Di storie che raccontano il percorso di redenzione di un personaggio dall’oscuro passato, imbruttito dal tempo e dai traumi, che, salvando qualcuno che si trova in grave pericolo, riscopre se stesso – e la propria ragione di vivere -, ne conosciamo tante. Si tratta di una premessa particolarmente usata – e forse abusata – nel genere thriller e d’azione, perché capace di dare il via ad intrecci emozionanti ed altissima tensione: il riscatto del burbero protagonista avviene quando c’è un innocente da salvare, e lo spettatore non può che sentirsi trascinato e coinvolto, aspettando l’inevitabile lieto fine.
Come vedremo in questa recensione di Lou, l’anima oscura al centro del nuovo film Netflix è il personaggio interpretato da Allison Janney, cuore pulsante di una storia tutta al femminile a partire dalle sue protagoniste (oltre a Janney troviamo anche Jurnee Smollett, una madre pronta a tutto per salvare sua figlia) fino alla sceneggiatrice, Maggie Cohn, e alla regista, Anna Foerster. Un mix di talenti che sullo schermo dà vita ad una storia che è una mezza via tra Rambo e Taken – Io vi troverò, che si apre in maniera travolgente e che cattura, ma che si perde in una seconda metà un po’ prevedibile e dal ritmo altalenante. Allison Janney funziona però particolarmente bene in un ruolo così d’azione, mettendosi in gioco nella parte di una Sarah Connor dai mille talenti ma anche dai mille segreti, un personaggio che si porta addosso il peso di un passato che vorrebbe dimenticare.
Lou
Genere: Azione, drammatico
Durata: 107 minuti
Uscita: 23 settembre 2022 (Netflix)
Cast: Allison Janney, Jurnee Smollett, Logan Marshall-Green
La trama: Un disperato inseguimento
Ci troviamo negli anni Ottanta, in un isolotto al largo delle coste dello stato di Washington, la natura è brulla e inclemente, soprattutto quando inizia la stagione dei temporali. È con una tormenta in arrivo che si apre questa storia, mentre gli abitanti si preparano ad affrontane i disagi e il forzato isolamento: Lou (Allison Janney), è una donna ormai piuttosto in là con gli anni, che vive sola con il suo cane e che si sta preparando per farla finita, schiacciata da ricordi troppo dolorosi; la sua vicina di casa Hannah (Jurnee Smollett), invece, è una madre single che cerca di crescere al meglio sua figlia, Vee, anche se i soldi sembrano non bastare mai. Hannah si è trasferita sull’isola per lasciarsi il passato alle spalle, un passato segnato dalla violenza di un marito che, fortunatamente, non c’è più.
Mentre Lou sta preparando le ultime cose per accomiatarsi dalla vita, qualcosa accade a casa di Hannah: un uomo misterioso si introduce in camera di Vee e la rapisce, lasciando uno strano biglietto sul letto della bambina. Hannah corre a chiedere aiuto a Lou, sperando di chiamare da casa sua le autorità; la donna però non è disposta a perdere tempo e, armata fino ai denti, parte all’inseguimento e si inoltra nella boscaglia – resa quasi impraticabile dalla pioggia – tallonata da Hannah, pronta a tutto per ritrovare la sua bambina. Le due donne dovranno affrontare la natura selvaggia e le intemperie incessanti per avvicinarsi a Vee, ma più passa il tempo più si rendono conto che l’uomo misterioso che l’ha rapita potrebbe essere legato al passato di entrambe. Salvare Vee significherà quindi per le due fare i conti con i propri errori e con oscuri segreti che avevano sperato di dimenticare.
Una sceneggiatura dal ritmo altalenante
Come vi anticipavamo, Lou si apre in maniera estremamente convincente, coinvolgendo da subito in un intreccio ben congegnato, dosando molto bene la tensione e stuzzicando la curiosità dello spettatore con una serie di indizi sull’oscuro passato del personaggio di Janney, che si mostra una maestra nell’arte della sopravvivenza, dell’uso delle armi e del combattimento corpo a corpo. Il mistero legato al rapitore della piccola Vee funziona da ottimo gancio per catturare nella visione, quando poi viene svelata la sua identità resta l’interrogativo su quale sia il suo legame con Lou.
Più la storia procede, però, più si fanno evidenti certi problemi di sviluppo della sceneggiatura: nella seconda metà, quando i personaggi giocano a carte scoperte e tutti i misteri vengono rivelati, il film perde parte di quell’attrattiva iniziale, protraendosi in uno “scontro” finale innecessariamente lungo e trascinato. A una prima parte carica di tensione se ne contrappone quindi una seconda dal ritmo altalenante, che si fa piuttosto prevedibile e che proprio nel finale – quando in un film di questo genere si dovrebbe raggiungere il climax drammatico – fallisce nel stupire lo spettatore.
Il cast: ottime le protagoniste, meno interessante il “villain”
Non possiamo che ribadire quanto Allison Janney risulti convincente in un ruolo così fisico come quello della protagonista. L’attrice è perfetta nella parte di una donna dalle capacità sorprendenti, ma è anche in grado di trasmettere il peso degli anni che Lou si porta sulle spalle, la stanchezza sempre maggiore e l’artrite che non le da pace (e che “sul campo” le crea non poche difficoltà). Anche Jurnee Smollett colpisce nella parte di una madre disperata e disposta a tutto per riportare a casa la sua bambina, afflitta dal senso di colpa per non aver lasciato prima un uomo che le faceva del male ma poco disposta a commettere nuovamente gli stessi errori.
Se il cast femminile funziona particolarmente bene, la controparte maschile, ossia il “villain” interpretato da Logan Marshall-Green, non lascia particolarmente il segno, non riuscendo a mostrare al meglio la follia e l’innata perfidia di cui – a detta degli altri – il suo personaggio dovrebbe essere caratterizzato.
Una location suggestiva
Tra i pregi del film anche la scelta di un’ambientazione estremamente suggestiva, un’isola dalla natura selvaggia e inclemente che diventa la location perfetta per ospitare un inseguimento che mette a dura prova entrambe le parti, tanto i “buoni” come i “cattivi”. Poco sfruttata invece la collocazione temporale negli anni Ottanta, la cui utilità sembra essere limitata ad eliminare quella strumentazione tecnologica che potrebbe aiutare i personaggi a cavarsela più facilmente.
La sceneggiatura di Lou, come abbiamo più volte sottolineato, non convince del tutto: il buon inizio e – soprattutto l’ottima interpretazione di Allison Janney – risollevano però in parte le sorti di un thriller per il resto piuttosto piatto e non particolarmente memorabile, che potrebbe perdersi tra i meandri del vastissimo catalogo Netflix.
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La recensione in breve
Lou è un action thriller con un'ottima partenza ma che purtroppo si perde in una seconda metà dal ritmo altalenante e un po' prevedibile. Davvero impressionante però l'interpretazione di Allison Janney, in un ruolo d'azione in cui non siamo abituati a vederla.
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Voto ScreenWorld