Un successo inaspettato può portare a riflettere in maniera approfondita sul proprio ruolo di comico – anche se lo si è da decenni, stimati e riconosciuti. Cosa è diventato il comico, un pagliaccio o un supereroe, nell’epoca in cui si ironizza perfino sulle cose più tragiche e la propria immagine pubblica è manipolabile da chiunque sui social? Queste sono domande a cui Pasquale Petrolo – in arte Lillo e, per i giovanissimi, anche Posaman – veterano della comicità televisiva italiana, artista poliedrico che si è destreggiato anche tra doppiaggio e fumetti – ha cercato di offrire una risposta dopo che la partecipazione al programma LOL – Chi ride è fuori (2021) ne ha rilanciato la fama. Soprattutto, grazie al fatto che la trasmissione è stata rilasciata su Prime Video, tantissimi giovani hanno scoperto per la prima volta il comico, che ha generato tra gli spettatori risate fragorose con battute e inserti comici ormai diventati iconici, tra cui la già citata maschera di Posaman – vero e proprio protagonista della sua ultima serie tv – e la battuta improvvisata “So’ Lillo”. Ora, Lillo ritorna su Prime Video, ma lo fa in maniera autonoma: come vedremo in questa recensione di Sono Lillo, Pasquale Petrolo torna con furore sulla piattaforma streaming da cui tutto è partito per cercare di ragionare lucidamente sulle difficoltà nello scindere la propria identità privata da quella creativa e sulla pressione psicologica che il rimanere costretti in ruolo comico – anche per chi ha fatto della comicità la propria vita – porta con sè.
Sono Lillo
Genere: Commedia
Durata: 25 minuti ca./8 episodi
Uscita: 05 gennaio 2023 (Prime Video)
Cast: Pasquale Petrolo, Sara Lazzaro, Pietro Sermonti, Cristiano Caccamo.
Sono Lillo, la trama: chi è Posaman?
Dopo il successo di LOL – Chi ride è fuori, Posaman sembra avere identità propria: la gente si riferisce a lui come a una nuova leva della comicità italiana, un vero e proprio supereroe in grado di rallegrare la quotidianità dal suo grigiore. Posaman è diventata la maschera italiana per eccellenza e ne ha anche rinnovato il significato: fondendo quella che era la tradizione nostrana delle maschere carnevalesche e il successo della figura del supereroe in svariati media, tra cui fumetti e cinema, questa stramba figura sembra essere diventata un nuovo pilastro della nostra cultura. Si destreggia tra le varie feste private in cui viene ingaggiato per divertire i partecipanti – i bambini sono i primi ad adorarlo – e le continue offerte di lavoro che gli propina l’agente Sergio (Pietro Sermonti). Posaman è diventato talmente riconoscibile come maschera che nessuno sembra preoccuparsi di chi vi sia dietro, chi dia voce e movimenti al “burattino”. Lillo, ormai completamente fagocitato dalla sua creatura, si trova a dover fare silenziosamente i conti con una moglie (Sara Lazzaro) che sembra non sopportarlo più e un’esistenza che gli ha cucito addosso un solo ruolo. Così, accompagnato dai comici più amati della scena contemporanea, da Pietro Sermonti, a Paolo Calabresi, da Caterina e Corrado Guzzanti a Valerio Lundini, da Michela Giraud a Edoardo Ferrario e tanti altri, Lillo cercherà di ritrovare sé stesso dietro la maschera che si è costruito.
Lillo come personaggio tragicomico
Laddove in LOL – Chi ride è fuori, Lillo ci aveva fatto ridere a crepapelle, in questa serie tv il comico si concede di guardare oltre il successo, analizzare quella zona d’ombra in cui ogni personaggio comico diventa tragico. Preda di un successo inizialmente inaspettato, ma che sta pian piano dimostrando le pesanti responsabilità che comporta, Lillo è preda di forze oppositive, che a tratti lo vogliono legato indissolubilmente al suo personaggio e altre cercano disperatamente di liberarsene per poter affermare la propria identità. Questa nota fortemente introspettiva è sicuramente il pregio maggiore di Sono Lillo e denota una capacità di scrittura interessante e inedita per il panorama italiano, forse proprio perché è la prima volta che ci fermiamo ad analizzare un “caso di studio” del genere e una maschera comica che ha preso prepotentemente il sopravvento.
L’approdo di Lillo – ma soprattutto di Posaman – sui social ha costretto il comico a fare i conti con l’idea che innumerevoli fan e spettatori possano utilizzare la sua immagine a piacimento, generando meme, collage, video – e chi ne ha più ne metta – a cui attribuire ogni volta significati diversi e che sono andati a fissare nella mente del pubblico generalista l’idea che Lillo sia effettivamente Posaman.
Essere stra(ordinari)
Quella di Sono Lillo non è altro che la ricerca identitaria di un punto in comune tra lo straordinario e l’ordinario, fama e vita privata, identità pubblica e dialogo interiore. Nessuno avrebbe mai scommesso che da una singola battuta potesse nascere una vera e propria miniserie e anche quando Sono Lillo è stata annunciata ha prevalso lo scetticismo: come si sarebbe potuto superare Posaman? La risposta ce l’ha data Lillo, confezionando un prodotto che ci ha sorpresi e ci fa sperare che il successo di programmi quali LOL – Chi ride è fuori, nato soprattutto per intrattenere, possa continuare anche al di fuori del singolo progetto. L’ottimo cast di Sono Lillo, i rimandi alla cultura nerd e geek che instaurano il dialogo con la figura del supereroe al cinema e in tv, uniti a una consapevolezza dei propri mezzi e, soprattutto, dei propri obiettivi, rendono questa (prima) serie su Posaman un’aggiunta interessante al catalogo della piattaforma e un ulteriore passo in avanti nella carriera fiorente di Lillo.
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La recensione in breve
Ponendosi più come riflessione introspettiva sulla maschera del comico, Sono Lillo riesce a dialogare contemporaneamente con il passato, il lampo di successo inaspettato che ha portato Posaman alla ribalta, e il presente narrativo e sociale in cui analizzare cosa significa oggi fare commedia.
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Voto ScreenWorld