Lei principessa, lui cavaliere. Lei isolata, lui solo. Arzhur e Islen sono molto più simili di quanto l’etichetta imponga. Ed è qui che affonda le radici Tenebrosa: nel buco nero dentro due personaggi solo in apparenza agli antipodi. Anime gemelle unite nella dannazione. Quale? Quella di sentirsi sbagliati, fuori posto, condannati a essere ripudiati dalle loro stesse famiglie. Il perché è il cuore pulsante di uno splendido fumetto, scritto e disegnato con maestria da Hubert e Vincent Malliè, pubblicato in due volumi cartonati dalla Sergio Bonelli Editore. Tenebrosa è il primo titolo della nuova collana di fumetto francese che la Bonelli sta portando in Italia assieme ad altre mini-serie come Nottingham (ne abbiamo parlato qui).
Una bella iniziativa editoriale che non solo porta varietà nel catalogo bonelliano, ma ci delizia con opere francesi in cui il grande formato è coerente col respiro epico di storie disegnate e scritte a meraviglia. Non fa eccezione Tenebrosa, che fin dal titolo promette di portarci dentro un fantasy fiabesco in cui i confini tra Bene e Male non sono affatto nitidi. E così farà.
Prigionieri di se stessi

Inizia quasi come una tragedia shakespeariana. Tre vecchie megere, molto simili alle parche di Macbeth, assoldano Arzhur, un cavaliere caduto in disgrazia per chissà quale imperdonabile errore. La missione? Salvare la principessa Islen, rinchiusa dentro lo sperduto Castello Nero tra le grinfie di oscure creature venute da chissà dove. Quella che sembra la più classica delle quest fantasy ci mette poche tavole a ribaltare le cose. Perché nelle terre remote di Tenebrosa nulla è come sembra. Un incipit a metà strada tra le fiabe oscure dei fratelli Grimm, piene di maledizioni e incantesimi e una missione di The Witcher, dove è difficile distinguere tra giusto e sbagliato.
Con un tatto molto personale in perfetto equilibrio tra fiaba e dark fantasy, Hubert imbastisce una narrazione fluida, complessa nei temi, ma mai complicata nell’intreccio. Una storia piena zeppa di archetipi, che parla di madri e figlie, di reietti, perdono e accettazione personale, capace di appassionare ed emozionare grazie a una scrittura evocativa, eppure sempre con i piedi per terra.
La bellezza di Tenebrosa è tutta nei labili confini. Come quelli tra luce e oscurità in cui abitano Islen e Arzhur. Da una parte ci sono i classici elementi fantastici (maledizioni, spade magiche e creature), dall’altra si respira sempre un realismo storico da puro racconto medievale, fatto di regni da difendere e intrighi di corte. Hubert non eccede né da una parte né dall’altra, camminando per 160 tavole su un filo sottilissimo, rimanendo sempre in perfetto equilibrio tra poesia e dura realtà.
L’amor scortese

Immaginate questa recensione come un’esplorazione fuori da una grotta. Bene, finora abbiamo perlustrato l’esterno, parlato del panorama e descritto l’atmosfera. Adesso entriamo dentro Tenebrosa, attraversiamo le sue viscere per sondarne il cuore. Ed ecco che Tenebrosa si mostra per quello che è davvero: una splendida e dolorosa storia d’amore. Un amore che va molto oltre quello tra un cavaliere errante e un principessa in confitto, perché sconfina nell’affetto tra figli e genitori e soprattutto nell’amore che proviamo e non proviamo verso noi stessi.
Soprattutto quando il senso di colpa ci logora come il peggiore degli incantesimi. Tra colpe da espiare e passati da redimere, Hubert descrive il sentimento amoroso come un doloroso atto di fiducia. Amare significa fidarsi e affidarsi. E tutto questo fa paura. Maledettamente paura. Lo sanno bene Arzhur e Islen, che capeggiano sulle copertine dei due volumi e si parlano anche da lì, da lontano, uniti da piccole farfalle arancioni che ci guidano verso le splendide matite di Vincent Malliè.

Il suo tratto morbido sembra quasi in contrasto col tono dark del racconto, e invece ne incarna alla perfezione le sfumature mutevoli. Nei suoi disegni e nei suoi colori c’è tutta la complessità di Tenebrosa: l’eroismo, la tragedia, il romanticismo e la violenza. Tutto gestito con una sapienza davvero magistrale: dalla composizione della tavola (sempre fluida e dinamica nello storytelling) alle inquadrature sempre funzionali al racconto.
Eccola lì, allora, un’altra splendida storia d’amore: quella tra le parole di Hubert e i disegni di Malliè. Talmente belli insieme che ci verrebbe voglia di inviare i due volumi di Tenebrosa dalle parti della Disney. Perché, forse, questo eroico fumetto romantico sarebbe persino capace di risvegliare la mamma dell’animazione da un lungo torpore. Sognare un film animato da questa perla di fumetto non costa nulla. No?
Conclusioni
A metà strada tra la fiaba e il fantasy, Tenebrosa è un racconto che racchiude tanti archetipi classici, trattati con un tatto molto originale. Tra epica, romanticismo, maledizioni e violenza, Hubert e Malliè ci invitano a vivere un'avventura dove l'amore è una strana creatura da domare.
The Good
- La fluidità di un racconto dove l'amore è descritto in chiaroscuro
- I disegni sono meravigliosi e ogni tavola racconta anche senza parole
- L'equilibrio perfetto tra fiaba medievale e fantasy avventuroso
The Bad
- Arrivati alla fine, potreste volerne ancora...
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Voto ScreenWorld