Nel 2007 Gerard Way, cantante e co-fondatore dei My Chemical Romance iniziò un suo progetto personale a fumetti per Dark Horse Comics, casa editrice che insieme alla Image ha ridefinito i confini del fumetto indipendente statunitense. Così dal lavoro di Way e dal tratto ispiratissimo di Gabriel Bá nasce The Umbrella Academy. Del fumetto a oggi esistono tre volumi, in attesa di un quarto annunciato ma non ancora pubblicato. L’opera, partendo dal genere supereroistico poi contaminato dall’anima e l’estetica emo-punk del suo autore, ha riscosso un buon successo tanto da venire opzionata da Netflix per un adattamento. Così nel 2019 esce la prima stagione di The Umbrella Academy, seguita un anno più tardi da un secondo ciclo di episodi. Immediatamente la serie, adattata per lo schermo da Steve Blackman, ha saputo attirare un grande interesse. D’altronde il 2019, con l’uscita di Avengers: Endgame, ha segnato il termine della Fase 3 Marvel e quindi di un lungo percorso di ascesa dei cinecomics. Non è quindi un caso che due serie come The Umbrella Academy e The Boys, uscite entrambe lo stesso anno e in grado di portare una ventata d’aria fresca al genere, abbiano incontrato il favore del pubblico.
Oggi la serie Netflix esce con un nuovo ciclo di episodi nei quali torneremo a seguire le vicissitudini della famiglia Hargreeves. Andiamo a scoprire cosa ci ha convinto e cosa meno nella nostra recensione di The Umbrella Academy 3.
Umbrella Acadamy 3
Genere: Commedia nera, supereroi, fantastico
Durata: 10 episodi/40-60 minuti ca
Uscita: 22 maggio 2022 (Cinema)
Cast: Elliot Page, Tom Hopper, Robert Sheenan
La trama: arrivano nuovi personaggi
Nella terza stagione di The Umbrella Academy ripartiamo esattamente dove ci eravamo fermati. Gli Hargreeves hanno appena scampato l’apocalisse (la seconda, a dir la verità), se ne sono andati dal 1963 e sono riapparsi nel 2019 a casa loro. Peccato però che qualcosa sia andato evidentemente storto. Nel loro girovagare in piena epoca American Graffiti hanno incasinato le linee temporali e il loro futuro non è più esattamente il loro futuro. Sir. Reginald, che li aveva incontrati nel passato, non li riconosce più come figli. Anzi reputa la The Umbrella Academy un’organizzazione nemica. Al posto loro, ben attento a non ricommettere lo stesso errore, ha scelto altri bambini dotati. Sei nuovi personaggi tutti diversi più una vecchia conoscenza: un Ben vivissimo e decisamente meno affabile. La nuova organizzazione prende il nome di Sparrow, ha una struttura apparentemente simile ma con approcci piuttosto differenti. A primo impatto sembra molto più unita, più organizzata e decisamente più aperta verso il mondo esterno, con tanto di fan e contratti pubblicitari. I “nostri” non prenderanno alla leggera la notizia ma dopo un primo momento cercheranno di capire come coesistere in questa realtà. Ma ovviamente i problemi non finiranno qua e, tra paradossi del nonno e misteri, si ritroveranno a dover scongiurare una nuova (e siamo a tre) apocalisse.
I paradossi di The Umbrella Academy
Come si può intuire dal paragrafo precedente questa terza stagione di The Umbrella Academy non si discosta particolarmente, a livello di struttura, dalle due precedenti. Anche in questo caso i protagonisti si troveranno a fare i conti con un countdown che li divide da un evento apocalittico, nello specifico da un collasso in grado di porre fine alla linea temporale intera. A rendere debole la premessa, al limite della trama verticale, non vi è solo un inevitabile senso di déjà vu ma un problema strutturale più complesso. Nella seconda stagione avevamo un balzo a ritroso nel tempo con la famiglia che arrivava nel 1963 in modalità asincrona, fattore che permetteva allo spettatore di scoprire i differenti eventi e approcci di ogni singolo personaggio alla nuova realtà e alla serie di concentrarsi in prima battuta sul ricongiungimento dei protagonisti . In questo terzo ciclo il nuovo starting point coincide invece per tutti i personaggi, costringendoli a interagire tra di loro fin dal principio. Tale fattore avrebbe potuto aprire a un nuovo approccio allo sviluppo interno agli Hargreeves ma The Umbrella Academy preferisce anche qua continuare sul registro, già visto nei due precedenti cicli, della famiglia problematica. Col proseguo degli episodi ci troveremo quindi di nuovo davanti a una divisione, questa volta forzata per le ragioni spiegate sopra, del gruppo con la mancanza di comunicazione tra loro che diventa uno dei motori principali della trama. A questa parziale aridità narrativa si aggiunge (e in parte ne è certamente causa) l’evidente mancanza di budget ormati tipico della maggior parte delle produzioni Netflix che porta, oltre a dei problemi con gli effetti digitali e speciali, una grande limitazione in termini di location utilizzate. Un fattore francamente inspiegabile visto il successo, tanto sbandierato da Netflix stesso, della serie.
Cosa funziona
Questa recensione della terza stagione di The Umbrella Academy non vuole però essere una stroncatura. Piuttosto una presa d’atto su cosa è diventata la serie Netflix, su come è cambiata e sulla direzione che ha preso. Non si tratta più di una rivisitazione o una decostruzione della figura del supereroe. Non ha più nulla a che vedere per esempio con The Boys. In questo caso ci troviamo davanti a una serie che ha ormai incentrato la sua focale sui rapporti interni a una famiglia disfunzionale, sullo sviluppo e l’introspezione dei suoi personaggi. Certo non rinuncia a qualche scontro, a qualche ormai classica scena di ballo o qualche montaggio accompagnato dalla canzone giusta. Tutto questo rimane un’anima ben presente in The Umbrella Academy, così come la risoluzione di misteri. Ma episodio dopo episodio è evidente di come il lavoro degli sceneggiatori e dello showrunner sia quello di portare avanti la crescita dei suoi personaggi, con momenti d’intimità e dialoghi dalle battute taglienti. Anche in questo caso non tutto funziona alla perfezione, come potrete notare voi stessi in particolare con l’arco narrativo di Allison. Ma non mancheranno percorsi riusciti come quello di Numero 5 (di un sempre perfetto e più cool Aidan Gallagher), di un rinnovato Luther o di un Klaus finalmente emancipato dal ruolo di Mascotte. Anche alcuni degli Sparrow sapranno trovare un loro spazio, così come Reginald che troverà a sua volta un nuovo approfondimento. Infine un breve passaggio su un argomento che porta con sé molta curiosità fin dalla lavorazione della terza stagione, ovvero il personaggio interpretato da Elliot Page.
Vi basti sapere che, per quanto ci riguarda, il metodo metanarrativo utilizzato in questo caso è tra i più delicati visti. Un approccio in grado di fare scuola e che ha dato vita ad alcuni dei momenti migliori dell’intera stagione.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
The Umbrella Academy con questa terza stagione abbandona ogni velleità di decostruzione dell'icona supereroistica, cadendo in una narrazione a tratti ripetitiva e stanca. Ciò che non manca è però l'amore e la cura verso i suoi personaggi e il loro rapporto.
-
Voto Screenworld