Sembrava non dovesse accadere, invece ecco la migliore serie TV teen italiana pronta a tornare su Netflix e sui nostri dispositivi. Parliamo ovviamente di Skam Italia, la cui quinta stagione non si sapeva se e quando sarebbe arrivata perché la prima a non contare del supporto della linea tracciata dal prodotto originale della norvegese NRK.
Eppure, dopo aver visto in anteprima i primi due episodi di questo nuovo appuntamento ogni timore, sempre che ci fosse, è stato spazzato via in un battito di ciglia. Eppure, come vedremo nella recensione di Skam Italia 5, la serie è rimasta esattamente uguale a come l’avevamo lasciata: brillante, divertente, aderente al vissuto di una generazione d’adolescenti che guarda in faccia e con i quali dialoga, ascolta e soprattutto non giudica nemmeno per un istante, ponendoli al centro di uno spazio sicuro dove potersi confrontare con i timori di una fase cruciale nella crescita dell’individuo.
La trama della quinta stagione di Skam Italia
Dopotutto non potrebbe fare altrimenti. La skam, che in norvegese significa vergogna, è il fardello che la serie declina da sempre addosso ai suoi protagonisti, in varie forme e gradi di disagio. E probabilmente questo è il vero punto di forza di Skam Italia, che già ci ha fatto conoscere le insicurezze di Eva, Martino, Eleonora, Sana, chi alle prese con gli inciampi di un’educazione al sentimento, chi con la scoperta della propria identità sessuale, chi con il rapporto che lo lega alla religione.
Questa volta è il turno di Elia (Francesco Centorame), un personaggio di cui si è sempre saputo relativamente poco, fino ad ora spalla con la nomea di donnaiolo senza la voglia, o la capacità, di legarsi a una persona per un periodo prolungato. Non poteva esserci quindi scelta più azzeccata per andare a innestare il primo vero passo nell’ignoto compiuto dalla serie, che rovescia lo sguardo nei confronti di questo nuovo protagonista calandoci in un’intimità in cui Elia vive il disagio e la paura di una condizione fisica, quella della micropenia, che lo limita nei rapporti sentimentali a lungo termine.
Affrontare temi difficili a viso aperto
La cosa migliore che Skam Italia fa nell’affrontare questa rinnovata linea narrativa è il rimanere identica a prima, nel tono e nella delicatezza di prendere di petto e senza peli sulla lingua la questione. Una serie che di certo non si è mai fatta problemi a raccontare condizioni spigolose, seppure fino ad ora abbastanza circoscritte all’interno di un campione più facilmente riscontrabile nella vita delle persone che ci circondano – come l’omosessualità, di certo un orientamento ancora da sdoganare del tutto ma fortunatamente più chiacchierato rispetto al passato.
Per questo la quinta stagione, che nella cornice e nell’approccio mantiene appunto saldamente il senso di continuità con quanto già fatto, si assume con coraggio delle responsabilità ulteriori nell’affondare la sua indagine in una tematica estremamente sensibile e, nella cultura machista che ci circonda, di facile messa alla berlina.
Un tema sommerso, la cui reale portata è posta nell’ombra dallo stigma di un tabù che vuole la virilità strettamente interconnessa con il simbolo del fallo e di ciò di cui questo fallo, assieme quindi alla sua grandezza, è in grado di fare. Ma mai come adesso la posizione della figura associata a questo simbolo, ovvero quella dell’uomo, è posta al centro di una discussione che ne riconfigura la posizione nella società.
La forza di una struttura solida
Il disagio di Elia, in pieno contrasto con la maschera da sciupadonne che è costretto a indossare per compensare la mancanza di una qualità associata al suo genere e impostagli da una società a trazione maschilista, si incunea con la migliore tempistica possibile all’interno di un racconto più ampio in grado di azzeccare da quattro anni a questa parte modi e tempi del discorso.
Di fondamentale importanza è anche il poter contare su una struttura ben definita nella forza delle storie e ancora di più nei caratteri dei singoli, scolpiti dagli atteggiamenti all’attenzione per la cura di un vestiario coerente con la personalità di chi lo indossa. Non c’è mai, nemmeno per un istante, la sensazione di trovarsi di fronte a una frizione tra la naturalezza di quei caratteri e il tentativo di idealizzazione. E qui la bravura sta tutta nelle mani degli sceneggiatori Ludovico Bessegato, anche creatore della serie, e Alice Urciolo, che permettono a Skam Italia di sostenersi con incredibile energia sulle proprie gambe.
Nuovi personaggi, nuovi volti e un naturale ricambio generazionale
Come se non bastasse si coltiva un sagace ricambio generazionale mescolandolo all’interno dell’intreccio, con Elia che, rimasto al liceo dopo essere stato bocciato all’esame di maturità, si trova a interfacciarsi con tutta una nuova schiera di personaggi (tra gli altri le new entry Lea Gavino e Nicole Rossi). Compaiono ancora nel cast di Skam Italia 5 i grandi volti delle precedenti stagioni come Ludovico Tersigni, Federico Cesari, Ludovica Martino, Rocco Fasano, il cui minutaggio è ridotto e ne sposta lateralmente la centralità all’interno dell’economia della storia, tra l’altro ora sempre più cresciutelli e con una non poi così evidente questione anagrafica da affrontare.
Perché anche se al momento non c’è ancora nessuna discussione in ballo (perlomeno alla luce del sole) riguardo un eventuale proseguio della serie, è bene non chiudere davanti a sé nessuna porta e anzi favorire un passaggio del testimone all’interno di una struttura narrativa che come sua unica prerogativa ha sempre avuto quella di guardare al mondo teen, e qualche passo oltre.
E fino a qui Skam Italia ci è riuscita alla grande, configurandosi come la serie a sfondo adolescenziale capace di accompagnare nel migliore dei modi nelle turbolenze di un periodo della vita scosso da incertezze e paure del proprio io, facendosi ricettacolo di tutte quelle che oggi sono vergogne, e domani, magari, saranno delle qualità con cui accettarsi.
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La recensione in breve
Skam Italia torna con una quinta stagione su Netflix, proseguendo sull'ottima strada tracciata in precedenza e allo stesso tempo separandosi per la prima volta dal sentiero del prodotto originale norvegese. Una scommessa vinta che mantiene i toni e le atmosfere del passato, mettendo in ballo nuove tematiche sensibili sapendole però trattare con un tatto e una lucidità invidiabile.
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Voto ScreenWorld