Il cinema indiano è uno dei più prolifici e importanti al mondo, con produzioni che variano dai blockbuster alle opere indipendenti e d’autore. In occidente è poco considerato, causa soprattutto le pellicole da noi considerate trash che fanno più scalpore e donano una patina stravagante (e per certi tratti ridicola) al tutto. In realtà le produzioni che si meritano attenzione e un certo rispetto sono parecchie, sebbene vengano poi distribuite in streaming piuttosto in sordina e rischiano di perdersi nel marasma della bulimia di contenuti cui siamo soggetti.
Quest’anno, a meritarsi tutta l’attenzione possibile c’è sicuramente una delle pellicole più belle presentate in anteprima al Festival del cinema di Cannes, nella categoria Un Certain Regard. Stiamo parlando di Homebound, dal regista Neeraj Ghaywan e con protagonisti i giovani e talentuosissimi Vishal Jethwa, Ishaan Khatter e Janhvi Kapoor, una storia che coinvolge la società indiana mettendo in scena tematiche importanti e toccanti come l’amicizia, il razzismo, l’autodeterminazione e l’amore giovanile. Un film che, in Italia, difficilmente arriverà in sala e più probabilmente su MUBI o in streaming, ma che ci sentiamo in dovere di consigliare per potenza contenutistica e, soprattutto, espressiva.
Genere: Drammatico
Durata: 119 minuti
Uscita: tba (Cinema)
Cast: Vishal Jethwa, Ishaan Khatter, Janhvi Kapoor
Derivativo, ma potente

L’incipit della trama e lo sviluppo della sua narrazione sono estremamente derivativi e non rappresentano un’evoluzione negli stilemi del genere. Si tratta della tipica storia coming of age in cui due ragazzi, amici di infanzia e inseparabili, vivono un’esistenza degradante e vogliono migliorare la loro condizione, ma ben presto la volontà di prevalere sull’altro ha il sopravvento e l’amicizia si frantumerà momentaneamente. Non vi anticipiamo di più, ma di storie di questo tipo il cinema ne è pieno. Si tratta, quindi, di un difetto così grande? Assolutamente no.
Una buona sceneggiatura funziona alla grande anche se non è totalmente originale e se sfrutta i tipici cliché del genere. E così fa Homebound, soprattutto perché dopo 3\4 di pellicola prende una piega piuttosto imprevedibile, sebbene non del tutto, e riesce ugualmente a stupire. In ogni caso la storia di questi due ragazzi, le loro vite, i loro timori, gli abusi che subiscono da una società che li reputa meno che esseri umani (uno dei due ragazzi fa parte di una tra le caste più basse in India e l’altro è musulmano, che per loro è anche peggio) è in grado di toccare corde profonde nello spettatore. Complice anche l’alchimia e la bravura della coppia Khatter-Jethwa che con ogni primo piano e ogni lacrima trattenuta riesce a imprimere un ricordo indelebile nei nostri cuori.
Costretti in casa

Il problema delle caste è annoso in India e parecchi film ne hanno trattato le casistiche, ma mai con una tale forza espressiva. Homebound si premura di raccontare un’India frammentata, nascosta e poco rappresentata. Il razzismo è la tematica predominante e il realismo con cui viene rappresentato non può non colpire dritto nel segno. Gentilezza, altruismo e umanità vengono completamente a mancare quando gli indiani entrano in contatto con le caste più basse e queste ultime devono affrontare una realtà che li vede spogliati dei loro diritti umani solo per il proprio diritto di nascita. Ma questo film riesce a raccontare un’India diversa, una ancor meno conosciuta: quella del COVID.
D’altronde Homebound significa, letteralmente, ‘costretti a casa’, perciò vien da sé che è facile capire cosa rappresenti il titolo del film. Durante il periodo della pandemia la situazione indiana è stata più tragica che mai, con bande armate della polizia che aggrediva persone che rischiavano di morire di fame e che volevano soltanto sopravvivere. Ecco che un semplice, seppur toccante e sensibile, coming of age tra due amici di infanzia si trasforma in una tragedia disumana in grado di lasciare un segno indelebile nei ricordi dello spettatore. Non ci capitava di vedere un film così emotivamente potente dai tempi di Una Tomba per le Lucciole.
E non è soltanto il contenuto ad essere così bello. La regia e la fotografia sono ricercate e meravigliose, alcune sequenze sono visivamente perfette e per quanto ci riguarda potrebbero perfettamente entrare nella storia del cinema. Homebound è, quindi, uno dei film più belli visti a questo Festival del cinema di Cannes, ma possiamo già dire che sarà tra i nostri preferiti del 2025.
Conclusioni
Homebound fa due cose molto importanti. Costruire un coming of age a tratti derivativo e sensibile in cui due amici cercheranno di migliorare la propria condizione, ma anche raccontare l'India ai tempi della pandemia, trasformando la storia in una tragedia sconvolgente al pari di Una Tomba per le Lucciole. Contenutisticamente ed espressivamente potente, è uno dei migliori film visti a Cannes 2025.
Pro
- Da coming of age ricco di speranza a tragedia sconvolgente
- Alcune sequenze presentano una regia e fotografia da storia del cinema
- L'alchimia della coppia Khatter-Jethwa
- Come viene raccontata l'India delle caste e della pandemia
Contro
- L'incipit della storia è molto derivativo
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Voto ScreenWorld