Il nostro senso di ragno pizzicava da mesi. Il prurito era insistente, la sensazione era forte. Il merito era di ogni singola immagine che ha preceduto l’uscita di questo film. Non c’era un frame fuori posto, una locandina che non solleticasse il nostro hype o un trailer che nascondesse la potenza espressiva travolgente di un film animato destinato alla meraviglia. Insomma, tutto sembrava all’altezza del nobile predecessore. Quello Spider-Man: Un nuovo universo che quattro anni fa cambiò tutto per sempre. Perché alzò l’asticella dell’animazione, facendo invecchiare di colpo tutto il resto. Sì, Miles Morales portava in braccio il futuro e lo porta ancora. Fidatevi.
Apriamo la nostra recensione di Spider-Man: Across the Spider-Verse con un bel sorriso stampato in faccia. Felici di esserci meravigliati di nuovo. In modi del tutto imprevedibili. Come solo le migliori avventure sanno fare. Abbiamo volteggiato di nuovo tra le vette del cinema e del fumetto, con un film animato strabiliante in ogni suo aspetto: narrativo, tecnico e artistico. Un cinecomic che, forse, vi farà sentire le vertigini. Più in alto di così è difficile andare.
Essere Spider-Man
Torniamo a quel pizzicore. Torniamo alle immagini del trailer, dove c’è un frame che racchiude tutta l’essenza di questo Across the Spider-Verse: Miles Morales e Gwen Stacy che guardano l’orizzonte dalla sommità di un edificio. Capovolti. Ecco, proprio come loro due anche il film cambia prospettiva e ci mette nei panni di tanti personaggi. Non è più solo la storia di Miles Morales. Questa è la storia definitiva su cosa significhi essere Spider-Man. Chiunque ci sia sotto la maschera. E così, un anno e mezzo dopo i fatti del primo film, partiamo nei panni di Gwen alle prese con i suoi tormenti, per poi riabbracciare un Miles al secondo anno di college. Nella sua vita divisa tra famiglia, scuola e famiglia adottiamo anche il punto di vista dei suoi genitori, tanto invadenti quanto amorevoli.
Poi, ecco arrivare la scheggia impazzita che stravolge tutto. Un inquietante essere instabile chiamato La Macchia, capace di creare squarci tra dimensioni che mettono a serio rischio l’equilibrio del multiverso. Non aggiungiamo altro, perché il viaggio merita la vista più sgombra possibile. Sappiate solo che Across The Spider-Verse riesce nell’impresa di essere un film intimo e corale allo stesso tempo. Caotico, stracolmo, strabordante, eppure capace di entrare nei conflitti dei personaggi. Un film su Miles Morales e su tutti gli altri Spider-Man al suo fianco (che, fidatevi, non sono pochi) che celebra di continuo la forza dell’icona pop più amata di sempre. Il perché lo capiremo proprio grazie a questo splendido film.
La vita è un casino
La ragnatela ci avvinghia dall’inizio alla fine. Non c’è possibilità di liberarsi. Spider-Man ci lega a lui (come ha sempre fatto) perché le sue storie sono anche le nostre: sempre accessibili e popolari. Un esempio? Provate a far convivere amore, famiglia, amici, lavoro e realizzazione personale. Tenere tutto assieme è difficile, perché sì, la vita è un casino. Con o senza multiverso. Così questo Spider-Man: Across the Spider-Man sfrutta il pretesto degli universi paralleli per raccontarci una bella bellissima storia di formazione (e trasformazione) sul diventare grandi. E sulla più grande difficoltà della vita adulta: scegliere. Scegliere dove vuoi andare. Capire chi sei. Decidere di chi hai bisogno e di chi puoi fare a meno. Con tutto il dolore che comporta lasciare andare qualcuno e un pezzo della propria innocenza. Un film pieno di bivi in cui però c’è poco tempo per pensare. Si deve agire e andare avanti. Sempre e comunque. Come chiede la vita. Che tu sia Spider-Man oppure no.
Tutto sulla tavolozza
La locandina cinese del film non pecca certo di umiltà, raffigurando una specie di “Cappella Sistina” dedicata all’icona poliedrica di Spider-Man. Un affresco sincero, perché Across the Spider-Verse è davvero un’opera d’arte sublime. Un film che spinge l’animazione verso nuove derive grazie a un comparto artistico in stato di grazia. Il cinecomic definitivo? Forse sì. Nel dubbio una cosa è certa: questo, proprio come il primo film, è un “Cine-comic” nel verso senso della parola. Qui siamo davanti alla sintesi definitiva tra il dinamismo del cinema, la carica espressiva della pittura (con i colori che esprimono interi stati d’animo), il potere iconografico dei libri illustrati e la plasticità dei fumetti.
Tutto convive a meraviglia, anche adottando stili visivi diversi, visto che si passa dal 3D alla pastosità dei colori analogici. Senza dimenticare il tratto marcato dei disegni underground, la sintesi dei comics americani e ovviamente la grammatica del fumetto: lo schermo scomposto in vignette, la gabbia che esplode, pensieri dentro i balloon, suoni che diventano onomatopee. Un’animazione calda e dinamica, in cui forma e contenuto rimangono impigliate nella stessa, splendida tela. E, al netto di un finale forse troppo seriale nel rimanere sospeso, sapete qual è la vera meraviglia? Anche davanti a un’opera così caotica e con tanti personaggi sullo schermo, la regia riesce a essere sempre chiara, limpida e leggibile. Come fa il grande cinema. E come fanno i migliori fumetti.
Manifesto generazionale
Across the Spider-Verse è più di un bellissimo film su Spider-Man. È un atto d’amore nei confronti del personaggio. Il manifesto definitivo sulla bellezza di un supereroe popolare come pochi, e che in quanto tale sa essere trasversale come nessuno. Talmente trasversale da sfiorare ogni generazione. Le nuove, col futuro davanti a sè e tanta voglia di strafare, si riconosceranno nella vita caotica, veloce e dinamica come TikTok di Miles. I millenials, cresciuti a pane e ipertesto, impazzirà davanti alla tantissime citazioni pop (di fumetti, film e cartoni animati) che accarezzeranno la loro nostalgia di un tempo che non tornerà. E magari i boomer apprezzeranno il disegno d’insieme, ovvero l’appassionata celebrazione di un’icona che da oltre sessant’anni cambia di continuo toccando sempre le stesse corde. Grandi poteri e grandi responsabilità. Come questo sequel che riesce nell’impresa di migliorare chi è venuto prima di lui. Che poi non è altro che l’ambizione di una madre, di un padre o di chiunque si auguri il meglio per chi è destinato al futuro.
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La recensione in breve
Una celebrazione appassionata dell'icona pop più trasversale e accessibile di sempre. Questo è Spider-Man: Across the Spider-Verse. Una meraviglia visiva, che attraverso una tecnica animata fuori scala ricorda a tutti perché ameremo sempre il nostro amichevole Arrampicamuri di quartiere.
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Voto ScreenWorld