese con malattie terminali, all’interno di un hospice.
Nelle buie sale di Brightcliffe i membri del Midnight Club si conoscono attraverso il potere della narrazione. Si incontrano a mezzanotte in biblioteca, accanto al fuoco, e a turno raccontano storie che “attraverso la creazione di fantasmi” enfatizzano i loro sogni ed esorcizzano la loro, e la nostra, più grande paura. Senza timore questi ragazzi utilizzano l’orrore (e le storie) per arrivare al senso di ogni cosa.
Il futuro è una Torre Nera
The Midnight Club non fu ben promossa da Netflix e questo ha portato a un mancato rinnovo di una seconda stagione che Flanagan aveva previsto. La caduta della casa degli Usher invece è stata un successo, trovandosi ancora oggi nella top 10 di diversi Paesi. Secondo il contratto pluriennale con Amazon Studios, la società di Flanagan – Intrepid Pictures – produrrà un numero ancora non specificato di progetti, che saranno disponibili per lo streaming esclusivamente su Prime Video.
In una dichiarazione a Deadline, Flanagan ha dichiarato di ammirare Amazon Studios e di trovarla in linea con l’etica di Intrepid. Subito dopo aver annunciato la sua nuova casa, il regista ha confermato ciò che alcuni già teorizzavano fin dall’annuncio dell’accordo: il progetto di un adattamento de La torre nera di Stephen King. Il pilot è già scritto e la previsione è che la serie durerà almeno cinque stagioni, di cui la prima ha già una struttura molto dettagliata. Ora, Flanagan è stato anche attento a ribadire che i diritti su La torre nera appartengono alla Intrepid Pictures: ciò significa che, se qualcosa andrà storto su Prime Video, la serie potrà passare su qualche altra piattaforma. Insomma, comunque vada, questo progetto dovrebbe vedere la luce insieme a molti altri. Il pubblico di Flanagan è in trepida attesa.
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